sabato 31 dicembre 2011

A Pontedecimo detenuti inveiscono e lanciano oggetti a Polizia Penitenziaria


Genova. Resta alta la tensione nelle carceri genovesi. “Nel penitenziario di Pontedecimo si sono registrate negli ultimi giorni alcune situazioni di tensione che vanno ad acuire lo stress e le già gravose condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari e che condizionano inevitabilmente la serenità all’interno delle sezioni detentive”. Lo scrive polemicamente in una nota Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.
“Martedì, ad esempio, due detenuti hanno protestato con veemenza contro i poliziotti penitenziari dopo una perquisizione ordinaria nelle celle: hanno insultato gli agenti e lanciato contro di loro oggetti e alimentari ma solo grazie alla professionalità dei poliziotti penitenziari la situazione non si è aggravata ed è stata mantenuta sotto controllo.
Ottimo l’operato dei Baschi Azzurri del Corpo di Pontedecimo, che hanno impedito alle proteste di degenerare, ma è singolare l’atteggiamento assunto dalla Direzione – continua Martinelli – alla nota della nostra Segreteria locale Sappe di conoscere i provvedimenti assunti verso i due detenuti, anche per evitare il ripetersi di fatti analoghi, è stato risposto che questa ‘non è materia sindacale’. A parte che questo non è vero perchè i livelli minimi e massimi di sicurezza di un carcere presuppongono una organizzazione del lavoro che deve essere discusso con i Sindacati: ma se il Direttore del carcere ed i suoi collaboratori stessero nelle sezioni detentive, al fianco degli agenti, 24 ore al giorno piuttosto che nella comodità dell’ufficio si renderebbero conto di quali sono le priorità in un penitenziario. Come l’ordine e la sicurezza, piuttosto dei colloqui autorizzati al cane di una detenuta”.
Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE segnala ancora una volta come il personale di Polizia Penitenziaria di Pontedecimo, prontamente intervenuto nel fronteggiare l’emergenza, si sia ancora distinto con professionalità e spirito di servizio nell’evitare che la situazione critica degenerasse ulteriormente, confermando così la particolare attenzione durante lo svolgimento del servizio, soprattutto in un contesto, come quello di Pontedecimo, caratterizzato da sovraffollamento penitenziario e carenza di poliziotti penitenziari in organico. E’ ancora una volta solo grazie alla professionalità, alle capacità, all’umanità ed all’attenzione del Personale di Polizia Penitenziaria che una situazione di tensione è stata stemperata dal tempestivo intervento degli agenti penitenziari”.
“Poiché sappiamo che la Direzione del carcere di Genova Pontedecimo ha una spiccata sensibilità per le attività trattamentali, tanto da consentire in Istituto il colloquio tra una detenuta ed il proprio cane pechinese” conclude polemicamente Martinelli “auspichiamo che analoga sensibilità emerga anche per alcuni interventi legati alla sicurezza ed all’ordine interno del carcere, che la Direzione sembra trascurare, come, ad esempio, l’urgente necessità di regolamentare il possesso dei telefoni cellulari alle persone ammesse ad accedere alle sezioni detentive del carcere (dal direttore al comandante, dal medico al mediatore culturale) o l’adozione di adeguati provvedimenti disciplinari ai detenuti responsabili di atti di aggressione ai poliziotti penitenziari. O sollecitando il riconoscimento di ricompense ai Baschi Azzurri di Pontedecimo che nel solo 2010 hanno sventato 5 tentativi di suicidio di detenuti ed impedito che 39 episodi di autolesionismo di altrettanti ristretti avessero più gravi conseguenze”.
fonte: http://www.genova24.it/

venerdì 30 dicembre 2011

Abusi nel carcere femminile di lecce


La lettera che leggerete è molto grave, se i fatti raccontati fossero confermati. Mi riferisco alla seconda soprattutto. La prima, molto più recente, l’ho aggiunta per rendere ancora meglio il contesto.
L’autrice è Mariella D’Amico, carcere femminile di Lenne, Nuovo Complesso Borgo San Nicola. Mariella ha una storia di tossicodipendenza alle spalle, e un presente molto doloroso. Un presente fatto (anche) di crisi depressive, attacchi di panico e attacchi epilettici. Basterebbe questo per fare capire che uno dei luoghi meno adatti in cui potrebbe trovarsi è proprio il carcere, dove la sanità è (quasi sempre) ridotta a livelli ridicoli e pietosi, e in una quantit sterminata di casi, i problemi afferenti a dinamiche mentali e psicologiche vengono trattati con robuste dosi di psicofarmaci, un pò come si fa con gli animali per sedarli. In carcere il detenuto non viene curato, diciamo che viene reso inoffensivo, “sedato”. Naturalmente ci sono eccezioni.
Veniamo a Mariella D’Amico e alla sua lettera. Mariella scrive che per via di un attacco molto violento è stata portata in ospedale da due appuntati uomini e da un agente donna. Scrive che le sono state messe le manette, così strettamente da farle gonfiare i polsi. Scrive che è stata malmenata, pur trovandosi in stato incosciente, fino ad avere il corpo pieno di lividi. Scrive che i tre “accompagnatori” (i due appuntati e l’agente donna) l’hanno derisa quando lei si è lamentata, dicendo che avrebbe raccontato tutto. Le avrebbero risposto -come sempre rispondo i vigliacchi che abusano degli indifesi-  dicendole che nessuno l’avrebbe creduta.
Ripeto, per correttezza va detto che io non so esattamente come si sono svolti i fatti. Io recepisco una lettera, e dopo avere ricevuto il consenso di Mariella, la pubblico. Dico semplicemente che SE.. SE… i fatti corrispondessero alla realtà, e se non ci fossero adeguate e convincenti motivazioni per l’accaduto, sarebbe una vicenda gravissima- USARE VIOLENZA VERSO UNA DONNA INDIFESA E SPOSSATA E DEBILITATA FISICAMENTE E PSICHICAMENTE. Sarebbe un atto degno della peggiore Camorra, e ddi gente senza dignità e onore.
Prima della lettera originaria in cui si racconta questa intollerabile vicenda, ho premesso stralci dell’ultima lettera giuntami da Mariella, dove mi autorizza a parlare del suo caso, e mi accenna al fatto che sta tutt’altro che bene.
Per concludere…
Una cosa però deve essere fatta. Una inchiesta interna, anche per fugare gli eventuali sospetti verso queste persone. Ci rivolgiamo alla Direzione del Nuovo Complesso Borgo San Nicola perchè accerti le dinamiche di questa vicenda. L’invito si intende esteso anche al Comandante del carcere. E, naturalmente, anche alla Direzione del D.A.P., a cui verrà inviata copia di questa testimonianza.
Chiediamo che si dica una parola circa quanto racconta questa donna. Una donna che continua a lanciare messaggi di malessere e di aiuto. E che se sta male (come vedrete nella prima lettera pubblicata), preferisce cercare di uscire dalle crisi da sola, che ritornare in ospedale e affrontare lo stesso calvario che racconta di avere affrontato.
Chiediamo tutto questo con urgenza. Avvisiamo tutti coloro che possono agire, perchè non ci si debba trovare un giorno davanti al cadavere di questa donna. Quel giorno, ricorderemo loro che erano stati avvisati. Quel giorno ricorderemo loro che sono complici, e dovranno essere chiamati a rendere conto della morte di una persona.
E chiediamo a voi, cari amici del Blog, di scrivere direttamente al carcere di Lecce per segnalare questa situazione, e chiedere che si intervenga…
Potete scrivere…
——
ALL’ATTENZIONE DELLA DIREZIONE
“CASA CIRCONDARIALE NUOVO COMPLESSO”
BORGO SAN NICOLA – 73100 – Lecce

E naturalmente potete segnalare questa lettera ad organi di stampa e agli altri soggetti che valutiate idonei.
Grazie per l’attenzione.. vi lascio a Mariella D’Amico, carcere di Lecce. Ripeto.. la lettera che racconta i fatti è la seconda. La prima che che leggerete (per brevi stralci) è invece giunta negli ultimi giorni),
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(…) Riguardo alla tua proposta rispetto a ciò che mi scrivi, sono più che d’accordo che tu pubblichi queste atrocità, che oltretutto non succedono solo a me, ma a diverse persone, anche al maschile (..). Fai capire loro che noi detenuti siamo fatti di canre, siamo degli esseri umani, che hanno sbagliato sì, ma stiamo pagando “a caro prezzo”!  (..) Sto attraversando un periodaccio  che mi sta nuocendo da diversi punti di vista, purtroppo! Nonostante le mie continue richieste d’aiuto, chiedo a chiunque, persino all’educatrice esprimo il mio estremo bisogno di parlare con qualche psicologo, o psichiatra di tutto ciò che mi sta accadendo, ed anche degli strani presentimenti (e spero che siano solo pensieri negativi, e niente di serio).
Proprio ieri sera, di nuovo, pensando di dovere trascorrere un sec0ndo Natale lontana dai miei cari, da mio figlio, mi sono sentita malissimo, mi sentivo schiacciare il petto, non riuscivo più a respirare, il cuore mi batteva eccessivamente,  poi ho pensato che se avessi chiamato qualcuno, prima di tutto sarebbe venuto, “forse”, dopo minimo una mezz’ora, e poi, magari mi avrebbero portata di nuovo in ospedale con quelle orribili manette. Allora ci ho rinunciato, e ho cercato, anche grazie al conforto della mia compagna di riprendermi da sola. Questa volta ce l’ho fatta da sola, ma la prossima? Ce la farò?
—–
LECCE 13.11.11
Ciao caro Alfredo, tutto bene? Come ti sta andando la vita?
Io purtroppo sto andando sempre più a peggiorare, ed è anche per questo che mi sono lasciata andare. Non scrivo più a nessuno da un bel po’ di tempo, sono caduta in una tragica depressione esasperante!
Purtroppo, mi stanno venendo troppo spesso i miei fatidici attacchi epilettici ed isterici, si alternato seconda del mio umore (credo)!!
Venerdì sera mi hanno portato in ospedale col 118, non riuscivano a farmi riprende, e, nonostante il mio malessere, sono stata scortata da due appuntati uomini, e da un agente donna, con le manette, legata alla barella, per circa 4 ore. Mi hanno malmenata.. ma non so da chi.
Quando mi sono ripresa, mi sono ritrovata piena di lividi, con il braccio (al quale mi hanno messo le manette) il doppio, per quanto era gonfio. Il polso sembrava grosso quanto l’avambraccio, e naturalmente, i segni del ferro che si era conficcato nella carne, a furia di muoverlo per il dolore.
Ho anche rifiutato i controlli al cuore che il medico voleva effettuarmi, perché quelle manette di merda non me le avrebbero tolte neanche sotto macchine ed attrezzi vari. Io non le ho mai potute sopportare, figuriamoci in momenti come quelli. Sono orride, e tutti gli appuntati e gli assistenti sono cattivi, senza cuore, non riesce a scuoterli niente e nessuno, è pazzesco.
E noi detenute-i non possiamo neanche ribellarci e poterne parlare al comandante, perché non potrebbe di certo credere a noi, ma solo ai suoi “fedeli” soldatini!
Quando stavamo ancora in ospedale, che mi ero ripresa abbastanza, io gli ho detto a tutti e tre che il giorno dopo avrei detto tutto al comandante, per tutti i maltrattamenti (comprese le manette) mentre stavo più di là, che di qua, ecc..
Loro mi risposero che potevo fare e dire ciò che mi pareva, tanto lo sapevano che nessuno mi avrebbe mai creduta, anche se già da quando stavo in cella, le compagne si sono impressionate, nel sentire urlare, usare la forza con me, e farmi una puntura intramuscolare sul fianco, ad altezza vita. Infatti, oltre ai diversi lividi su tutto il corpo, ne ho uno spaventoso dove mi hanno bucata.
(…)
fonte: Le Urla dal silenzio


Il 15 dicembre sul Blog de "Le Urla dal Silenzio" abbiamo pubblicato un post dal titolo "abusi nelc arcere femminile di Lecce" (link http://urladalsilenzio.wordpress.com/2011/12/15/8211/). In questo post rendevamo atto di una lettera drammatica giuntaci da una detenuta di Lecce di nome Mariella D'Amico. Mariella ha avuto trascorsi di consumo di droga, esperienza non facili in comuità per tossicodipendenti, e poi il carcere, dove ancora si trova. Il suo presente è molto sofferto, e comprende crisi depressive, attacchi epilettici e attacchi di panico.
Come leggerete nella lettera che lei ha scritto un giorno in cui le crisi erano particolarmente violente è stata trasferita in ospedale. Lei racconta l'uso doloroso delle manette, e atti violenti sul suo corpo, anche mentre era in stato di incoscienza.
Naturalmente non i non sappiamo cosa sia veramente accaduto. Ma il dubbio che possa essere accaduto qualcosa di così grave, e la considerazione delle gravi condizioni di salute di Mariella ci spingono a organizzare un invio collettivo di lettere presso il carcere di Lecce. In realtà chi vorrà potrà inviare questa una lettera anche ad altri soggetti (giornali, associazioni), ma in primo luogo l'obiettivo è fare sentire al carcere di Lecce che abbiamo saputo di questa vicenda molto inquietante, e che non è passato sotto silenzio, e ci sono persone che vogliono saperne di più e chiedono se è il caso che una donna come Mariella, con i suoi trascorsi ed i suoi problemi, debba stare in carcere.
Di seguito vi sarà uno standard di lettera.. che ognuno potrà stampare (la invierò via email a chi vuole) e inviare sottoscrivendola. Naturalemnte chi vuole potrà anche scrivere direttamente una lettera di suo pugno.
La lettera verrà indirizzata alla Direttrica Dottoressa Rita Russo.
Di seguito .. il testo della lettera e dopo l'indirizzo.
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Gent.ma Dottoressa Rita Russo
Le scrivo per sottoporle una vicenda che, se corrispondesse al vero, troverei abbastanza incresciosa.
Giorno 15 dicembre ho avuto modo di leggere sul Blog de"Le Urla dal silenzio" un post dal titolo "Abusi nel carcere femminile di Lecce" (link... http://urladalsilenzio.wordpress.com/2011/12/15/8211/) dove veniva pubblicata la lettera di una detenuta -"residente" nella Casa Circondariale di Lecce- il cui nome è Mariella D'Amico.
Le cose narrate da questa donna le ritengo particolarmente inquietanti, dato che denunciano atti di sopraffazione verso una donna con un vissuto problematico e un presente tormentato. Atti che sarebbero particolarmente odiosi se fosse confermato il contesto descritto da Mariella. Ovvero, manette fortemente strette ai polsi e accanimento sul suo corpo durante il percorso che l'avrebbe dovuta condurre in ospedale, maltrattamenti, che -lascia presumere la lettera- sarebbero stati condotti anche durante i suoi stati di incoscienza.
Io Le scrivo questa lettera essenzialmente per due motivi.
I- Contando sulla sua correttezza e sul suo rigore, chiedo che vi sia un accertamento serio su tale vicenda ed vicende simili, ed eventualmente dei provvedimenti, anche al fine da scoraggiare possibili atti futuri di questo genere.
II- Sollecito che Lei e chiunque altro soggetto idoneo, si faccia promotore di una sistemazione "adeguata" della suddetta Mariella D'Amico, considerando barbaro che una donna col suo vissuto e col suo presente debba stare in un carcere, quando le sue condizioni psicofisiche estremamente delicate richiederebbero ben altri luoghi e ben altri interventi.
Troppe volte abbiamo notizia di persone che si tolgono la vita in carcere. Tante volte forse si sarebbe potuto impedirlo. E il non averlo fatto, quando si poteva farlo, porta ad essere stati, in parte, corresponsabili di quell'evento.
La ringrazio per la Sua attenzione
Distinti saluti,

............................................................ (nome e cognome)
............................................................. (città e data)

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Amici, questa lettera la indirizzerete alla Dottoressa Rita Russo. Sulla parte della busta dove si inserisce l'indirizzo del destinatario scriverete:

Alla attenzione della Dott.ssa Rita Russo
Casa Circondariale "Nuovo Complesso"
Via Paolo Perrone n.4
73100 - Borgo San Nicola (Lecce)
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mercoledì 28 dicembre 2011

sabato 24 dicembre 2011

Storia dei 65 detenuti che nel 2011 hanno preferito la morte al carcere


L'ultimo a essersi tolto la vita non è un detenuto, ma una guardia carceraria, travolta dalla stessa disperazione. Prima di lui, solo nell'ultimo mese, quattro detenuti si sono suicidati. "Una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile", così l'aveva definita il capo dello stato, intervenendo lo scorso luglio al Senato al convegno sui temi della giustizia e delle carceri organizzato dai radicali. Eppure, a ormai quattro mesi da quel drammatico allarme, l'emergenza carceri non è arretrata di un passo. Anzi, continua ad aggravarsi, come dimostrano i numeri.
Numeri insostenibili, a cominciare dal sovraffollamento. Sono infatti oltre 68 mila le persone attualmente recluse nelle patrie galere, di cui il 42 per cento in attesa di giudizio, costrette a spartirsi poco più di 45 mila posti regolamentari. A vivere in spazi ridottissimi, di gran lunga inferiori a quelli previsti dall'ordinamento penitenziario, a dormire su letti a castello di tre o quattro piani e in alcuni casi perfino sul pavimento. Condizioni di degrado tali da infliggere, come ha denunciato domenica scorsa Papa Benedetto XVI davanti ai detenuti di Rebibbia, una "doppia pena", in violazione dei principi costituzionali, che sanciscono la finalità rieducativa della pena, ma anche dei diritti umani universalmente riconosciuti. Ma il dato più allarmante è quello delle morti che si consumano dietro le sbarre: quasi duemila negli ultimi undici anni, secondo l'osservatorio di Ristretti orizzonti, di cui oltre 600 suicidi. Da gennaio a oggi si sono registrati nelle carceri italiane circa 180 decessi, mentre sono 65 i detenuti che si sono tolti la vita; 61 in base ai dati del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che però esclude dalla lista dei lutti coloro che, pur avendo cercato la morte in cella, spirano fuori dalle mura di cinta.
Una lista che si allunga con cadenza quasi quotidiana e che quindi rende difficile tirare le somme di un anno che già si conferma drammatico quanto i precedenti, se non di più. Il disagio non risparmia ovviamente il personale, vittima insieme ai detenuti delle conseguenze del grave stato di crisi. Tra i più esposti, gli agenti di polizia penitenziaria che stando alle statistiche si suicidano quattro volte in più rispetto ai loro colleghi degli altri corpi di polizia. Sono cinque i baschi blu che si sono tolti la vita quest'anno, circa 80 in dieci anni. Ultimo in ordine di tempo l'assistente capo Antonio Caputo, di 43 anni, in servizio presso il carcere di Pordenone. "Quando nel 2001 fu decretata la pianta organica - fa sapere il segretario generale della Uil Penitenziari Eugenio Sarno - erano in servizio circa 42 mila unità, con una popolazione detenuta attestata intorno alle 45 mila. Dieci anni dopo, con una popolazione detenuta che ha sfondato quota 68 mila, con molti istituti nuovi e qualche decina di padiglioni attiva ti, la polizia penitenziaria conta 37.784 unità. In sintesi, negli ultimi dieci anni la popolazione detenuta è aumentata del 51 per cento, mentre l'organico della polizia ha subito un decremento di circa il 9 per cento". Sottodimensionati e provati da condizioni di lavoro sempre più difficili, i poliziotti devono far fronte al malessere dei detenuti che solo quest'anno si è tradotto in oltre 5 mila atti di autolesionismo e un migliaio di tentativi di suicidio. E in focolai di rivolta, come quelli scoppiati nelle scorse settimane nel carcere di Montacuto, ad Ancona, e a Parma, dove alcuni reclusi hanno tentato di dare fuoco alle lenzuola per protestare contro il sovraffollamento e la mancanza di riscaldamenti. Più numerose, fortunatamente, le manifestazioni non violente, come lo sciopero della fame che nel corso dell'anno moltissimi detenuti hanno messo in atto insieme a Marco Pannella, capofila dei sostenitori di un provvedimento di amnistia, che proprio due giorni fa ha riproposto al presidente della Repubblica l'emanazione di un messaggio alle Camere (ex art. 87 Cost.), perché il Parlamento sia portato a conoscenza dell'amnistia "quale proposta di riforma strutturale dell'amministrazione del sistema giudiziario italiano, sovraffollato oltre che nelle immonde carceri, anche e soprattutto da 10 milioni di procedimenti civili e penali pendenti".
Il Guardasigilli Paola Severino ha dichiarato che non si opporrebbe, a un'amnistia, se di iniziativa parlamentare. La politica si divide. Tra i favorevoli la presidente del. Lazio Renata Polverini, l'ex ministro Altero Matteoli e il deputato Pdl Gaetano Pecorella, che la ritiene "l'unica vera soluzione". Tra i contrari la capogruppo dei deputati Pd in commissione Giustizia Donatella Ferranti, la Lega e l'Idv.
fonte: http://www.radicali.it/

venerdì 23 dicembre 2011

Regalino di Natale : DOMANI IN VIGORE DL, ULTIMI 18 MESI AI DOMICILIARI

(AGI) Roma - 


Il decreto legge 'svuotacarceri' e' pubblicato sulla Gazzetta 


Ufficiale odierna. 


Da domani gli ultimi 18 mesi di detenzione si svolgeranno ai 


domiciliari .


mercoledì 21 dicembre 2011

Omicidio di Stato, confermata la ridicola condanna a 6 mesi di reclusione per i 3 poliziotti che hanno ucciso Riccardo Rasman!

Molti ricorderanno la terribile vicenda di Riccardo Rasman, il ragazzo affetto da “sindrome schizofrenica paranoide” che nell'ottobre del 2006 (aveva 34 anni), dopo l’intervento di due pattuglie della polizia, è stato trovato morto nella sua abitazione (dai primi accertamento per "asfissia da posizione"),legato, ammanettato con le mani dietro la schiena, filo di ferro alle caviglie, diverse ferite e con segni di imbavagliamento con blocco totale o parziale della bocca, effettuato con un cordino o con qualcosa di simile. 

Dopo anni di processi, lotte nei tribunali, richieste di archiviazione ect, i 3 poliziotti vengono condannati (solo uno verrà prosciolto), in primo e secondo grado, allaRIDICOLA condanna di 6 mesi di reclusione per eccesso di colpa nell’omicidio di Riccardo Rasman, (tranne Francesca Gatti, altra imputata, che è stata prosciolta).

Il 13 dicembre scorso, a distanza di anni, la cassazione conferma la RIDICOLA condanna a 6 mesi di reclusione (pena sospesa) per omicidio colposo ai danni dei tre poliziotti, riporto dall' Ansa:
La quarta sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato le condanne a sei mesi di reclusione ciascuno (pena sospesa), per omicidio colposo, per tre poliziotti imputati della morte di Riccardo Rasman, avvenuta il 26 ottobre 2006 a Trieste. La sentenza contro Mauro Miraz, Maurizio Mis e Giuseppe De Biasi e' diventata cosi' irrevocabile. I legali della famiglia Rasman, Giovanni Di Lullo e Claudio Defilippi - secondo quanto reso da quest'ultimo - avvieranno ora azione civile nei confronti dei poliziotti e del Ministero dell'Interno.
Una sentenza che come le precedenti non da giustizia alla famiglia e al  povero Riccardo che, come detto sopra, al momento del decesso è stato trovato legato, ammanettato con le mani dietro la schiena, filo di ferro alle caviglie, diverse ferite e con segni di imbavagliamento con blocco totale o parziale della bocca, effettuato con un cordino o con qualcosa di simile …  questo è omicidio colposo?
Uccidere un ragazzo disabile, per un poliziotto equivale a 6 mesi di condanna, che neanche sconterà mai … questa è la giustizia Italiana!
Qui trovate una ricostruzione dettagliata dei fatti (dove troverete anche tantissimi commenti della mamma di Riccardo, Giuliana, lasciati a fine del post):
 
Qui invece potete ascoltare l'intervista della mamma, Giuliana, dopo la condanna definitiva in cassazione: GUARDA VIDEO  
  

fonte: http://www.stopcensura.com/

domenica 18 dicembre 2011

ANNUARIO ISTAT sulla popolazione carceraria

Al 31 dicembre 2010 67.961 persone risultano detenute negli istituti di pena, il 4,9% in più rispetto a un anno prima. Si tratta di donne nel 4,6% dei casi, mentre gli stranieri sono il 36,7% del totale. Un detenuto su cinque lavora, in massima parte (85,4%) alle dipendenze dell'Amministrazione penitenziaria. Lo spiega l'Istat che questa mattina ha diffuso i dati dell'annuario statistico.
 La capienza regolamentare risulta superata in tutte le regioni italiane, con valori compresi fra i 108 detenuti per 100 posti letto regolamentari del Trentino Alto Adige e i 203 della Puglia. La media nazionale è di 160 detenuti per 100 posti letto, a riprova che l'effetto di svuotamento delle carceri a seguito dell'indulto concesso del 2006 è stato più che compensato da nuovi ingressi o reingressi. Continuano a diminuire i minori nei centri di prima accoglienza: nel 2010 sono 2.253 (-7% rispetto al 2009). Il calo è più rilevante per i ragazzi stranieri, che erano il 57,8% nel 2006 e sono il 36,8% nel 2010. Reati contro il patrimonio (71,4%), violazione della legge sugli stupefacenti (16,2%) e reati contro la persona sono le imputazioni più frequenti.

Si conferma il trend discendente dei reati


Nel 2009 sono stati 2.629.831 i delitti denunciati all'autorità giudiziaria dalle forze di polizia, il 3% in meno rispetto al 2008; prosegue quindi la tendenza alla diminuzione già osservata l'anno precedente. Rilevante è il calo di alcune tipologie di delitti, come le rapine (-21,9%), i sequestri di persona (-18,4%), i tentati omicidi (-17%). Crescono, invece, le denunce per usura (+23,7%) e, in maniera lieve, le violenze sessuali (+1,4%).

In forte crescita le misure alternative alla detenzione


Per la prima volta nell'Annuario vengono presentati i dati relativi ai condannati sottoposti a misure alternative alla detenzione in carcere (affidamento in prova al servizio sociale, semilibertà, detenzione domiciliare, libertà vigilata e controllata, semidetenzione). Alla fine del 2010 risultano in corso 18.435 misure, il 37,4% in più rispetto al 2009. Le misure più utilizzate sono l'affidamento in prova al servizio sociale (47,6%) e la detenzione domiciliare (31,2%). Nell'8,1% dei casi questi provvedimenti vedono coinvolte le donne, nell'11,5% gli stranieri e nel 18,1% persone dipendenti da alcool e droghe.

Cresce la popolazione carceraria, un detenuto su cinque lavora

Al 31 dicembre 2010 67.961 persone risultano detenute negli istituti di pena, il 4,9% in più rispetto a un anno prima. Si tratta di donne nel 4,6% dei casi, mentre gli stranieri sono il 36,7% del totale. Un detenuto su cinque lavora, in massima parte (85,4%) alle dipendenze dell'Amministrazione penitenziaria. La capienza regolamentare risulta superata in tutte le regioni italiane, con valori compresi fra i 108 detenuti per 100 posti letto regolamentari del Trentino Alto Adige e i 203 della Puglia. La media nazionale è di 160 detenuti per 100 posti letto, a riprova che l'effetto di "svuotamento" delle carceri a seguito dell'indulto concesso del 2006 è stato più che compensato da nuovi ingressi o reingressi.
Continuano a diminuire i minori nei centri di prima accoglienza: nel 2010 sono 2.253 (-7% rispetto al 2009). Il calo è più rilevante per i ragazzi stranieri, che erano il 57,8% nel 2006 e sono il 36,8% nel 2010. Reati contro il patrimonio (71,4%), violazione della legge sugli stupefacenti (16,2%) e reati contro la persona sono le imputazioni più frequenti.
fonte: IL DETENUTO IGNOTO

Carceri toscane, malati 3 detenuti su 4

Solo il 27% dei detenuti nei 18 istituti penitenziari della Toscana risulta sano, ovvero "senza alcuna patologia in atto", mentre nei due terzi dei casi c'è una diagnosi. Inoltre il 4,3% ha tentato il suicidio, il 10,6% ha compiuto atti di autolesionismo, il 44% ha ammesso di fare uso di sostanze illegali (di questi il 43% cocaina, il 41% eroina). È quanto emerge dallo studio "Lo stato di salute dei detenuti toscani", durato circa un anno e realizzato da Ars Toscana, agenzia regionale di sanità.

L'obiettivo della ricerca era di costruire una prima esperienza di raccolta dati a fini epidemiologici: l'indagine ha preso in esame circa 3 mila detenuti (2985), il 71,6% dei 4169 presenti nelle carceri della Toscana al 15 giugno 2009. Il "campione" è composto dal 95,5% dei casi da uomini e ha un'età media di 37,8 anni. Il 52,8% proviene dall'Italia, il 20,7% dall'Africa del nord, il 18,2% dall'Europa dell'est. 

Dalla ricerca risulta che le maggiori malattie presenti sono i disturbi di natura psichica (33,2%) e che la principale patologia psichica da cui sono affetti i detenuti (12,7%) è il disturbo mentale da dipendenza da sostanze. Tra le malattie infettive il primo posto è occupato dall'epatite da virus C (9,1%), ma preoccupano i casi i relativi all'infezione da Hiv (1,4%). Un dato in controtendenza rispetto alla media della popolazione "libera" è quello legato al consumo di alcol: 36% di bevitori tra i detenuti, il 72% "fuori" dalle carceri.


fonte: http://iltirreno.gelocal.it/livorno

venerdì 16 dicembre 2011

Domiciliari per le pene non superiori ai 4 anni


«Ho previsto un sistema di detenzione non carceraria per pene non superiori ai quattro anni, con la reclusione nella propria abitazione o in altra dimora privata». Così il ministro della Giustizia, Paola Severino, annuncia la grande riforma del sistema penitenziario, approvata oggi dal consiglio dei ministri. Il governo dà il via libera alle norme contenute nel cosiddetto pacchetto Severino, dedicate alla riforma e velocizzazione della giustizia civile. I provvedimenti prevedono due decreti legge, un disegno di legge, un decreto del presidente della Repubblica e un decreto legislativo.
Le misure principali contenute nel pacchetto comprendono la possibilità di un uscita progressiva dal carcere per 3.300 detenuti che potranno usufruire, negli ultimi diciotto mesi della pena da scontare, degli arresti domiciliari. Il pacchetto sancisce anche l’eliminazione del fenomeno delle «porte girevoli», per il quale gli arrestati in flagranza di reato erano costretti fino a questo momento a entrare in carcere per essere immatricolati, per poi uscirne scarcerati o per trascorrere la loro pena ai domiciliari nel giro di un tempo brevissimo. A beneficiare di questa seconda norma saranno circa 21mila detenuti che ogni anno passano negli istituti detentivi italiani, che da oggi in poi saranno invece destinati alle camere di sicurezza dei commissariati, fatte salve determinate condizioni di idoneità delle strutture ospitanti.
Insieme alle norme relative ai domiciliari, trovano posto nel pacchetto anche il Dpr per la Carta dei detenuti, misure volte a velocizzare il processo civile e accorpare alcuni uffici del giudice di pace e il tentativo di riduzione dell’emergenza carceraria.
«Il sovraffollamento delle carceri» dice il ministro Severino «è il primo dei miei pensieri ed è per questo che ho scelto lo strumento del decreto legge», riconoscendo però l’impossibilità di rivoluzionare un sistema in tempi rapidissimi. «È tempo di mettere mano ad una seria riforma del sistema penitenziario» sottolinea il ministro «ma sarei una sognatrice se pensassi di poterlo fare con le forze che mi accompagnano e con i tempi brevi di questo governo».

fonte: http://www.panorama.it/

mercoledì 14 dicembre 2011

Suicidi in carcere. Oldani propone “Il giorno dell’impiccato”


Poesia e impegno civile: ditelo con noia cura di Luigia Sorrentino
Nasce il 13 dicembre, a cura del poeta Guido Oldani, (nella foto di Dino Ignani), “Il giorno dell’impiccato” un’ iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno dei suicidi in carcere divenuti sempre più numerosi anche a causa del grave sovraffollamento degli istituti penitenziari.
Oldani individua nell’arte e nella poesia l’unica forza civile oggi legittimata a rappresentare degnamente ‘i fratelli impiccati’. Cosa ne pensate? Lascia un tuo commento.  Proprio oggi, un ragazzo di venticinque anni detenuto nell’Istituto Buoncammino di Cagliari  di nazionalità algerina, Feres Chabachb, si è impiccato nella propria cella. Una settimana fa Monia Bellafiore, detenuta cagliaritana di trentanove anni, richiusa nello stesso carcere, si è suicidata. Una circostanza che ha portato nei giorni scorsi il ministro della Giustizia, Paola Severino, a pianificare una visita al carcere Buoncammino. Il ministro ha sottolineato che “il suicidio di un detenuto rappresenta un fallimento per tutta la società, per la famiglia, per la scuola, per il carcere e le istituzioni“.
Martedì 13.12.11 - ore 18:00 -Via Galvani 24 - Libreria Ugo Mursia Milano Il giorno dell’impiccato, Requiem per flauto traverso con Adalberto Borioli. Lettura de La Ballata degli impiccati di François Villon.
Testi e storie di : Amedeo Anelli, Claudia Azzola, Carol Biscioni, Alberto Cocco, Gabriella Colletti, Aldino Leoni, Filippo Lombardi, Daniela Marcheschi, Beppe Mariano, Olga Karasso, Alfredo Panetta, Francesco Piscitello e alcuni studenti della Paolo Grassi.

fonte: http://poesia.blog.rainews24.it/

martedì 13 dicembre 2011

Taranto: muore "naturalmente" un quarantenne.

CARCERE DI TARANTO TROVATO MORTO UN DETENUTO
Taranto, 13 dicembre.



 V. A., di 40 anni, è stato trovato morto oggi nella sua cella. Nè da notizia Domenico Mastrulli, Vicesegretario dell'Osapp.
Da quanto si apprende il medico legale avrebbe certificato la causa della morte come: naturale. Ed infatti oggi nelle carceri italiane è "naturale" morire a soli 40 anni.
Nel carcere di Taranto ci potrebbero stare solo 315 detenuti, ma oggi ce ne sono ammassati più di 680. Un sovraffollamento oggi "naturale".
I morti per una pena, salgono così a 178.



fonte: Radiocarcere

OSSERVATORIO sulla REPRESSIONE: Lividi e sangue… gli ultimi tre giorni di Cristian...

OSSERVATORIO sulla REPRESSIONE: Lividi e sangue… gli ultimi tre giorni di Cristian...: I buchi nella ricostruzione sulla fine del 36enne, “morto nel sonno” a Viterbo Cosa è accaduto dopo la stesura del verbale? Perché quel “...

DETENUTO ALGERINO SI IMPICCA IN CELLA A CAGLIARI

Cagliari, 13 dic. -
 A poche ore dalla visita del ministro della Giustizia Paola Severino e del Capo del Dipartimento Franco Ionta, un detenuto algerino si e' tolto la vita, questa notte, nel carcere cagliaritano di Buoncammino.
  Feres Fabachb, 25 anni, si e' impiccato nella propria cella del centro clinico.
 Lo ha reso noto il segretario generale della UIL Penitenziari, Eugenio Sarno nel sottolineare che "sia il personale di polizia penitenziaria sia quello sanitario sono intervenuti con immediatezza" ma purtroppo ogni "tentativo di soccorso e' stato vano". Si tratta del secondo suicidio, dopo quello di Monica Bellofiore, avvenuto a Cagliari nel 2011, mentre il totale nazionale dei suicidi in cella sale a 62.
  Sarno torna sulla condizioni dell'istituto di pena cagliaritano, ricordando come il sindacato ne aveva gia' dato un giudizio di inadeguatezza. "Piu' volte i vari livelli della Uil Penitenziari hanno segnalato come l'Istituto del capoluogo sardo non sia in grado di tollerare una grave situazione di sovraffollamento. Al Buoncammino - sottolinea il Segretario Generale - sono presenti 540 detenuti, a fronte di una capienza di 324 ( 67% indice di affollamento). Ad aggravare la situazione lo stato di degrado della struttura e la carenza organica del personale di Polizia Penitenziaria, che consta di 54 unita' in meno rispetto alla tabella decretata".


fonte: AGI.it

lunedì 12 dicembre 2011

Riorganizzazione del sistema sanitario carcerario: consiglio regionale approva odg


CONSIGLIO REGIONALE
ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELLA LIGURIA
Ordine del giorno
IL CONSIGLIO REGIONALE
ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELLA LIGURIA
CONSIDERATO che la Costituzione italiana garantisce il diritto alla salute in modo identico fuori e dentro al carcere;
PRESO ATTO che il sovraffollamento delle carceri liguri e l’aumento delle patologie tra i cittadini detenuti, rapportati alla limitata disponibilità di letti nei centri clinici e nei reparti infermeria interni, nonché il limitato ricorso ai ricoveri esterni determinano sempre di più la conseguenza illegale della permanenza, nelle celle delle normali sezioni, di cittadini affetti da patologie gravi, anche con rischi di contagio;
IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE
a disporre affinché:
• le ASL effettuino ispezioni semestrali, rilevando anche le patologie dei cittadini detenuti presenti, in particolare le patologie gravi ed al limite della compatibilità con il regime detentivo, anche in relazione alle effettive condizioni di abitabilità della cella;
• la rilevazione delle caratteristiche delle celle, sotto il profilo igienico-sanitario, abbia un carattere oggettivo e, quindi, sia rapportata (anche effettuando misurazioni mirate sui ricambi d’aria, la temperatura, l’illuminazione, ecc.) ai parametri stabiliti dal regolamento d’igiene edilizia, vigente nel comune in cui è collocato l’istituto;
• all’atto dell’ispezione siano rilevate le presenze effettive di cittadini detenuti, cella per cella, per verificare le condizioni di vivibilità di fatto, non limitandosi a riportare di volta in volta le dimensioni delle cell e ed il numero degli occupanti previsti in sede di progetto.
F.to: Lorenzo Pellerano, Nicolò Scialfa, Ezio Chiesa, Antonino Miceli, Alessandro Benzi, Marco Scajola, Michele Boffa, Marco Limoncini, Edoardo Rixi, Massimo Donzella, Matteo Rossi.
Approvato all'unanimità dal Consiglio regionale - Assemblea legislativa della Liguria nella seduta del 6 dicembre 2011.

fonte: http://radicaligenova.iobloggo.com/