lunedì 16 gennaio 2012

Lettera dalle Vallette - Torino



Torino 28-12 -2011

 Proprio in questi giorni di festa mondiale, proprio in questi giorni di gioia, in questi giorni che ricordano tanto tempo fa la nascita di un Bambino divenuto famoso per aver fatto credere che la Sua venuta avrebbe cambiato il cuore degli uomini, che su di Lui si sarebbero ripercosse tutte le ingiustizie e le brutture di questo mondo, ecco ... dicevo, proprio in questi giorni avverto la pesantezza , la difficoltà , la situazione deprimente che sto vivendo sulla mia pelle, in questa cella dove le mura sembrano sempre più stringersi attorno senza darti il modo de respirare.
 Nel delirio di un'attesa sempre più logorante attendiamo tra un giorno e l'altro , che l'ingiustizia e i soprusi di una libertà e non solo, diciamo pure di una dignità rinnegata possano essere presi in considerazione da chi nemmeno lontanamente dall'alto dei loro posti in cattedra, può capire nemmeno per una frazione di secondo.
 I miei due anni vissuti in carcere sono valsi a capire che ciò che vive un detenuto non può in nessun modo e in nessun caso servire ad un reinserimento ed una rieducazione della propria responsabilità.
 Tutto, ad iniziare dalle cose più piccole e che possono sembrare all'apparenza insignificanti, sono soltanto metodi usati per destabilizzare , scoraggiare diciamo pure annientare completamente l'individuo.
 Vittime di un sistema giudiziario che come una macchina in funzione cerca solo di distruggere.
 Vittime di un sistema carcerario basato sempre e solamente su un sistema collaborativo atto a reprimere e annientare la propria dignità di essere umano.
 Ore e ore a far scorrere il tempo, senza poter riuscire ad avere un contatto con persone civili, con che dovrebbe essere al servizio di Stato proprio per rieducare ed aiutare ad un reinserimento sociale basato sulla lealtà ed onestà.
 Tutto questo dentro il carcere è favola da raccontare ai bambini .
 Mi sono ritrovata a capire che in un certo tal modo le regole della strada sono le stesse che vivi in un carcere.
 Ogni giorno l'aria che respiri è quella.
 Dare qualcosa per avere in cambio un briciolo di spazio.
 E chi si ostina a non voler cadere nella trappola, nel gioco che tu viene propinato in modo subdolo, che puoi percepire e capire vivendo solo un po' di tempo qui dentro, automaticamente sei tagliato fuori da tutto ciò che ti può dare la minima possibilità di vivere dignitosamente, rimanendo senza alcuna possibilità di poterti mantenere , rendendo così la tua permanenza un vero inferno, trovandoti nell'impossibilità di accedere alle più piccole cose di cui una persona ha bisogno.
 Nel mio piccolo ho deciso di lottare ancora con le poche forze che mi sono rimaste contro un sistema indegno di scontare una pena, in una situazione che definirei da "lager nazisti" .
 Sono una donna di quarant'anni non ho famiglia, sono dentro per una condanna per spaccio, tossicodipendente da tutta una vita, madre di tre figli, vedova.
 La mia condanna in primo grado è stata di sette anni, questo perché delle attenuati della tossicodipendenza a loro non è passato lontanamente nel cervello di tenerne conto.
 Come non è stato tenuto conto della mia situazione familiare che vivevo prima del mio arresto: ho curato mia madre per un cancro per quattro anni, lavoravo in una casa di riposo ma non potevo sostenere tutte le spese per dottori e farmaci, in più avevo il mantenimento della mia terza figlia di quattro anni.
 Alla fine sono stata arrestata esattamente 18 giorni dopo la morte di mia madre. Il 1-02-2010 , dopo atroci sofferenze ed io vengo arrestata il 19-02-2010.
 Ho passato un anno e 7 mesi a Pontedecimo (Genova) dove poi hanno trovato il modo , ovviamente in piena regola come solo loro riescono a fare, per trasferirmi alle Vallette di Torino.
 Diciamo che a Pontedecimo l'aver sempre dichiarato il mio malcontento circa il modo di decidere le liste per il lavoro, il mio malcontento per la malasanità, che posso poi elencare molto chiaramente cose che sono successe e di cui è al corrente il mio Avvocato di fiducia, il minimo che potevano fare era farmi passare come "personalità anticonvenzionale" ed "anticonformista".
 Non è bastato : d'accordo con qualche detenuta sono riusciti ad incastrarmi e mi hanno denunciato per "incitamento alla rivolta".
 Ovviamente loro riescono a far passare tutto dalla parte della legge che a mio avviso è una legge corrotta e marcia fin dalle basi più elementari. Sono arrivata qui a Torino con la convinzione che assolutamente so di non potermi fidare della parola di questo Stato e di chi all'interno di queste mura muove i fili come in un teatro di burattini.
 In questo periodo inoltre sono stata sottoposta ad una cura di interferone che spero con tutto il cuore tengano in considerazione ciò che stanno facendo perché non sto per niente bene: mi hanno rifatto le analisi d'urgenza perché l'emoglobina è scesa troppo, non riesco neanche a vedere bene specialmente quando scrivo. ho febbre, ho il respiro corto ma il blindo di sera lo chiudono ugualmente. e non riesco a tirarmi su dal letto prima delle undici di mattina.
 Ieri è intervenuta la direzione sanitaria, erano allarmati, ma qui tutto procede come al solito. Penso che a questo punto una persona sottoposta a questa cura che è una chemioterapia al fegato debba essere prima di tutto sostenuta con una buona alimentazione, con una buona dose d'aria pura e essere sostenuta anche psicologicamente. Ovviamente questa è una favola e nel frattempo tiri a campare e puoi solo sperare che tutto questo abbia presto una fine.

Una detenuta- Torino

Nessun commento:

Posta un commento