venerdì 30 dicembre 2011

Abusi nel carcere femminile di lecce


La lettera che leggerete è molto grave, se i fatti raccontati fossero confermati. Mi riferisco alla seconda soprattutto. La prima, molto più recente, l’ho aggiunta per rendere ancora meglio il contesto.
L’autrice è Mariella D’Amico, carcere femminile di Lenne, Nuovo Complesso Borgo San Nicola. Mariella ha una storia di tossicodipendenza alle spalle, e un presente molto doloroso. Un presente fatto (anche) di crisi depressive, attacchi di panico e attacchi epilettici. Basterebbe questo per fare capire che uno dei luoghi meno adatti in cui potrebbe trovarsi è proprio il carcere, dove la sanità è (quasi sempre) ridotta a livelli ridicoli e pietosi, e in una quantit sterminata di casi, i problemi afferenti a dinamiche mentali e psicologiche vengono trattati con robuste dosi di psicofarmaci, un pò come si fa con gli animali per sedarli. In carcere il detenuto non viene curato, diciamo che viene reso inoffensivo, “sedato”. Naturalmente ci sono eccezioni.
Veniamo a Mariella D’Amico e alla sua lettera. Mariella scrive che per via di un attacco molto violento è stata portata in ospedale da due appuntati uomini e da un agente donna. Scrive che le sono state messe le manette, così strettamente da farle gonfiare i polsi. Scrive che è stata malmenata, pur trovandosi in stato incosciente, fino ad avere il corpo pieno di lividi. Scrive che i tre “accompagnatori” (i due appuntati e l’agente donna) l’hanno derisa quando lei si è lamentata, dicendo che avrebbe raccontato tutto. Le avrebbero risposto -come sempre rispondo i vigliacchi che abusano degli indifesi-  dicendole che nessuno l’avrebbe creduta.
Ripeto, per correttezza va detto che io non so esattamente come si sono svolti i fatti. Io recepisco una lettera, e dopo avere ricevuto il consenso di Mariella, la pubblico. Dico semplicemente che SE.. SE… i fatti corrispondessero alla realtà, e se non ci fossero adeguate e convincenti motivazioni per l’accaduto, sarebbe una vicenda gravissima- USARE VIOLENZA VERSO UNA DONNA INDIFESA E SPOSSATA E DEBILITATA FISICAMENTE E PSICHICAMENTE. Sarebbe un atto degno della peggiore Camorra, e ddi gente senza dignità e onore.
Prima della lettera originaria in cui si racconta questa intollerabile vicenda, ho premesso stralci dell’ultima lettera giuntami da Mariella, dove mi autorizza a parlare del suo caso, e mi accenna al fatto che sta tutt’altro che bene.
Per concludere…
Una cosa però deve essere fatta. Una inchiesta interna, anche per fugare gli eventuali sospetti verso queste persone. Ci rivolgiamo alla Direzione del Nuovo Complesso Borgo San Nicola perchè accerti le dinamiche di questa vicenda. L’invito si intende esteso anche al Comandante del carcere. E, naturalmente, anche alla Direzione del D.A.P., a cui verrà inviata copia di questa testimonianza.
Chiediamo che si dica una parola circa quanto racconta questa donna. Una donna che continua a lanciare messaggi di malessere e di aiuto. E che se sta male (come vedrete nella prima lettera pubblicata), preferisce cercare di uscire dalle crisi da sola, che ritornare in ospedale e affrontare lo stesso calvario che racconta di avere affrontato.
Chiediamo tutto questo con urgenza. Avvisiamo tutti coloro che possono agire, perchè non ci si debba trovare un giorno davanti al cadavere di questa donna. Quel giorno, ricorderemo loro che erano stati avvisati. Quel giorno ricorderemo loro che sono complici, e dovranno essere chiamati a rendere conto della morte di una persona.
E chiediamo a voi, cari amici del Blog, di scrivere direttamente al carcere di Lecce per segnalare questa situazione, e chiedere che si intervenga…
Potete scrivere…
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ALL’ATTENZIONE DELLA DIREZIONE
“CASA CIRCONDARIALE NUOVO COMPLESSO”
BORGO SAN NICOLA – 73100 – Lecce

E naturalmente potete segnalare questa lettera ad organi di stampa e agli altri soggetti che valutiate idonei.
Grazie per l’attenzione.. vi lascio a Mariella D’Amico, carcere di Lecce. Ripeto.. la lettera che racconta i fatti è la seconda. La prima che che leggerete (per brevi stralci) è invece giunta negli ultimi giorni),
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(…) Riguardo alla tua proposta rispetto a ciò che mi scrivi, sono più che d’accordo che tu pubblichi queste atrocità, che oltretutto non succedono solo a me, ma a diverse persone, anche al maschile (..). Fai capire loro che noi detenuti siamo fatti di canre, siamo degli esseri umani, che hanno sbagliato sì, ma stiamo pagando “a caro prezzo”!  (..) Sto attraversando un periodaccio  che mi sta nuocendo da diversi punti di vista, purtroppo! Nonostante le mie continue richieste d’aiuto, chiedo a chiunque, persino all’educatrice esprimo il mio estremo bisogno di parlare con qualche psicologo, o psichiatra di tutto ciò che mi sta accadendo, ed anche degli strani presentimenti (e spero che siano solo pensieri negativi, e niente di serio).
Proprio ieri sera, di nuovo, pensando di dovere trascorrere un sec0ndo Natale lontana dai miei cari, da mio figlio, mi sono sentita malissimo, mi sentivo schiacciare il petto, non riuscivo più a respirare, il cuore mi batteva eccessivamente,  poi ho pensato che se avessi chiamato qualcuno, prima di tutto sarebbe venuto, “forse”, dopo minimo una mezz’ora, e poi, magari mi avrebbero portata di nuovo in ospedale con quelle orribili manette. Allora ci ho rinunciato, e ho cercato, anche grazie al conforto della mia compagna di riprendermi da sola. Questa volta ce l’ho fatta da sola, ma la prossima? Ce la farò?
—–
LECCE 13.11.11
Ciao caro Alfredo, tutto bene? Come ti sta andando la vita?
Io purtroppo sto andando sempre più a peggiorare, ed è anche per questo che mi sono lasciata andare. Non scrivo più a nessuno da un bel po’ di tempo, sono caduta in una tragica depressione esasperante!
Purtroppo, mi stanno venendo troppo spesso i miei fatidici attacchi epilettici ed isterici, si alternato seconda del mio umore (credo)!!
Venerdì sera mi hanno portato in ospedale col 118, non riuscivano a farmi riprende, e, nonostante il mio malessere, sono stata scortata da due appuntati uomini, e da un agente donna, con le manette, legata alla barella, per circa 4 ore. Mi hanno malmenata.. ma non so da chi.
Quando mi sono ripresa, mi sono ritrovata piena di lividi, con il braccio (al quale mi hanno messo le manette) il doppio, per quanto era gonfio. Il polso sembrava grosso quanto l’avambraccio, e naturalmente, i segni del ferro che si era conficcato nella carne, a furia di muoverlo per il dolore.
Ho anche rifiutato i controlli al cuore che il medico voleva effettuarmi, perché quelle manette di merda non me le avrebbero tolte neanche sotto macchine ed attrezzi vari. Io non le ho mai potute sopportare, figuriamoci in momenti come quelli. Sono orride, e tutti gli appuntati e gli assistenti sono cattivi, senza cuore, non riesce a scuoterli niente e nessuno, è pazzesco.
E noi detenute-i non possiamo neanche ribellarci e poterne parlare al comandante, perché non potrebbe di certo credere a noi, ma solo ai suoi “fedeli” soldatini!
Quando stavamo ancora in ospedale, che mi ero ripresa abbastanza, io gli ho detto a tutti e tre che il giorno dopo avrei detto tutto al comandante, per tutti i maltrattamenti (comprese le manette) mentre stavo più di là, che di qua, ecc..
Loro mi risposero che potevo fare e dire ciò che mi pareva, tanto lo sapevano che nessuno mi avrebbe mai creduta, anche se già da quando stavo in cella, le compagne si sono impressionate, nel sentire urlare, usare la forza con me, e farmi una puntura intramuscolare sul fianco, ad altezza vita. Infatti, oltre ai diversi lividi su tutto il corpo, ne ho uno spaventoso dove mi hanno bucata.
(…)
fonte: Le Urla dal silenzio


Il 15 dicembre sul Blog de "Le Urla dal Silenzio" abbiamo pubblicato un post dal titolo "abusi nelc arcere femminile di Lecce" (link http://urladalsilenzio.wordpress.com/2011/12/15/8211/). In questo post rendevamo atto di una lettera drammatica giuntaci da una detenuta di Lecce di nome Mariella D'Amico. Mariella ha avuto trascorsi di consumo di droga, esperienza non facili in comuità per tossicodipendenti, e poi il carcere, dove ancora si trova. Il suo presente è molto sofferto, e comprende crisi depressive, attacchi epilettici e attacchi di panico.
Come leggerete nella lettera che lei ha scritto un giorno in cui le crisi erano particolarmente violente è stata trasferita in ospedale. Lei racconta l'uso doloroso delle manette, e atti violenti sul suo corpo, anche mentre era in stato di incoscienza.
Naturalmente non i non sappiamo cosa sia veramente accaduto. Ma il dubbio che possa essere accaduto qualcosa di così grave, e la considerazione delle gravi condizioni di salute di Mariella ci spingono a organizzare un invio collettivo di lettere presso il carcere di Lecce. In realtà chi vorrà potrà inviare questa una lettera anche ad altri soggetti (giornali, associazioni), ma in primo luogo l'obiettivo è fare sentire al carcere di Lecce che abbiamo saputo di questa vicenda molto inquietante, e che non è passato sotto silenzio, e ci sono persone che vogliono saperne di più e chiedono se è il caso che una donna come Mariella, con i suoi trascorsi ed i suoi problemi, debba stare in carcere.
Di seguito vi sarà uno standard di lettera.. che ognuno potrà stampare (la invierò via email a chi vuole) e inviare sottoscrivendola. Naturalemnte chi vuole potrà anche scrivere direttamente una lettera di suo pugno.
La lettera verrà indirizzata alla Direttrica Dottoressa Rita Russo.
Di seguito .. il testo della lettera e dopo l'indirizzo.
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Gent.ma Dottoressa Rita Russo
Le scrivo per sottoporle una vicenda che, se corrispondesse al vero, troverei abbastanza incresciosa.
Giorno 15 dicembre ho avuto modo di leggere sul Blog de"Le Urla dal silenzio" un post dal titolo "Abusi nel carcere femminile di Lecce" (link... http://urladalsilenzio.wordpress.com/2011/12/15/8211/) dove veniva pubblicata la lettera di una detenuta -"residente" nella Casa Circondariale di Lecce- il cui nome è Mariella D'Amico.
Le cose narrate da questa donna le ritengo particolarmente inquietanti, dato che denunciano atti di sopraffazione verso una donna con un vissuto problematico e un presente tormentato. Atti che sarebbero particolarmente odiosi se fosse confermato il contesto descritto da Mariella. Ovvero, manette fortemente strette ai polsi e accanimento sul suo corpo durante il percorso che l'avrebbe dovuta condurre in ospedale, maltrattamenti, che -lascia presumere la lettera- sarebbero stati condotti anche durante i suoi stati di incoscienza.
Io Le scrivo questa lettera essenzialmente per due motivi.
I- Contando sulla sua correttezza e sul suo rigore, chiedo che vi sia un accertamento serio su tale vicenda ed vicende simili, ed eventualmente dei provvedimenti, anche al fine da scoraggiare possibili atti futuri di questo genere.
II- Sollecito che Lei e chiunque altro soggetto idoneo, si faccia promotore di una sistemazione "adeguata" della suddetta Mariella D'Amico, considerando barbaro che una donna col suo vissuto e col suo presente debba stare in un carcere, quando le sue condizioni psicofisiche estremamente delicate richiederebbero ben altri luoghi e ben altri interventi.
Troppe volte abbiamo notizia di persone che si tolgono la vita in carcere. Tante volte forse si sarebbe potuto impedirlo. E il non averlo fatto, quando si poteva farlo, porta ad essere stati, in parte, corresponsabili di quell'evento.
La ringrazio per la Sua attenzione
Distinti saluti,

............................................................ (nome e cognome)
............................................................. (città e data)

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Amici, questa lettera la indirizzerete alla Dottoressa Rita Russo. Sulla parte della busta dove si inserisce l'indirizzo del destinatario scriverete:

Alla attenzione della Dott.ssa Rita Russo
Casa Circondariale "Nuovo Complesso"
Via Paolo Perrone n.4
73100 - Borgo San Nicola (Lecce)
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