venerdì 2 dicembre 2011

Un appello per l'amnistia

invia l'appello al numero di fax 06.46993125 oppure via mail all'indirizzo: presidenza.repubblica@quirinale.it.


Riportiamo di seguito la lettera che il Comitato familiari dei detenuti ha consegnato all'Associazione radicale Il Detenuto Ignoto affinché questa possa arrivare nelle mani del Garante della Costituzione

All’Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica Italiana 
AI Presidenti di Camera e Senato

Lettera aperta 


Ill.mo Sig. Presidente Giorgio Napoletano
ci rivolgiamo alla Sua persona riconoscendoLe da sempre di avere profuso un gravoso, prezioso e proficuo impegno volto ad assicurare che la progredita Costituzione della Repubblica non rimanga soltanto un’a formale enunciazione di valori astratti, ma si faccia sempre più “corpo” reale del vivere comune, 

a Lei riconosciamo, nel Suo impegno e nella Sua saggezza, il merito altissimo di avere fin dall’inizio del suo mandato attentamente vigilato sui diritti ed i doveri che la Carta Fondamentale assegna a ciascun componente dello Stato-Comunità in relazione alla sua peculiare posizione sociale, culturale, professionale, lavorativa,

a Lei riconosciamo di avere speso parole importanti di richiamo al mondo della Politica, ad esempio, per rendere effettiva la tutela della sicurezza sul lavoro, la libertà di manifestazione del pensiero, l’adeguamento delle leggi interne ai principi del diritto internazionale, la moralità, la protezione delle fasce più deboli, l’osservanza dei doveri di ogni singolo cittadino verso i propri simili e verso le Istituzioni che a tali compiti sono preposte,

a Lei riconosceremo, ne siamo certi, dopo che avrà letto queste poche righe, anche il merito ulteriore di avere restituito voce e dignità a chi, obbedendo alle Leggi dello Stato, si sottopone alla pena legalmente stabilita da un Tribunale della Repubblica, affinché nello spirito dei principi costituzionali cui essa è ispirata il suo lento decorso possa realmente costituire un “viaggio” anche esistenziale in grado di consentire al condannato di giovarsi di un’effettiva rieducazione sociale ed umana atta a consentirgli di potere aspirare, una volta terminato il percorso detentivo, ad una ritrovata e rassicurante prospettiva di legalità nel proprio esistere in pace con gli altri uomini e donne dello Stato-Comunità,

a Lei ci rivolgiamo affinché intervenga per far si che questo ritorno alla legalità possa passare attraverso un circuito che sia, di nuovo e finalmente, interamente “legale” in ogni sua fase, ivi compresa quella della esecuzione della pena,
a Lei ci rivolgiamo affinché voglia levare alta la Sua voce,ed il Suo monito, per far si che le Istituzioni rendano finalmente “legale” anche il momento, il luogo ed il modo con cui il cittadino-condannato patisce la propria detenzione confidando che essa possa rappresentare una mano tesa dello Stato-Comunità e non più, come invece oggi accade, un castigo umiliante e medioevale,

a Lei ci rivogliamo perché Lei sa che nelle carceri italiane non si insegna alcun mestiere, non si cura alcuna malattia, non si rispettano i cardini del “contratto” di legalità astrattamente concordato, oltre che nei principi costituzionali, anche nelle leggi sull’ordinamento Penitenziario,

a Lei ci rivolgiamo perché lei sa che nelle carceri italiane si vive ammassati gli uni sugli altri, privi di spazi vitali, gettati per 23 ore al giorno all’interno di celle affollate, sporche, e prive delle più elementari strutture di dignità per l’essere umano, nonostante i principi enunciati dagli articoli 5, 6, 8 e 11, ad esempio, delle leggi sull’Ordinamento Penitenziario,
a Lei ci rivogliamo perché nelle carceri si muore tanto, esattamente come nei cantieri insicuri, sulle strade battute dalla ineducazione civica, negli ospedali malgestiti, nelle vie poco illuminate, nelle case in cui lo Stato non arriva ad assicurare la propria vigilanza,

a Lei ci rivogliamo, dunque, perché crediamo che Lei dall’alto della Sua dignità di Presidente di tutti gli Italiani e di una Repubblica meritevole ma certamente anche capace di migliorarsi e crescere, sappiamo non potrà mai considerare diversamente chi muore di lavoro da chi muore di prigione, perché ogni morte che sia la conseguenza di un cattivo funzionamento delle Istituzioni è un peso che grava sulla coscienza di ciascuno di noi cittadini, e getta ombre ed incredulità sull’intero valore filosofico e giuridico dello Stato-Comunità,

a Lei ci rivolgiamo per dare voce e corpo all'ennesimo digiuno che Marco Pannella intende nuovamente intraprendere insieme ai detenuti e non, tra i quali nei mesi scorsi hanno preso parte persino avvocati e qualche magistrato, affinché dalla Sua parola siano raggiunti tutti i cittadini e le Istituzioni competenti, onde ascoltare, prendere atto, capire ed indignarsi del fatto che un uomo oggi privato della propria dignità difficilmente potrà un domani ritornare nella Società con reali speranze di accoglienza “da” ma anche “verso” i propri simili,

a Lei ci rivolgiamo senza ripeterLe cifre e statistiche di cui è certamente a perfetta conoscenza, sulle condizioni inumane, il sovraffollamento, la vetustà delle strutture, l’ingolfamento dei Tribunale di Sorveglianza, le carenze di personale, di risorse, di spazi e di progetti,

a Lei ci rivolgiamo quale ultimo agognato appiglio di legalità, affinché voglia considerare che un provvedimento straordinario di Amnistia sia la sola ed ultima strada percorribile per decongestionare i Tribunali, i coadiutori e consulenti dei Giudici, le carceri, le fatiche degli Agenti di Polizia Penitenziaria, e le sofferenze inumane dei cittadini-detenuti, affinché poi la Politica e le Istituzioni, usciti dall’emergenza, tornino a disporre del tempo necessario a ricostruire mura e spazi dignitosi e realmente capaci di offrire ed assicurare “rieducazione” al condannato, in modo che dall’indomani lo Stato-Comunità non sia più inadempiente rispetto ai doveri che con le proprie stesse leggi ha imposto a se stesso per poi tragicamente disattenderli, 
-a Lei ci rivolgiamo, dunque, disperati e fiduciosi al contempo, affinché di qui a breve si possa dire che in Italia, nella Repubblica, non soltanto le attività di prevenzione, controllo, investigazione ed il momento processuale, ma anche la successiva fase di esecuzione della pena torni ad essere “legale”, rispettosa cioè delle leggi e dei principi costituzionali che ne devono caratterizzare essenza e finalità.


Il Comitato dei familiari delle persone private della libertà


fonte: IL DETENUTO IGNOTO

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