lunedì 24 ottobre 2011





Una mattina, mentre mi trovavo al passeggio, vengo chiamato dalle
guardie, dopo che mi vengono messe le manette vengo fatto salire in
una jeep, mettono in moto ed usciamo. Mi ordinano di tenere la testa
abbassata. Ad un tratto una guardia impugna la pistola e mi dice “Stai
per morire!” Mi punta la pistola nella tempia destra. Non ho battuto
ciglio, certamente la paura c’era, ma non potevo fare nulla. In quel
momento pensavo alla mia famiglia, quando sento il grilletto girare a
vuoto … una finta esecuzione con le relative risate dei secondini.
Come se non bastasse mi si dice:”Ora scappa, corri per la campagna”.
Io con la testa faccio segno di no. Un aguzzino mi dà uno schiaffo e
urla: “Scappa” io non mi muovo. Prendono una corda la mettono tra le
mie manette e la legano alla jeep, mettono in moto e mi tirano dietro,
cerco di correre il più forte possibile, ma non posso farlo più forte
della jeep, finchè con un piede entro in una buca, perdo l’equilibrio,
cado e sono trascinato per circa 100 metri con risate e divertimento
delle guardi carcerarie.
(Matteo Greco, carcere di Pianosa 1992)

Dopo i primi giorni avvenne il primo pestaggio: quando si usciva
all’aria gli sgherri erano messi in fila con i manganelli nelle mani.
Un compagno anziano, lento nei movimenti, rimasto indietro, venne
preso a calci, pugni e manganellate. Sentivamo urli strazianti. Al
ritorno vedemmo tutto il sangue sparso nel corridoio, ma noi eravamo
troppo impauriti per potergli dare la nostra solidarietà. E quella
nostra debolezza fu l’inizio della fine, perché fatti del genere in
seguito si ripeterono sovente.
In quel periodo imparai a conoscermi a crescermi dentro, scoprii che
lo Stato è peggio di quel che credevo, mi faceva conoscere privazioni,
torture e patimenti nell’assenza totale di legalità, giustizia e
umanità. In quella maledetta isola persino i gabbiani erano infelici
per quello che vedevano. Alla fine, nell’estate del ’93, iniziai a
fare lo sciopero totale della fame …
(Carmelo Musumeci, carcere dell’Asinara 1992)

Perchè meravigliarsi tanto dell’omicidio di Stefano Cucchi e delle
botte ai detenuti?
Il carcere in Italia è così e basta e non deve rendere conto a
nessuno.
Perché queste lacrime di coccodrillo da parte dei politici e dei mass
media?
Non è un segreto che in carcere i detenuti vengono picchiati, è sempre
stato così e sempre sarà così.
Vengono picchiati soprattutto i detenuti più deboli, i più soli e i
più emarginati.

Carmelo Musumeci
Carcere di Spoleto - Novembre 2009

Ecco due testimonianze tratte dalla tesi di laurea “Vivere
l’ergastolo”:



fonte:http://www.urladalsilenzio.wordpress.com/

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