domenica 4 settembre 2011

Lettera aperta al Ministro Nitto Palma

Il Radicale Libero aderisce all'iniziativa di un gruppo di cittadini che ha deciso di spedire una lettera al Ministro della Giustizia.
Scopo dell'azione è la sensibilizzazione sui temi connessi all'amnistia e alla legalità nelle carceri, oltre alla richiesta di depenalizzazioni e misure alternative alla detenzione.
La mia adesione si è materializzata nel testo che segue, del quale mi onoro di essere l'autore, su esplicita richiesta dei proponenti, e nel testo sono contenute qua e là delle parti riconducibili direttamente ad alcuni di essi che hanno contribuito ad arricchirla.


Inutile dire che la mia adesione è piena e totale ma ecco il testo integrale della missiva che sarà inviata a Nitto Palma da centinaia di persone.

Egregio Signor Ministro della Giustizia,
A scriverle è una moglie, un marito, un italiano qualsiasi, che per singolari o molteplici motivi ne sente l'esigenza. Esigenza, si, la propria ma anche quella dei propri cari, ristretti in quelle carceri che "ci umiliano davanti all'Europa"
come sostenuto di recente da Giorgio Napolitano.
Molti di essi sono ancora in attesa di giudizio e le statistiche dicono che la metà di essi alla fine verrà assolta per non aver commesso il fatto. LEI CONOSCE QUESTI DATI.
Come lei ben sa, l'accanirsi sui recidivi e sui reati senza vittime provoca un numero enorme di processi e di conseguenza si creano storture giuridiche e morali come le 200.000 prescrizioni annue, vera amnistia clandestina di classe, per citare Pannella.
Dunque chiediamo che si cerchi in un futuro prossimo di ridurre al minimo indispensabile la carcerazione preventiva, che da qualche anno a questa parte risulta essere sbocco quasi automatico in troppi casi, per via di una sempre minore discrezionalità affidata ai giudici da norme sempre più repressive e coercitive.
L'incentivo a misure alternative come messa alla prova, braccialetto elettronico o i domiciliari servirà a riportare l'Italia a livelli di civiltà e rispetto dei diritti umani nelle carceri, che oggi si verificano nel vicino Nord Europa. LEI CONOSCE QUESTE COSE.
Lodevole in tal senso sarebbe da parte sua ripescare dai polverosi cassetti il testo del fu "decreto svuota carceri" che il suo predecessore non ha ritenuto di difendere fino in fondo.
Estendere a due anni di pena il tempo da passare automaticamente ai domiciliari sia in caso di pene comminate alla fine del processo che di periodo residuale, contribuirebbe a rendere meno prossima al collasso la situazione del sovraffollamento negli istituti.
Come lei ben sa, a fronte di circa 45 mila posti disponibili, le patrie galere ospitano quasi 70 mila esseri umani stipati in celle da due riempite anche da sei persone, usando a tali scopi persino le aree un tempo adibite alla socialità, col risultato di tenere ingabbiate in buchi sporchi e affollati migliaia di cittadini anche per 22 ore al giorno.
La conseguenza di tale scempio è il proliferare di malattie psichiche e fisiche, che portano a scene da film dell'orrore fra suicidi, atti di autolesionismo e morti per gravi malattie non curate.
Già, perché se per ogni 400 detenuti in taluni casi esiste solo una guardia e non ci sono psicologi o medici in grado di intervenire prontamente, in carcere si muore anche per malattie che fuori nemmeno più esistono, altra dimostrazione di quanto viga ancora il Medio Evo all'interno dei penitenziari.
Vittime di tutto questo anche gli agenti di Polizia Penitenziaria, costretti a turni massacranti e a una vita impossibile in questi non luoghi.
Anche fra questi lavoratori sono cresciuti in modo preoccupante i suicidi, ragion per cui è tutta la comunità penitenziaria a gridare aiuto, non solo i detenuti.
Si parla troppo spesso di costruire nuove carceri, ma non bisogna cadere in questo errore.
Le nuove carceri o i nuovi bracci a completamento di quelle esistenti già sono stati costruiti e sarebbero moderni e funzionali.
Il problema sta nella scarsità di personale da impiegare nelle strutture, quindi sollecitiamo l'immediata assunzione di tutti quei poliziotti penitenziari che possano consentire l'apertura e l'uso di prigioni moderne e finalmente legali.
Infine le ricordiamo, consci che non ci sia la necessità di farlo, che la pena a cui ogni detenuto è condannato sta nella privazione della libertà, E NON NELLA TORTURA MORALE E A VOLTE FISICA.
Il detenuto sta pagando il suo debito per gli errori commessi, compito dello Stato è garantire la detenzione secondo il dettato costituzionale che parla di rispetto per l'individuo e rieducazione. LEI CONOSCE QUESTE COSE.
L'amnistia è la soluzione, accompagnata da indulto e misure alternative oltre che a una massiccia opera di depenalizzazione.
Il terreno è fertile, sta per iniziare un fecondo dibattito parlamentare, non perda l'occasione per essere ricordato come l'uomo che riportò le carceri a livello di legalità, passando magari per un provvedimento impopolare, ma non per questo anti popolare, SIG. MINISTRO....
Lei appartiene a un'area politica che si rifà a Reagan e Thatcher, due che quanto a popolarità non andavano fortissimo ma che saranno ricordati – soprattutto la seconda – per l'efficacia delle loro misure a lungo periodo.
Entri nel solco della storia e spinga per amnistia e tutte le tappe accessorie che le abbiamo suggerito umilmente, MA LEI COME UOMO DI STATO E DI LEGGE, GIA CONOSCE.
In fondo le chiediamo il rispetto della legge, la stessa legge per cui i nostri cari stanno pagando per gli errori eventualmente commessi – almeno il beneficio del dubbio lo lasci per chi è in attesa di giudizio – e la fine delle sanzioni che arrivano dall'Europa per lo stato delle nostre prigioni.
ANCHE LA NOSTRA SITUAZIONE ECONOMICA, SUGGERISCE DI EVITARE SANZIONI DELLA CORTE EUROPEA, E DI NON POTER GARANTIRE IL RISARCIMENTO EVENTUALE PER CHI NE FACESSE RICHIESTA. PER QUESTO MI RIVOLGO ALL'UOMO, AL MINISTRO E AL MAGISTRATO PALMA, FACCIA TORNALE LA LEGALITA' IN ITALIA, E NELLE CARCERI, SIA SENSIBILE AD AMNISTIA E INDULTO!
Distinti saluti e grazie anticipate.
Fabrizio Ferrante
P.S. qualora fra i lettori vi fossero cittadini interessati a partecipare all'iniziativa, l'invito è inviare la lettera alla mail del ministero della giustizia - callcenter@giustizia.it - o ad altri recapiti riconducibili al ministro o propri uffici.


FONTE: http://www.epressonline.net/

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