venerdì 2 settembre 2011

Troppi morti a Montelupo- Viaggio nel carcere-manicomio


Montelupo fiorentino (Firenze), 2 settembre 2011 - 
QUATTRO TORRI agli angoli, l’architettura magnifica del fine ’500: vista da fuori sembra una normale villa Medicea. Che sia un carcere te ne rendi conto però quando arrivi, dal rumore metallico della chiave che l’agente di polizia penitenziaria fa girare nel cancello all’ingresso.
Benvenuti all’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo, (nome educato per non dire manicomio criminale), del quale si diventa ospiti non perché la storia è cattiva, piuttosto perché si è commesso un reato e un giudice ha stabilito la tua incapacità a intendere e la relativa pericolosità. Una «prigione sociale» che in questi giorni è investita da un fortunale di polemiche: la procura di Firenze ha aperto un’inchiesta per fare luce su una decina di morti avvenute fra le sue mura e, nel frattempo, ha disposto la chiusura di due ali per carenze igienico-sanitarie. Il tutto mentre la Regione Toscana ha annunciato la volontà di chiudere il manicomio entro il dicembre del 2012. La scelta migliore? Chissà.

A guardare le cose dal di dentro si ha come l’impressione che sull’Opg di Montelupo sia in corso una battaglia “politica” con molti aspetti incongruenti. In fondo le incongruenze ti accolgono anche strutturalmente appena si è dentro. Alla destra dell’ingresso c’è la palazzina dedicata alle visite dei parenti. E’ nuova di zecca ma nessuno può utilizzarla. I tempi incomprensibili della burocrazia. Così oggi gli ospiti dell’Opg incontrano i parenti sulle panchine del parco sperando che l’inverno arrivi il più tardi possibile.
 
Il segno tangibile della fatiscenza marchia invece uno dei due edifici che ospitano i ricoverati, in quella che chiamano la sezione «Ambrosiana». Un viaggio dentro queste stanze colpisce al cuore. L’intonaco manca in più parti, infiltrazioni d’acqua macchiano i muri e le molti mani di vernice accumulatesi negli anni, i bagni aperti sono in condizioni indecorose. Qui il giudice, a ragione, ha fatto chiudere 17 celle dopo le 4 che già la direzione dell’Opg aveva chiuso. Da allora, però, qualcosa è migliorato. 
 
Con i 17.000 euro di fondi che lo Stato ha elargito per la manutenzione, si sono costruite delle docce comuni. Gli ospiti ancora ricoverati nella sezione, quelli considerati meno pericolosi, dormono ancora in sei per stanza in celle indecorose, ma almeno un minimo di igiene è stato raggiunto.
 
Diverse le cose nell’altro edificio, quello chiamato «sezione Tre» e che ospita i detenuti più pericolosi.La parte accessibile è stata restaurata pochi anni fa ma i segni dell’usura sono evidenti. Colpa dei malati che ospita. Come un nigeriano di oltre 2 metri, che tempo addietro in un comune della Liguria sfasciò il parco auto della polizia municipale e che qui ogni tanto vorrebbe ripetere la cosa. Lui, come altri, deve per forza occupare una stanza da solo, visto che qualsiasi convivenza sarebbe impossibile. Così i detenuti meno pericolosi sono costretti a dormire in sei nelle stanze che restano. La seconda cosa incongruente è che proprio accanto c’è un’ala nuova di zecca con 50 posti letto già pronti. I lavori fatti ad arte (travi a vista sul tetto e mattoni rossi) sono terminati di poco e la consegna è prevista per il prossimo dicembre. Accanto, un campo di calcetto e un percorso per camminare all’aria aperta è solo da inaugurare. Davvero tutto ciò dovrebbe essere inutilizzato per trasferire i ricoverati altrove?

Gli ospiti di un manicomio criminale sono figure particolari. 
Un uomo di 80 anni, distinto, siede su una panchina. Lo diresti un tranquillo nonno non fosse che, per troncare la discussione con una vicina di casa, costui l’abbia uccisa ad accettate. Anche l’uomo accanto a lui sembra un normale signore di mezza età. Peccato che un giorno abbia rubato un autobus e con questo abbia ucciso un uomo prima di essere fermato dalla polizia. Se l’Opg di Montelupo chiudesse, dove finirebbero?
 
VISTA la dedizione con la quale il personale sanitario si occupa di loro, forse la cosa migliore sarebbe investire sulla struttura fino a renderla completamente efficiente. Ma sotto questo profilo nessuno pare aver voglia di fare. Forse è solo un caso, ma degli 80 agenti penitenziari in servizio, il più giovane ha 15 anni di anzianità e l’ultimo arrivato risale al 2003. Come se lo Stato avesse voluto chiudere a chiave insieme ai ricoverati anche il problema. Un errore. Uguale e contrario a quello di chi vorrebbe cancellare la follia omicida cancellando semplicemente i luoghi di reclusione e di recupero. A pensarci bene, questa sì una follia.
dall’inviato Stefano Cecchi
fonte:http://www.lanazione.it/toscana

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