venerdì 16 settembre 2011

Viterbo - Gli avvocati appoggiano il grido d'allarme della polizia penitenziaria per Mammagialla


Riceviamo e pubblichiamo - L’Unione delle camere penali italiane denuncia da tempo la drammatica situazione delle carceri italiane e la camera penale di Viterbo ha, da sempre, tenuta viva l’attenzione sulla situazione del carcere di Mammagialla.
Il sovraffollamento cresce senza che ancora alcun serio provvedimento venga avviato per fronteggiare quella che non è più una emergenza ma una cronica condizione.
Come conseguenza del sovraffollamento cresce anche il numero dei suicidi, segnale drammatico delle condizioni di disagio fisico e psichico in cui vivono i detenuti.
L’unione delle camere penali ha più volte ribadito, anche negli ultimi anni, la necessità di predisporre iniziative legislative idonee a tutelare i diritti dei detenuti nelle carceri italiane ed a contenere il sovraffollamento. Il governo e gran parte della politica sono sordi a queste richieste. Marco Pannella è stato in sciopero della fame per mesi anche per denunciare le incivili condizioni delle carceri.
La giunta dell’unione delle camere penali italiane ha deliberato di far propria l’iniziativa del leader radicale ed ha indetto uno sciopero della fame che, iniziato l’1 giugno con il presidente Valerio Spigarelli, a staffetta sta coinvolgendo ogni giorno tutti gli avvocati penalisti delle camere penali. La camera penale di Viterbo ha aderito a questa iniziativa simbolica con tre componenti del consiglio direttivo, gli avvocati Fabrizio Ballarini, Stefania Sensini e Marco Valerio Mazzatosta, che hanno digiunato, in tre date diverse, nello scorso mese di giugno.
Anche in quella occasione il primo pensiero di solidarietà della camera penale è stato rivolto, oltre che alle condizioni dei detenuti, a coloro che operano all’interno del carcere e che, ancora ieri, hanno segnalato alla stampa la situazione insostenibile che esiste nella struttura viterbese.
La sovrappopolazione nelle carceri italiane ha raggiunto livelli di negazione dei diritti umani, con decine di suicidi tra i detenuti. Le condizioni igieniche sono intollerabili per un paese civile.
Ora, è senz’altro giusto che chi commette un reato sconti una pena in regime di privazione della libertà, ma l’articolo 27 della costituzione dice che la pena non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e deve tendere alla rieducazione del condannato. Le strutture carcerarie non sono in grado di consentire una detenzione umanamente sopportabile, ma nessuno in Italia se n’è mai preoccupato, lasciando che queste si trasformassero in luoghi di segregazione sociale, in barba al ruolo di rieducazione alla vita comunitaria che invece dovrebbero svolgere.
I dati, elaborati dal centro studi di ristretti orizzonti su quelli del ministero della Giustizia – dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, delineano un quadro preoccupante.
I numeri relativi alle persone detenute sono sempre impressionanti, 67.104 al 31 agosto, sopratutto se rapportati a quella che è la capienza regolamentare degli istituti di pena. Ma il dato più significativo della catastrofe giudiziaria nel nostro paese è quello degli indagati/imputati in custodia cautelare in carcere. Sempre al 31 agosto di quest’anno erano 27.808, di cui 14.075 inattesa del giudizio di primo grado, cioè senza alcuna valutazione sulla loro colpevolezza. Altro dato, simbolo del fallimento dell’azione politica, è quello delle persone scarcerate e poste agli arresti domiciliari per effetto della L. 199/2010 (c.d. svuotacarceri), che sono stati solo 3.175.
E in un tale contesto si devono considerare i detenuti con problemi psichiatrici, quelli più deboli che non sostengono da soli il peso della vita in carcere. La media resta quella di un morto ogni due giorni, un suicidio ogni cinque. Dopo i digiuni e le visite di ferragosto e in attesa del promesso “pacchetto” del neo ministro della Giustizia, che dovrebbe risolvere il problema del sovraffollamento, nulla è stato concretamente programmato per arrestare quest’ “epidemia” indotta da una situazione d’illegalità permanente. Si muore al nord, come al sud del paese.
Dall’inizio di agosto: il 2 agosto a Perugia: suicidio di un detenuto di 36 anni; l’8 agosto a Catanzaro: suicidio di un detenuto di 66 anni; l’8 agosto a Pontremoli (Massa Carrara): suicidio di un ragazzo di 28 anni, nella cella di sicurezza della stazione dei carabinieri; il 10 agosto a Paliano (FR): un detenuto di 54 anni muore di infarto; l’11 agosto a Roma: un detenuto di 30 anni si suicida; il 18 agosto a Milano (Opera): suicidio di un detenuto di 32 anni; il 22 agosto a Reggio Calabria: una detenuta di 31 anni si suicida; il 3 settembre a Macerata: un uomo di 35 anni esce dal carcere e il giorno dopo scopre di avere una malattia infettiva, si suicida in ospedale; il 2 settembre a Caltanissetta: un detenuto di 35 anni muore per meningo-encefalite; il 6 settembre ad Agrigento: suicidio di un detenuto di 27 anni.
E’ ora di intervenire, bisognava intervenire prima, per essere in tempo.
Il consiglio direttivo della camera penale di Viterbo esprime la solidarietà ai sindacati della polizia penitenziaria, a tutti gli operatori del carcere, ai detenuti.
Roberto Massatani
Presidente della Camera penale
Giuseppe La Bella
Stefania Sensini
Marco Valerio Mazzatosta
Membri del consiglio direttivo
Fabrizio Ballarini
Segretario della Camera penale

fontehttp://www.tusciaweb.eu/: 

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