giovedì 29 settembre 2011

Palma: No amnistia. Costruire nuove celle


di A. Ma. pubblicato su Il manifesto, il 28/09/11
Su amnistia e indulto Francesco Nitto Palma non cede. 
A conclusione della sessione straordinaria di lavori del Senato su carcere e giustizia convocata da quasi metà dei membri di Palazzo Madama dietro impulso dei Radicali, il ministro di Giustizia piuttosto invita l’opposizione ad assecondare la maggioranza di governo sulla via delle «riforme». 
Quali? 
«Entro metà ottobre porterò in Consiglio dei ministri il disegno di legge sulle depenalizzazioni dei reati minori. Poi in parlamento se ne stabiliranno i termini», spiega.
 Ma il Guardasigilli è ben lungi dal prendere in considerazione la depenalizzazione dei reati inventati dalla legge Bossi-Fini sull’immigrazione o dalla Fini-Giovanardi sulle droghe, come chiedono da tempo i Radicali e perfino il Pd (che pur non nega la sua contrarietà alla proposta di amnistia avanzata dai Radicali per far tornare lo Stato italiano in condizioni di legalità).
 Piuttosto Palma punta ad accelerare la costruzione di nuove carceri e l’assunzione di altro personale di polizia penitenziaria. 
«Ho ricevuto assicurazione dal capo del Dap, Franco Ionta, – spiega in Aula il ministro – che entro il 2 novembre 2011 saranno pubblicati tutti i bandi di gara dei 19 nuovi padiglioni da costruire e il 4 gennaio prossimo inizieranno i lavori». 
Nel frattempo saranno costruite 11 nuove carceri a bassa sicurezza.
 Non solo: «Ho inviato – annuncia Palma – una lettera al ministro Tremonti invitandolo a superare le perplessità della Ragioneria dello Stato e a procedere con l’assunzione di 1611 poliziotti penitenziari». 
Certo, conviene sulla necessità di rivedere «l’uso eccessivo della custodia cautelare» ma lo fa con linguaggio berlusconiano scaricando tutta la responsabilità sui «giudici etici» e sui «pubblici ministeri etici» che violano «così fortemente la nostra Costituzione».
 Per combattere il sovraffollamento Palma allude a una modifica della cosiddetta «legge svuota carceri» che alleggerirebbe il carico di due mila detenuti (su 67 mila al posto dei 45 mila consentiti). 
Sull’impossibilità di curarsi in carcere e su quei lager che sono gli Ospedali psichiatrici giudiziari, il Guardasigilli promette solo che la prossima settimana ne parlerà con il ministro della Salute Fazio.
E così può dormire sogni tranquilli, quest’Italia colta «in flagranza di reato», come dice Marco Pannella che, ancora in sciopero della fame, ha rivolto una preghiera al presidente Napolitano affinché vigili su quanto sta avvenendo in Parlamento, proprio lui che aveva chiesto «uno scatto della politica» per la risoluzione dell’emergenza giusti zia. 
Al capo dello Stato Pannella chiede anche di pronunciarsi sui «dati aggiornati che il centro di ascolto di Radio Radicale gli ha fatto pervenire e che documentano quali strumenti di tortura siano diventate le carceri italiane». «Dopo oggi, solo la mia pervicacia Radicale mi impedisce di cedere allo sconforto – replica al ministro la vice presidente del Senato Emma Bonino -almeno si faccia un grande dibattito in tv sulla questione», perché «carcere significa privazione della libertà, non privazione della dignità».
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