venerdì 23 settembre 2011


Una difficile cura per l'emergenza carceri
Tanti buoni propositi e tante cifre sul disagio dei detenuti per lo più ultra note. I radicali, in testa Pannella che da ieri sera è in sciopero della sete oltre che della fame e che oggi assisterà ad analogo dibattito presso il Consiglio regionale del Lazio, erano ben consci del rischio che si sarebbe corso a chiedere la plenaria al Senato sull’emergenza carceri.
Non a caso hanno anche tenuto un sit in davanti al Senato fino a notte inoltrata. Ma per la malattia del sovraffollamento e della disumanità dei penitenziari italiani, “emergenza prepotente che ci umilia davanti all’Europa”, per usare le parole del Capo dello stato, ieri a Palazzo Madama si è vista una gara un po’ sterile di diagnosi senza che nessuno osasse nominare la cura.
Che per Pannella e compagni si chiama amnistia, ma che per il ministro Francesco Nitto Palma ha invece altri nomi, più generici, come depenalizzazione, perne alternative, decarcerizzazione. Nitto Palma in realtà una cosa importante l’ha detta: ancora duemila detenuti e poi non ne potrà più entrare nessuno nemmeno con la forza.
E questo significa che il sistema ha altri due o tre mesi di autonomia. La parte più drammatica della relazione del ministro ha riguardato i manicomi giudiziari, uno scandalo nello scandalo, dove la gente è tenuta come animali in gabbia, con leggi che permettono la reiterazione all’infinito di queste misure di sicurezza anche dopo avere scontato la pena.
Per Palma se siamo ridotti così lo si deve in primis alla presenza di troppi stranieri nelle nostre prigioni e poi all’abuso della custodia cautelare. Altre voci nel dibattito, tra cui quella di Emma Bonino, hanno puntato l’indice su “leggi criminogene come la Fini-Govanardi sulle droghe e la Bossi- Fini sull’immigrazione”.
Al ministro non si poteva chiedere di sconfessare l’operato del governo e della maggioranza anche se ci è arrivato molto vicino quando ha detto che “il carcere è diventato una porta girevole”. “Ogni anno si registra il transito in carcere di circa 90.000 detenuti provenienti dalla libertà, ma in cella vi restano per molto poco: 21.
093 fino a 3 giorni, 1.915 fino a 7 giorni, 5.816 fino ad un mese, 5.009 fino a 3 mesi e 9.829 fino a 6 mesi, per un totale di oltre 40.000 persone”. Lui dice che non è colpa solo dei pacchetti sicurezza e della ex Cirielli sulla recidiva, tuttavia ha parlato a nuora perché suocera intenda.
E anche se la parola “amnistia” è bandita, non si vedono altre vie di uscita.

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