venerdì 25 marzo 2011

21 ingiustizie...lo Stato che fa?


Le poesie di Faber sulle magliette create dai detenuti

A che bell´ò cafè, pure in carcere ò sanno fa ca ricetta ca Ciccirinella compagna di cella... Prima pagina, venti notizie, 21 ingiustizie Lo Stato che fa? Si costerna, s´indigna...
di Giuseppe Filetto
Dietro il portone marrone e pesante, da questa parte dove si dice ci sia ancora la libertà, spesso rimangono speranze e sogni. Dall´altro lato delle grate queste non filtrano. Però, qualche volta "succedono cose che uno non immagina, iniziative che perfino ti appassionano, ti impegnano fino a ritrovare la speranza. Quella che hai lasciato fuori". Come sedersi sui banchi di scuola anche a 50 anni, per seguire un corso di Grafica Pubblicitaria, imparare a stampare magliette con incise le frasi delle canzoni-poesia di Fabrizio De Andrè. E se a confessarlo è Giorgio Grasselli, detenuto a Marassi da 3 anni nella quinta ala di massima sicurezza (quella destinata a chi è stato condannato per associazione a delinquere o per partecipazione ad organizzazioni criminali) che fra un mese potrà di nuovo lasciare il carcere, c´è da credergli. Fuori, a Genova, lo attendono una moglie ed una figlia di 30 anni. E la possibilità di ripartire daccapo.

Ieri quel portone pesante e inquietante è stato varcato anche da Dori Ghezzi, che con Faber condivise quattro mesi di "segregazione" sulle montagne di Orosei, il sequestro che poi ispirò la canzone "Hotel Supramonte". «Se oggi ci fosse lui, saprebbe dire le parole giuste - ha precisato la compagna del cantautore genovese - anche noi abbiamo vissuto un´esperienza peggiore del carcere, la prigionia ad opera dei banditi sardi. In quei giorni abbiamo apprezzato molto la libertà. So cosa vuol dire perderla».

Cinquecento versi di poesia (come "Intellettuali d´oggi, dotti di domani, ridatemi il cervello che serve alle mie mani") hanno ispirato otto carcerati ed oggi raccontano le esperienze di chi ha trovato la forza di lasciare la cella, anche se solo per poche ore al giorno, e ritrovarsi in un´altra meno stretta: l´aula, il laboratorio comunque con le grate. Qui con i professori Mirella Cannata, Francesco Fienga e Carlo Imparato, hanno raccolto tutti i versi che il cantautore del "Bombarolo" ha dedicato alla prigione, comunque ad ogni forma di privazione della libertà. «Conoscevo personalmente Fabrizio, quando ancora non capivo che razza di poeta era - dice Giorgio Grasselli - oggi, riascoltando le sue canzoni qua dentro, rimango colpito da frasi come "Quello che non ho", la libertà; "Quello che non mi manca", dietro le sbarre c´è tanta amicizia e solidarietà».

«Fabrizio, segregato in un altro tipo di prigione qui vicino - ha proseguito Dori Ghezzi, riferendosi al cimitero di Staglieno - ha dimostrato che la sua parola continua a percorrere tutte le strade possibili: è un faro inarrestabile». Un veicolo di comunicazione pure su 500 t-shirt, messe a disposizione da Aura Aste della "Bottega Solidale": sono fabbricate in Bangladesh, da cooperative ed aziende che impiegano materiale del posto, nel rispetto dell´ambiente e garantiscono guadagni equi ai lavoratori.

Tutto questo grazie ad un progetto della scuola interna alla casa circondariale, gestita dall´Istituto Vittorio Emanuele-Ruffini. Un programma di recupero e di reintegrazione portato avanti quasi con testardaggine dal preside Nicolò Scialfa e dal direttore del carcere, Salvatore Mazzeo. Un progetto a cui ha creduto l´assessore Milò Bertolotto della Provincia; soprattutto la Fondazione De Andrè.

L´esperienza di Marassi non è l´unica: già tre anni fa i detenuti-studenti da dietro le sbarre riuscirono a pubblicare una guida turistica di Genova. Per due anni consecutivi hanno preparato spettacoli teatrali "Scatenati" e "Sono felice per te", che sono stati messi in scena sia nel capoluogo ligure, sia a Torino.
(10 giugno 2008)

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