domenica 27 marzo 2011

Le cause naturali: il cuore si è fermato


Marcello Lonzi muore nel carcere di Livorno, a 29 anni:
Secondo i giudici che hanno archiviato il caso, il decesso è avvenuto per "cause naturali":
"arresto cardiaco. 
Marcello Lonzi muore nel carcere di Livorno, a 29 anni:
Secondo i giudici che hanno archiviato il caso, il decesso è avvenuto per "cause naturali":
arresto cardiaco. Le evidenti lesioni se le sarebbe procurate da solo, cadendo."
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Nei primi dieci giorni del 2011 quattro detenuti tra i 28 e i 35 anni sono deceduti per cause naturali, mentre un internato di 32 anni si è impiccato nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa (Caserta). Per «cause naturali», sostiene l’Ossevatorio permanente sulle morti in carcere, s’intende che il cuore del defunto si è fermato: e in 3 casi su 4 non è stata disposta l’autopsia. In tutto il 2010 per «cause naturali», in Italia, erano morti 107 detenuti, e la loro età media era di 39 anni: 73 casi sono stati archiviati senza alcuna indagine, dopo che non erano risultati segni di violenza sui corpi, e classificati come decessi causati da malattia. Nei restanti 34 casi è stata avviata un’inchiesta, basata su ipotesi di reato dall’omissione di atti d’ufficio, fino all’omicidio colposo. Finora soltanto 7 procedimenti si sono conclusi, e tutti con un non luogo a procedere. Qualunque sia l’esito delle indagini, resta un dato incontrovertibile che per un detenuto la probabilità di morire per «cause naturali» sia molto più elevata che non per un coetaneo libero. Un importante riscontro in questo senso viene dall’Istat (Annuario statistico italiano 2009 - Mortalità per malattie cardiocircolatorie): nella popolazione italiana la frequenza è di 33 decessi ogni 10 mila persone, e negli under 35 è di 0,65 su 10 mila. «Se in carcere valesse la stessa probabilità statistica» sostiene l’associazione Ristretti Oriuzzonti, «le morti per infarto e simili cause sarebbero non più di 3 - 4 ogni anno, cifre che invece si sono già raggiunte in poco più di una settimana. L’evidenza che si ricava anche dalle statistiche degli ultimi 10 anni (1.740 decessi) è che i detenuti muoiono con una frequenza 20 volte maggiore rispetto ai loro coetanei liberi». La Uil-Pubblica amministrazione Penitenziari lancia una denuncia pubblica sul vitto per i detenuti. «La media nazionale, in base ai vari contratti di appalto, determina che per garantire il vitto (colazione, pranzo e cena) alla popolazione detenuta occorrono 4,15 euro al giorno pro-capite. Stimando una presenza di 68 mila detenuti, occorrerebbero circa 106 milioni di euro. Al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, invece, sono stati assegnati 85,3milioni (da cui occorre detrarre circa 6 milioni, necessari per gli interventi di manutenzione ed acquisto di materiali per le pulizie delle cucine). Ne consegue che, a finanziamenti inalterati, i contratti di appalto non saranno rispettati e la quota pro-capite per il vitto giornaliero (colazione, pranzo e cena) scenderebbe a 3,18 euro».
Da "Panorama.it"

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