Carcere, Sarno: " Svuotacarceri? Nessuna efficacia, ne beneficeranno solo 1.500"
di Bruna Iacopino
Sovraffollamento, malattie infettive, suicidi, sofferenza fisica e psicologica, carenza nelle strutture, nel personale di polizia penitenziaria o nel personale medico, tagli destinati ai progetti volti alle attività ricreative o di reinserimento e uno “svuota carceri” che tutto fa tranne che svuotare… Impietosa l’analisi che Eugenio Sarno, segretario della Uil penitenziari fa della situazione carceraria nel nostro paese, che poche volte riesce ad arrivare a imporsi all’attenzione pubblica ( rara eccezione quella offerta dalla lista di Luigi Manconi nella puntata di ieri a Vieni via con me.) Al record delle presenze, siamo quasi a quota 70.000 si unisce uno stato di degrado generale e generalizzato, tanto che “risulta difficile raccontare le criticità maggiori o stilare una lista degli istituti che stanno peggio- afferma Sarno – sarebbe più facile dire di quei pochi che funzionano.”
Si parte dalle carenze strutturali, con edifici troppo vecchi e obsoleti “l'80% delle strutture del patrimonio immobiliare carcerario risale alla fine dell'800, a questo si sono aggiunti gli effetti dello scandalo delle ‘carceri d'oro’, che seppur recenti cadono a pezzi…” spiega ancora Sarno; per arrivare poi alle criticità dovute al sovraffollamento con carenza di spazi per muoversi o fare attività alternative, finanche alle celle dove i letti a castello raggiungono ormai il soffitto e si alternano a materassi buttati a terra.
E, laddove c’è sovraffollamento e promiscuità, non può non mancare il rischio del propagarsi di malattie infettive, come denunciato nei giorni scorsi, in merito al propagarsi di una para-epidemia di tubercolosi nel carcere di Lecce, con 4 casi accertati.
Da tempo sindacati di settore e associazioni chiedono che lo stato si faccia carico del problema e intervenga con strumenti normativi seri ed efficaci, soprattutto facendo ricorso a quelle misure alternative al carcere che consentirebbero di dare respiro a una situazione che è di fatto esplosiva.
Il Governo ha approntato la sua risposta con il cosiddetto decreto “svuota carceri” approvato al Senato nei giorni scorsi, e che, stando ad associazioni come Antigone, A buon diritto e alla stessa Uil penitenziari rappresenta l’ennesimo specchietto per le allodole: “… per tre ordini di motivi – precisa Sarno- in rapporto a modalità, tempi e destinatari... al di là dell'attenzione mostrata rispetto alla necessità di assumere altro personale di polizia penitenziaria, non andrà a creare alcuna deflazione per le presenze a causa delle numerose restrizioni e individuazioni soggettive che limitano di molto la platea dei destinatari… si è parlato di 7 mila unità, ma, e mi confortano i dati degli addetti ai lavori, i beneficiari saranno solo 1.500.”
Per quanto riguarda le modalità, continua Sarno, si è poi stabilito che siano i tribunali di sorveglianza a concedere questo beneficio che invece avrebbe dovuto essere automatico. I tempi così si allungano e la platea si restringe ulteriormente.
Altro tipo di intervento è quello auspicato invece dalla Uil penitenziari che, tra le altre, chiama in causa una fantomatica riforma della giustizia: “…il 48% dei detenuti sta in carcere senza condanna definitiva, il 24% ( ovvero 16.000 persone) è in attesa di primo giudizio, il che dimostra la necessità di riformare la giustizia e i suoi tempi.”
Nota di fondo, ma non di poco conto, in tempi di bavagli… il “bavaglio” imposto ai dirigenti e agli operatori penitenziari attraverso una discussa circolare, emanata dal Dap nell’estate di quest’anno, e che diffida dal rilasciare dichiarazioni pubbliche, previa preventiva autorizzazione del Dap stesso. Un bavaglio, la definisce Sarno, che impedisce all’opinione pubblica di sapere quello che accade all’interno degli istituti penitenziari italiani e che riguarda non solo i detenuti, ma lo stesso personale.
Si parte dalle carenze strutturali, con edifici troppo vecchi e obsoleti “l'80% delle strutture del patrimonio immobiliare carcerario risale alla fine dell'800, a questo si sono aggiunti gli effetti dello scandalo delle ‘carceri d'oro’, che seppur recenti cadono a pezzi…” spiega ancora Sarno; per arrivare poi alle criticità dovute al sovraffollamento con carenza di spazi per muoversi o fare attività alternative, finanche alle celle dove i letti a castello raggiungono ormai il soffitto e si alternano a materassi buttati a terra.
E, laddove c’è sovraffollamento e promiscuità, non può non mancare il rischio del propagarsi di malattie infettive, come denunciato nei giorni scorsi, in merito al propagarsi di una para-epidemia di tubercolosi nel carcere di Lecce, con 4 casi accertati.
Da tempo sindacati di settore e associazioni chiedono che lo stato si faccia carico del problema e intervenga con strumenti normativi seri ed efficaci, soprattutto facendo ricorso a quelle misure alternative al carcere che consentirebbero di dare respiro a una situazione che è di fatto esplosiva.
Il Governo ha approntato la sua risposta con il cosiddetto decreto “svuota carceri” approvato al Senato nei giorni scorsi, e che, stando ad associazioni come Antigone, A buon diritto e alla stessa Uil penitenziari rappresenta l’ennesimo specchietto per le allodole: “… per tre ordini di motivi – precisa Sarno- in rapporto a modalità, tempi e destinatari... al di là dell'attenzione mostrata rispetto alla necessità di assumere altro personale di polizia penitenziaria, non andrà a creare alcuna deflazione per le presenze a causa delle numerose restrizioni e individuazioni soggettive che limitano di molto la platea dei destinatari… si è parlato di 7 mila unità, ma, e mi confortano i dati degli addetti ai lavori, i beneficiari saranno solo 1.500.”
Per quanto riguarda le modalità, continua Sarno, si è poi stabilito che siano i tribunali di sorveglianza a concedere questo beneficio che invece avrebbe dovuto essere automatico. I tempi così si allungano e la platea si restringe ulteriormente.
Altro tipo di intervento è quello auspicato invece dalla Uil penitenziari che, tra le altre, chiama in causa una fantomatica riforma della giustizia: “…il 48% dei detenuti sta in carcere senza condanna definitiva, il 24% ( ovvero 16.000 persone) è in attesa di primo giudizio, il che dimostra la necessità di riformare la giustizia e i suoi tempi.”
Nota di fondo, ma non di poco conto, in tempi di bavagli… il “bavaglio” imposto ai dirigenti e agli operatori penitenziari attraverso una discussa circolare, emanata dal Dap nell’estate di quest’anno, e che diffida dal rilasciare dichiarazioni pubbliche, previa preventiva autorizzazione del Dap stesso. Un bavaglio, la definisce Sarno, che impedisce all’opinione pubblica di sapere quello che accade all’interno degli istituti penitenziari italiani e che riguarda non solo i detenuti, ma lo stesso personale.
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