mercoledì 29 giugno 2011

Le tshirt di Marassi


Nel carcere di Marassi nascono le tshirt equo-sociali realizzate dai detenuti

Genova - L’anno scorso hanno prodotto 25.000 magliette, con i versi delle canzoni di Faber De Andrè, per i concerti di Franco Battiato, Vinicio Capossela, Vasco Rossi e altri grandi della musica e continuano a farne, aggiungendo alle t-shirt anche borse di stoffa - ne stanno preparando 12.000 - e li attendono altre richieste. Sono i cinque detenuti della sezione Alta Sicurezza del carcere di Marassi impegnati, con borse lavoro, nel progetto O’Press di Bottega Solidale con la Direzione della Casa Circondariale e l’istituto scolastico Vittorio Emanuele II - Ruffini che hanno incontrato nel loro laboratorio l’assessora provinciale alle carceri Milò Bertolotto con il direttore dell’istituto penitenziario Salvatore Mazzeo, il comandante della Polizia penitenziaria Massimo Di Bisceglie e Carlo Imparato di Bottega Solidale. Tre di loro in questi giorni sono impegnati anche negli orali dell’esame di maturità, uno iscritto a Scienze dell’Educazione sta preparando per ottobre un esame all’università, e un altro vorrebbe iscriversi a Giurisprudenza. Nel laboratorio del carcere di Marassi si progetta al computer la grafica per le magliette, gli shopper, ma anche manifesti e locandine di eventi e concerti “e per ogni t-shirt proponiamo più idee - dice una delle persone detenute – che vengono valutate con Bottega Solidale e quando la scelta è definitiva iniziamo a stampare le magliette con una speciale macchina serigrafica il cui telaio permette di lavorarne quattro contemporaneamente e per ognuna di usare anche colori differenti.” I tessuti arrivano dal mercato etico ed equo-solidale (le forniture più recenti sono di una cooperativa tessile di donne del Burkina Faso) e le tinture dei disegni e delle frasi riprodotte sulle t-shirt sono naturali, ma fissate con procedimento indelebile e resistente al lavaggio. “Questo progetto – dice Milò Bertolotto – è un esempio, molto bello e concreto, di quello che unendo forze e idee si può fare per creare nuovi ponti tra il carcere e la società, formando e preparando al reinserimento le persone recluse anche con la partecipazione costante e preziosa della Polizia penitenziaria. Il carcere deve essere il più aperto possibile e il territorio e le sue istituzioni devono saper dedicare grande attenzione alle persone che vi sono detenute e a chi vi lavora. Noi per la nostra parte cerchiamo di farlo con atti concreti, dando sostegno per quanto ci consentono le risorse disponibili, a progetti e iniziative specifiche, come la falegnameria di Marassi, gli eventi teatrali, la formazione. E con questo laboratorio abbiamo realizzato i nuovi ‘biblioshopper’, un’iniziativa congiunta del mio assessorato e di quello alla cultura dell’assessora Anna Dagnino, per i libri con cui la Provincia rifornisce le biblioteche del territorio. Il logo è stato ideato da un detenuto di Chiavari e le nuove borse di tessuto equo-solidale riforniranno di volumi anche la biblioteca del carcere del Tigullio”. Il progetto O’Press è nato “quasi per gioco nel 1999 – racconta Carlo Imparato – quando abbiamo iniziato a stampare le prime cinquecento maglietta per l’omaggio a Fabrizio De Andrè, che sono state acquistate in un attimo. Da allora il laboratorio si è consolidato, sviluppato con il sostegno della Direzione della Casa circondariale e della Polizia Penitenziaria, e continua a lanciare il suo messaggio equo-sociale oltre le sbarre.” Le carceri stanno scoppiando e più di tante parole lo dicono i numeri: 70.000 detenuti in Italia, 820 – il doppio della capienza – a Marassi, dove mancano all’organico 160 agenti della Polizia Penitenziaria, il 30% degli effettivi sulla carta. “Per sovraffollamento e carenze d’organico questo è uno dei periodi peggiori per l’amministrazione penitenziaria – dice il direttore Mazzeo – e servono strumenti idonei e urgenti per deflazionare le carceri, però nonostante tutto si riescono a realizzare iniziative bellissime e importanti come questa, dimostrazione che se ci sono la volontà, le idee e la partecipazione possono prendere vita progetti originali e spendibili nel far acquisire ai detenuti competenze importanti anche per il dopo carcere. Qui siamo in Alta Sicurezza, la sezione dei reati più gravi, ma anche in questo contesto particolarmente complesso e difficile si può lavorare e far crescere la cultura del lavoro e della legalità”. Un impegno al quale tutto il personale della Polizia Penitenziaria si dedica “con grande convinzione - dice il comandante Massimo Di Bisceglie – perché i nostri compiti, oltre ovviamente alla sicurezza, sono molto importanti per tutte le attività trattamentali che preparano il reinserimento.”

fonte: Città di Genova

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