domenica 19 giugno 2011

PER LEI SIGNOR MINISTRO DA PARTE NOSTRA

PER LEI SIGNOR MINISTRO DA PARTE NOSTRA:
Caro ministro Alfano, ce l’ha un momento?
Certo, non è stato per colpa dell’agente o del dirigente di polizia penitenziaria troppo severo che una famiglia di sventurati palermitani è stata maciullata sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. 

Però, suvvia: il detenuto da visitare non era Totò Riina, la famiglia veniva da Palermo, fino a Paola aveva fatto un lungo viaggio e un lungo viaggio l’attendeva al ritorno. 
C’erano soprattutto due bambine di otto e due anni.
 Davvero il detenuto Cardella Francesco, condannato ad anni uno mesi quattro di reclusione (e che tra poco sarà libero), non poteva incontrarsi con i familiari?
Nell’era delle supertecnologie, il documento mancante non si poteva recuperare in extremis?
Veramente l’unica soluzione era rimandare indietro con le pive nel sacco sei persone, comprese due bambine di otto e due anni? Ha mai viaggiato, ministro, con mezzi normali, in un’auto piena, con bambini…?
Summum jus, summa iniuria, insegnavano i romani: se il diritto si applica in maniera troppo rigida, diventa iniuria, offesa antigiuridica, l’esatto contrario del diritto.

 Attenzione, qui non si ragiona col senno del poi e non si vuole gettare la croce addosso a chi in fondo ha fatto – magari con un po’ troppo zelo – solo il proprio dovere. Né si vuol dire che se magari i cinque disgraziati poi morti sotto un Tir fossero riusciti a entrare nel carcere calabrese, tre poveracci e due bambine di otto e due anni sarebbero ancora vive. Di sicuro il papà le avrebbe viste l’ultima volta vive. Ma non è questo il punto.
Il punto, caro ministro, è che c’è un’umanità dolente, disgraziata, fatta non solo di mafiosi e di criminali organizzati ma di piccoli delinquenti e minuscoli banditi o di occasionali mascalzoni che finiscono in galera e nel tritacarne del sistema carcerario e del processo penale. 

Attorno a loro ruota un’altra umanità dolente, fatta di bambini trascinati dal colloquio in carcere all’udienza in tribunale, alla quale per regolamento non possono assistere e che dunque quotidianamente vediamo giocare negli atri del palazzo di giustizia. In molti, prima di entrare al palazzaccio, mai avevano visto tanto spazio in vita loro: e sapesse, ministro, come sono inconsapevolmente felici di giocare in piena libertà, aspettando di poter vedere, in una pausa del processo, il papà, lo zio, il fratello, il cugino, il nonno nella cella dell’aula di udienza.
È un’umanità verso la quale l’atteggiamento comune di noi che abbiamo studiato, che lavoriamo, che abbiamo un reddito più o meno certo, è quello della puzza al naso, che il naso ce lo fa storcere.

 È però un’umanità che si sottopone anche a sfibranti attese davanti agli ingressi delle carceri, sotto il sole e con la pioggia, per ore e ore, o che approfitta degli spazi lasciati colpevolmente liberi per liberamente conversare con i familiari e gli amici detenuti, sotto le mura dell’Ucciardone.
Ed essendo un’umanità, che di certo a noi non piace, va tuttavia trattata in modo umano. 

Senza spaccare, più o meno motivatamente, il capello in quattro con lo sconosciuto Cardella Francesco. 
Magari ricordando che ai tempi del Grand Hotel Ucciardone quelli che facevano i loro comodi erano i mafiosi, i pericolosissimi capi detenuti di Cosa nostra, e allora sì che ci voleva coraggio, a fare il proprio dovere. Ne sono prova quegli agenti e sottufficiali di polizia penitenziaria, eroi loro malgrado, che a quel sistema “allegro” si opposero, rimettendoci la vita.
La severità, lo zelo, i regolamenti, illustre ministro (in realtà quasi ex ministro), vanno applicati sempre cum grano salis.
Per non ritrovarsi domani, l’agente personalmente e lo Stato che lui rappresenta, col dubbio: e se quel giorno li avessi fatti entrare, due bambine di otto e due anni avrebbero avuto un futuro, anziché morire in autostrada senza nemmeno avere visto il papà in galera?



Fonte: Anna Rita Varone - Facebook

Incidente stradale A3 Salerno Reggio Calabria: 4 morti
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Ultima modifica: 15 giugno 2011 - 11:36
VIBO VALENTIA / Un incidente stradale sull’autostrada A3 Salerno Reggio Calabria ha provocato la morte di 4 persone e il ferimento di altre 2: tra le vittime anche 2 minori:GUARDA IL VIDEO
Tra i feriti una bambina di 8 anni giudicata gravissima. L’incidente è avvenuto al chilometro 373 tra gli svincoli di Mileto e Rosarno, in un tratto a doppio senso di circolazione.
Un tir si è scontrato con una Toyota. L’autista del camion è illeso. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine e i veicoli di soccorso. La Polstrada di Vibo Valentia facendo chiarezza sulle cause dell’incidente, le cui cause sono ancora da chiarire.

fonte: CronacaLive

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