martedì 7 giugno 2011

Dai loculi di Spoleto un saluto affettuoso a tutti i lettori


Spoleto      sabato 9 maggio 2011
In carcere vive una categoria di persone molto biasimevole. Lo stato li rinchiude per tentare di redimerli e portarli sulla retta via, semmai questi si fossero trovati in qualche modo su quella errata. Questo, e un senso di umanità verso i reclusi, sancisce la costituzione italiana in modo perentorio. Ma questo pare che non interessi a nessuno, anzi, pare che a qualcuno, addirittura, si sia arrogato il diritto di fare morire assiderati o in cella o sotto le docce  i carcerati. Almeno, questo è quello che succede a Spoleto, carcere definito da molti detenuti, non si capisce secondo quali criteri, il fiore all’occhiello delle prigioni italiane.
In poche parole, quello che succede in questo carcere, è umanamente, oltre che anomalo, è umanamente inconcepibile. Sicuramente  non degno di un paese civile, sostenuto tra l’altro, da onesti contribuenti che versano parte dei loro guadagni nelle tasche dello Stato, anche per fare vivere i carcerati in modo dignitoso, mentre, nonostante il clima freddo e umido che c’è in questa zona, non sono stati quasi mai accesi i riscaldamenti durante le stagioni invernali, né tantomeno è stata erogata l’acqua calda in modo continuo nelle docce. L’acqua calda, di volta in volta, arriva subito dopo che si accenna timidamente ad un principio di protesta. Per durare non più dei dieci/quindici giorni successivi. Dei riscaldamenti non ne parlano nemmeno gli stessi carcerati. Forse sono fatti di ferro, boh?
Vorrei sapere chi è la perla di galantuomo che sperpera, per farne chissà che cosa, la parte di soldi versata dai contribuenti onesti, proprio per tutelare l’igiene e la salute dei reclusi.
Si tolga, in modo dignitoso, la maschera che porta, e dica, senza ipocrisia cosa ne sta facendo (e cosa ne vorrà fare) dei detenuti di Spoleto.
So con certezza che non  è in grado di farlo. Per fare certe cose bisogna essere uomini, e una persona in grado di fare certe cose, e che per farle, nasconde da dietro una maschera il suo vero volto, non ha la benchè minima sembianza di un uomo vero.
L’importante è che almeno i lettori di questo messaggio sappiano come stanno realmente le cose in carcere.
Dai loculi di Spoleto un saluto affettuoso a tutti i lettori
Tommaso Amato

fonte: Le Urla dal silenzio



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