giovedì 9 giugno 2011

la storia del 41 bis


Per tutti coloro che da poco, come la sottoscritta, si interessano al problema carcerario, un interessante articolo del 2003 che spiega cosa si intende per 41bis.

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Ma cosa è il CARCERE DURO?

Lino Volzone, L'Erroneo, 11 gennaio 2003

Correva l’anno 1992 quando nel nostro bel paese si consumava la famosa strage di Capaci. La mafia uccideva Giovanni Falcone. Lo stato democratico, allora rappresentato da Andreotti come capo del governo e Martelli ministro della giustizia, sentendosi ferito ed umiliato, decide di far nascere un carcere del tutto speciale, un carcere più “vero” rispetto a quello che fino ad allora era… nasce così il cosiddetto “carcere duro”, o anche comunemente chiamato “41 bis”. 
Ecco dove sono le radici della regolamentazione carceraria del 41 bis che oggi torna a far parlare di sè, nel lontano ’92. Dieci anni fa si istituiva, quindi, il 41 bis come arma contro l’organizzazione mafiosa e i detenuti del 41 bis, sin dalla sua nascita, erano quasi tutti mafiosi. È doveroso dire che sotto le grinfie del terribile 41 bis non sono finiti solamente i temuti e pericolosi mafiosi, per cui lo stesso carcere era stato progettato e voluto, ma anche detenuti che definiremmo “comuni”, i quali hanno dovuto fare conti col carcere duro per via di inceppamenti della vecchia macchina giudiziaria e burocratica italiana, o chissà per quali altri oscuri motivi. È questo il caso di Giuseppe Chierchia, ma si sa che tutti possono sbagliare… cosa volete… non possono sbagliare anche gli uomini di legge?!
Comunque quello che adesso vorremmo focalizzare con più attenzione è questo benedetto (…per alcuni, maledetto per altri) carcere duro. Si tratta ovviamente di una pena carceraria particolare per cui, dalla sua istituzione, sono state create aree specifiche.
Nella nostra Italia, oggi, le strutture carcerarie che sono fornite di specifici bracci per il 41 bis sono 13, sparse da Novara fino a Napoli. Generalmente la sessione per i 41 bis è una sorta di palazzina staccata dal resto del carcere e in 6 delle 13 strutture sono presenti ambienti speciali per i detenuti eccellenti come Totò Riina o Bagarella. Al momento di detenuti eccellenti se ne contano 17. In pratica è un carcere speciale per detenuti speciali! 
I “fortunati” prigionieri che devono scontare la pena sotto 41 bis stanno, infatti, in celle singole ma con delle finestre del tutto particolari perché dispongono di ben tre tipi di sbarramenti: il primo fatto con sbarre vere e proprie, il secondo da una rete abbastanza fitta ed il terzo è in pratica una tapparella dalla quale passano pochissima aria e pochissima luce. Quest’ultima barriera con l’esterno è tra i prigionieri chiamata simpaticamente gelosia.
In queste confortevoli celle i detenuti ovviamente non possono tenere nessun oggetto, o meglio… possono tenere con sè un massimo di un libro, ma oltre quello nulla di nulla, niente fotografie e niente giornali, niente musica. La posta è tutta controllata e possono ricevere al massimo 2 pacchi postali al mese. I colloqui per i detenuti del 41 bis sono quasi impossibili, limitati al numero di uno al mese ed il contatto fisico con i parenti è completamente annullato da un vetro spesso e alto fino al soffitto; per parlare con i familiari bisogna dunque usare un citofono. Nei casi specifici dei carceri di Viterbo e L’Aquila i colloqui avvengono in stanze piccole quanto due cabine telefoniche grandi un metro per un metro. I detenuti sotto 41 bis hanno diritto ad abbracciare solamente i figli sotto i 12 anni, in incontri non superiori ai 10 minuti, in altre stanze senza vetro divisorio e durante tali incontri sono ovviamente sottoposti a videoregistrazione. L’ora d’aria esiste ma spesso è solo un modo di dire o un’ora come un’altra, dato che gli spazi del passeggio sono nella gran parte di queste prigioni ridottissimi. 

C’è da immaginare che tali reclusi sperino solo nelle date dei processi per poter vedere altri esseri umani e per spezzare la monotonia, ma a questi detenuti è stato tolto persino il diritto ad essere presenti in aula durante le udienze. I processi per questi prigionieri, infatti, devono essere svolti in video conferenza dall’interno della galera.
Questo tipo di carcere prima del 23 Dicembre scorso era solo una sorta di “eccezione”, un trattamento speciale per i mafiosi, che doveva essere riconfermato da chi di dovere ogni sei mesi. Dal 23 Dicembre 2002, però, le cose sono un po’ cambiate e questo sistema carcerario è entrato ufficialmente a far parte integrante del nostro sistema carcerario. Lo ha voluto ad unanimità la commissione Giustizia del Senato della Repubblica e così eccolo qua, a garantire la giustizia e a scoraggiare l’ingiustizia. Era ora!!! qualcuno soddisfatto esclamerà. E qualcun altro invece no…
Oltre a rendere fisso e regolare il 41 bis, la “giusta” Commissione di Giustizia del Senato (dato che c’era…) ha voluto fare le cose per bene ed in grande e ha pensato allora di estendere il regime di 41 bis anche a terroristi, narcotrafficanti e schiavisti (con i tempi che corrono… meglio abbondare!)
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Tremate malfattori, la giusta legge non guarda in faccia nessuno, mafiosi, terroristi… tremate tutti. Già perché è certo che il carcere duro serve si ad ostacolare ogni contatto tra i detenuti e l’esterno, ma è anche vero che un secondo fine per nulla celato c’è, ed è proprio quello di servire da monito per chiunque osi anche solo pensare di sfidare le sacre fondamenta della democrazia.
E poi diciamoci la verità… dopo l’11 Settembre per lo Stato italiano avere un’aria da “duro” è proprio importante.
Qualcuno, però, evidentemente non la pensa così perché, qualche domenica fa, tra gli spalti dello stadio di Palermo, durante una partita, è comparso un grande striscione dove era scritta la frase “UNITI CONTRO IL 41 BIS”. Subito è stato scandalo. Non si può (ovviamente secondo alcuni) essere contro il 41 bis, perché ciò significa essere con la mafia o con i terroristi. Si apre, perciò, la caccia a quei birbanti ultrà che hanno esibito quell’infame striscione, sicuramente sono dei poco di buono e anzi… con molta probabilità sono anch’essi dei mafiosi degni del 41 bis.
Noi dovremmo essere tutti uniti e compatti nel difendere tale sacro regime carcerario, dovremmo tutti insieme riflettere e capire che il 41 bis è la cosa più bella che c’è e che se non esistesse sarebbe tutto peggio di adesso. La mafia non avrebbe paura di nessuno, i terroristi nemmeno, i narcotrafficanti peggio ancora… mamma mia!
Eppure, a dirla tutta… tutti a sostegno del 41 bis non siamo, non solo gli ignoti ragazzi ultrà palermitani sono contro il carcere duro, ma anche una gran parte della popolazione.
Sono in molti a credere che tale regime carcerario è un continuo oltraggio ai diritti dell’uomo. OK, le persone che hanno a che fare col 41 bis non sono proprio delle personcine a modo, ma chi è lo Stato per togliere addirittura anche il diritto alla socialità ad un essere umano? È verissimo, il 41bis è nato per ostacolare i rapporti e quindi le comunicazioni dei detenuti con l’esterno e con gli altri detenuti, ma è anche vero che spesso la durezza di tale carcere è servita a ben poco. Lo dimostrano le parole del pentito Luigi Giuliano che ha spiegato bene a tutti come i severi controlli alla fine vengano elusi regolarmente. Ecco allora che il 41bis, spogliato della sua intenzione primaria, restava solamente un inutile strumento di tortura nei confronti di esseri umani che, seppur non allineati con il volere dello stato, restano pur sempre esseri umani. Certo… probabilmente il caso del sig. Giuliano è solo un caso a sé, un’eccezione che forse non fa la regola, ma di sicuro nessuno lo saprà mai, nessuno può infatti veramente dire se il 41 bis serve nei fatti a ostacolare le comunicazioni oppure è solo uno sciocco strumento di tortura. Eppure dal 23 Dicembre il 41 bis è “regola”. Lo ha voluto lo Stato che si dichiara democratico ma, come abbiamo visto, dentro le sessioni del 41 bis di democratico c’è veramente poco.
Dal regime di 41 bis si può uscire, è vero, basta rinnegarsi, pentirsi, chinarsi al volere dello Stato. Altro palese motivo per cui il 41 bis continua ad esistere e anzi a rafforzarsi nella nostra democrazia, è proprio quello di rendere la vita del carcerato talmente impossibile, talmente aspra e brutta da annientarlo dentro, per farlo pentire in maniera coatta. Ci chiediamo a cosa possa servire il pentimento coatto di un mafioso o di un terrorista ad uno Stato e ci chiediamo pure se stiamo ancora parlando di un tipo di carcere di un paese democratico o se abbiamo fatto confusione con le carceri iraniane o turche. No, non abbiamo fatto alcuna confusione, stiamo ancora parlando di qualcosa appartenente alla nostra bell’Italia “patria di civiltà” e alla nostra amata e sbandierata democrazia… purtroppo.
www.ecn.org/filiarmonici/41bis-030111.html 

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