giovedì 2 giugno 2011

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GUANTANAMO: IMPUTATI 11/9 RISCHIANO CONDANNA A MORTE
Khalid Sheikh Mohammed
Khalid Sheikh Mohammed
1 giugno 2011: i procuratori militari USA hanno presentato nuove accuse contro Khalid Sheikh Mohammed, che ha ammesso essere la mente dietro gli attentati dell’11 Settembre, e quattro suoi presunti complici, prigionieri a Guantanamo Bay.
Le accuse di omicidio e cospirazione potrebbero portare alle loro condanne a morte.
I cinque prigionieri sono stati in precedenza accusati a Guantanamo in reazione agli attentati, tuttavia le accuse erano state fatte cadere quando l’amministrazione Obama ha cercato di spostare i processi nei tribunali civili Usa, tentativo poi
abbandonato lo scorso aprile.
Le nuove accuse sono simili a quelle avanzate sotto l’amministrazione
del Presidente Bush.
I cinque uomini sono accusati di cospirazione, omicidio in
violazione della legge di guerra, attacco contro civili, attacco
contro obiettivi civili, distruzione di proprietà in violazione
della legge di guerra, dirottamento aereo e terrorismo.
Il Pentagono ha detto che Khalid Sheikh Mohammed
ha ammesso di essere responsabile “dalla A alla Z”
per gli attacchi del 2001 a New York e Washington, che
causarono la morte di circa 3.000 persone.
E’ stato catturato in Pakistan nel marzo 2003 e spedito nel
centro detentivo Usa di Cuba nel 2006.
Nel 2007 Mohammed ha sostenuto di essere stato torturato
a Guantanamo Bay. Documenti CIA confermano
che ha subito 183 volte il “waterboarding”, l’annegamento simulato.
Gli altri quattro imputati sono Waleed bin Attash, yemenita;
Ramzi Binalshibh, uno yemenita che avrebbe aiutato nella ricerca
di una scuola di volo per i dirottatori; Ali Abd al-Aziz Ali,
che avrebbe aiutato nove dei dirottatori ad entrare negli Usa;
e Mustafa Ahmad al-Hawsawi, saudita accusato di aver fornito
 ai dirottatori soldi, abiti e carte di credito.
L’intenzione originaria del Presidente Barack Obama
era quella di chiudere Guantanamo Bay e di far processare
 i cinque da tribunali federali sul suolo USA.
Ha abbandonato questo proposito ad Aprile a causa della contrarietà
del Congresso.
I cinque saranno invece processati da commissioni militari, a Guantanamo Bay.

GAZA: CONDANNATO A MORTE PER SPIONAGGIO
Il logo del Centro Palestinese per i Diritti Umani
Il logo del Centro Palestinese per i Diritti Umani
31 maggio 2011: il tribunale militare di Gaza City ha condannato all’impiccagione un uomo dopo averlo riconosciuto colpevole di spionaggio in favore di uno Stato nemico (Israele), in violazione del Codice Penale Rivoluzionario Palestinese del 1979.
Lo rende noto il Centro Palestinese per i Diritti Umani che identifica il condannato come Fadel Msallam Shallouf, 26 anni, originario della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Shallouf era stato sequestrato il 10 gennaio 2010 da alcuni membri dei Comitati di Resistenza Popolare di Rafah e consegnato il 17 gennaio 2010 ai Servizi di Sicurezza Interni.

IRAN: OMICIDA GIUSTIZIATO DA FIGLIO DELLA VITTIMA
28 maggio 2011: secondo il sito web Ebrat News, legato alle autorità iraniane, il giovane che due giorni fa ha partecipato all’esecuzione di Mehdi Faraji, avvenuta in pubblico a Qazvin, ha 23 anni e si chiama Ali.
Il ragazzo – sostiene la stessa fonte – sarebbe il figlio di Kimia, una delle donne uccise da Mehdi.
Nel riportare due giorni fa la notizia dell’impiccagione, l’organizzazione Iran Human Rights, basandosi su testimonianze oculari, aveva parlato di un ragazzo che avrebbe
 avuto il compito di togliere la sedia su cui Mehdi, con il cappio al collo, era stato fatto salire.
Scrive l’Ebrat News: “Non si tratta di un minorenne, come sostenuto da certi siti…
i cosiddetti difensori dei diritti umani hanno dimenticato che, in accordo
 con la qesas (legge dell’occhio per occhio) in caso di omicidio (in Iran),
 l’esecuzione deve essere effettuata dalla famiglia o dal figlio maggiore della vittima.

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