sabato 11 giugno 2011


S'impicca in carcere
È il quarto caso in meno di un mese

Il ragazzo che si è impiccato è sotto inchiesta per sesso con minori
Il ragazzo che si è impiccato è sotto inchiesta per sesso con minori

C. L.
TORINO
Impiccato con i lacci delle scarpe alla grata del bagno, all’ora di pranzo. Così ha scelto di morire Abdellaziz Chaja, 18 anni, marocchino, arrestato un mese fa per droga, resistenza a pubblico ufficiale e violazione di domicilio, ma sott’inchiesta anche per «atti sessuali» con due sorelle, di 17 e 13 anni. Il giovane è ricoverato in condizioni disperate al Maria Vittoria. Nell’ultimo mese, altri tre detenuti delle «Vallette» hanno deciso di uccidersi. Una situazione che aveva già sollevato le proteste del sindacato. Su tutti, Leo Beneduci, segretario del sindacato della polizia penitenziaria Osapp: «È una strage continua. E la polizia penitenziaria è sempre più abbandonata al destino di prendere atto del disastro delle carceri italiane. È evidente che l’unica soluzione è incrementare l’organico con un provvedimento straordinario, quello che il ministro Alfano promette e non mantiene».

Il direttore Pietro Buffa aveva deciso di correre ai ripari, con un progetto che potesse coinvolgere i carcerati per andare in aiuto dei stessi compagni di detenzione. «Detenuti volontari saranno formati per sostenere i compagni di cella o di sezione che mostrino fragilità, disagio psicologico e che siano considerati a rischio suicidio», aveva spiegato. Con una precisazione: «Con questo non intendiamo assolutamente sostituire il personale di polizia penitenziaria né quello medico. Ci siamo ispirati ad esperienze adottate in carceri anglosassoni. I volontari offriranno supporto, dialogo e vicinanza».

Con Chaja, il programma non è servito. È stato arrestato il 5 maggio, in un alloggio in zona Santa Rita. Era andato a trovare due sorelle di origine romena, una di 17 e una di 13. Per un po’, era stato il fidanzatino della più grande. Alla madre, questa storia non andava giù. Il ragazzo non le piaceva. Lei fa la badante, lavora tutto il giorno e non può controllare le figlie in continuazione. Quel giorno, lo ha trovato in casa, nonostante il suo divieto. Lui bazzicava sovente quell’alloggio. Gli piacevano le due sorelle, tanto che dopo la grande è passato a frequentare pure la piccola. Incontri sessuali consensuali. Ma, secondo la legge, sono un reato. Era questa l’accusa che pesava a Chaja. Anche se a tenerlo in carcere erano i 20 grammi di hashish che aveva in tasca quando è stato arrestato e la resistenza agli agenti che lo volevano portare via.

«Il 25 maggio, il Tribunale della Libertà ha respinto il ricorso per la scarcerazione di Abdellaziz», spiega il difensore, Alessandro Gasparini. Da quel giorno, l’avvocato non ha più visto il suo cliente. Ieri, la notizia del tentativo di suicidio.



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