giovedì 2 giugno 2011

l carcere duro raccontato dal boss. Tra pestaggi, torture e isolamenti


l carcere duro raccontato dal boss. Tra pestaggi, torture e isolamenti

Vincenzo Stranieri, numero due della Sacra Corona Unita, ha preso la biro e ha descritto la vita in regime di 41 bis

Mercoledí 04.08.2010 11:00


vincenzo stranieri
Vincenzo Stranieri

Di Francesco Oggiano

"Ci tengono chiusi nelle celle come topi in gabbia. Questo è il carcere che ho vissuto e che sto vivendo da 25 anni. Reinserimento, rieducazione, risocializzazione? Tutte puttanate stratosferiche".

Cosa succede se un boss mafioso decide di scrivere un libro per "far capire alla gente cos'è realmente il carcere"? Capita che alcuni ascoltino le sue parole e ci riflettano su. Altri, invece, decideranno di lasciar correre, pensando che chi è dietro le sbarre in fondo se lo è meritato e ben gli sta. In ogni caso, ogni pagina di quel libro piomberà come un diretto nella pancia del lettore.
DENTRO UNA VITA - In Dentro una vita (Edizioni Reality Book), di Nazareno Dinoi, il boss pugliese Vincenzo Stranieri racconta i suoi 18 anni in regime di 41 bis, il carcere duro istituito nel 1993 e previsto per gli appartenenti alle organizzazioni criminali mafiose. Una vita fatta di isolamenti, punizioni e trasferimenti continui. Classe 1960, Vincenzo Stranieri entrò in carcere a 24 anni e non ne uscì più. Originario di Manduria, in provincia di Taranto, è l'impersonificazione della fulminea ascesa criminale: da bullo di paese a numero due della Sacra Corona Unita, la mafia pugliese.
LA CARRIERA CRIMINALE - Esperto di furti d'auto, a 15 anni entra per la prima volta in carcere, destinato a riuscirvi e rientrarvi per un'interminabile serie di volte. Sul finire degli anni 70 compie il salto di qualità. La Puglia, fino ad allora territorio vergine per la mafia, inizia a fare gola alle altre organizzazioni criminali. Raffaele Cutolo in testa, che decide di istituire la Nuova Grande Camorra Pugliese, affiliando una novantina di delinquenti locali che faranno da manovalanza per il traffico delle sigarette. Tra i prescelti, c'è Stranieri. Dopo Cutolo, arrivano i calabresi, che affidano a Pino Rogoli, ex piastrellista di Mesagne (Brindisi) l'autorità per fondare la Sacra Corona Unita. In questa orgainzzazione il manduriano Stranieri si colloca al secondo posto. E' lo stesso Rogoli a innalzarlo al grado di Tre Quartino con diritto di medaglia e ad affidargli la gestione di tutta la provincia di Taranto. E' ancora un ragazzino, Stranieri. Non supera i 23 anni.
POI VENNE CAPACI - Il 7 giugno del 1984 entra in carcere per l'ultima volta. Non è una detenzione semplice, la sua. Il 23 maggio del 1992, dieci ore dopo che mezza autostrada di Capaci era saltata in aria portandosi via il giudice Falcone, viene prelevato dai carabinieri in assetto da guerra, caricato su un elicottero e portato all'Asinara, nel nuovo ordinamento carcerario del 41 bis. Assieme a lui altri 236 boss mafiosi del calibro di Bernardo Brusca, Raffaele Cutolo, Michele Greco e Giuseppe Piromalli. Da 18 anni il boss tarantino vive separato dal mondo da un vetro che gli impedisce qualsiasi contatto con l'esterno.
UN UOMO D'ONORE - Oggi, dietro il convincimento della figlia, ha deciso di parlare. Non di vuotare il sacco sui suoi reati, sia ben inteso: Stranieri è e resta un "uomo d'onore". "Resta prigioniero del giuramento di sangue che fece alla Sacra Corona Unita tanti anni fa e che si porterà nella tomba. Nel libro, infatti, non ammette nessun reato, se non la partecipazine ad alcune risse". Nazareno Dinoi, il coautore del libro, non ha mai conosciuto Stranieri: "Abbiamo avuto una collaborazione epistolare - spiega - lui scriveva dietro le sbarre, io dietro la scrivania". Lui, Stranieri, ha preso la biro e ha dato forma alle giornate interminabili vissute dietro le sbarre, tra procedure di trasferimento, pestaggi subiti dai secondini, risse con gli altri detenuti, esasperate ricerche dell' intimità sessuale e riscoperte della fede cattolica.

vincenzo stranieri
Il boss in una
foto recente

LA SCHIZOFRENIA - Oggi, Stranieri, "è impazzito, al limite della schizofrenia, imbottito giorno e notte di psicofarmaci. Parla con Gesù, con Padre Pio, con la Madonna. Pochi mesi fa versava in gravi condizioni e i magistrati gli hanno permesso di ricevere in carcere la figlia, per la quale ha una debolezza affettiva. Ma ha rifiutato di abbracciarla. Una voce, ha raccontato, gli diceva che quella non era sua figlia".
IL 41 BIS - Colpa del carcere duro? L'opera è oggetto di diverse critiche. In molti, magari con negli occhi le immagini delle stragi del '92-'93 ne condannano il falso perbenismo. Dare voce a un ex capo-clan con più di 200 uomini ai suoi ordini che si lamenta delle condizioni disumane cui è sottoposto, in effetti, può dar fastidio a qualcuno. "Nel libro - si difende Dinoi - Stranieri non è dipinto come un santo. E' un criminale, ed è giusto che paghi". La filosofia dello stesso Stranieri è disarmante: "La mia vita è questa, è stata questa; se non mi pento non giudicatemi come un impenitente ma come uno che sa di aver commesso degli errori e che sta pagando ma che vuole pagare nel rispetto delle regole e delle leggi".
LA POLEMICA - Stranieri si è documentato, si è informato, ha studiato le materie giuridiche sino al punto di prepararsi da solo le memorie dei ricorsi che ama condividere con il proprio avvocato. Stranieri non è un vigliacco, ma pretende rispetto. "Non sono contrario al 41 bis. Aborro solo la sua inutile reiterazione - spiega Dinoi - Diciotto anni fa c'era una guerra in corso tra mafia e Stato. Il carcere duro è servito a isolare i boss dai loro adepti, a privarli del potere e costringerli a collaborare con la giustizia. Ma non ha senso reiterare questo isolamento per 18 anni a persone che non possono più nuocere in alcun modo. E poi i giudizi sommari... - continua - pensi che mi hanno accusato di essere un tramite attraverso il quale Stranieri passava le informazioni all'esterno. Questo è bastato a rinnovargli il 41 bis per altri due anni".
IL PENTIMENTO PERSONALE - Col passare del tempo Vincenzo Stranieri ha avuto tempo di ripercorrere la propria vita, con i suoi eccessi e i suoi sbagli. Una riflessione che lo ha portato, se non a un pentimento, quantomeno a una dissociazione dal passato: "Se mi chiedete cosa farei potendo tornare indietro - confessa - vi rispondo senza dubbio che andrei a zappare mattina e sera pur di non fare quello che ho fatto. Ho sommato in tutto 34 anni di carcere, se avessi lavorato avrei quasi maturato i requisiti per la pensione. Invece mi trovo ad avere quasi cinquant'anni, rinchiuso, senza una lira e terribilmente solo".
"FINE PENA 2022" - Sul suo fascicolo c'è scritto "Fine pena 2022". Con un po' di fortuna e una legge da poco approvata, Vincenzo Stranieri potrebbe uscire nel 2012. Tra due anni. Soltanto due anni. Un nulla, dopo 26 passati tra quattro mura. Una volta superato quel cancello, forse finalmente stringerà la mano a quel giornalista che non ha mai conosciuto, Nazareno Dinoi. Poi passerà in una libreria del centro paese, a comprare il suo libro, visto che ancora non è riuscito a leggerlo (problemi a farlo entrare in carcere). Quindi lo sfoglierà fino all'ultima pagina, per cercare i suoi saluti finali, e li leggerà tra sé e sé, cercando di augurarseli per il tempo che gli rimane: "Siate tutti felici e godetevi la vita".


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