venerdì 10 giugno 2011

NISIDA: non esistono ragazzi "nati sbagliati"


“Nisida sembra un’isola inventata”, cantava Bennato. Invece sta lì, tra il golfo di Pozzuoli e il golfo di Napoli, quest’isoletta di origine vulcanica, con un perimetro di circa due chilometri. E’ reale e la si vede spuntare a metà tra cielo e mare. Ma Nisida non è solo un’isola dalle antiche origini e dai svariati miti, di cui già Cicerone ci parla.Nisida è qualcosa di più.
Nisida è speranza, è la concreta possibilità di una vita diversa per i tanti ragazzi che popolano il suo istituto penale minorile. Già dall’Ottocento, l’isola, per la sua posizione defilata ma al tempo stesso vicina alla città, veniva usata come penitenziario. Sotto i Borbone vi erano rinchiusi anche prigionieri politici, e dopo la caduta del regno borbonico, Nisida continuò ad ospitare un penitenziario ma con la dicitura di “Istituto di rieducazione per minori”. Oggi Nisida ospita minori sottoposti a provvedimenti di natura sia penale che amministrativa.
Oggi Nisida è un esempio. Classi di scuola elementare e scuola media per i ragazzi che non hanno completato la scuola dell’obbligo, corsi di formazione professionale, attività sportive, un laboratorio teatrale che fu particolarmente a cuore a Edurardo De Filippo e che richiamò le sue attenzioni e il suo impegno da senatore, incontri sulla multiculturalità. Nisida è l’esempio che non esistono ragazzi nati sbagliati, ma che ognuno è frutto delle situazioni che per caso segnano le nostre esperienze, che un ragazzo sbagliato è figlio di opportunità che non gli sono state date. E che gli devono esser date in quanto suo diritto. Nisida è l’esempio che la reintegrazione in società dei ragazzi a rischio è possibile, che tutto è possibile, anche riscriversi la vita.
Abbiamo fatto qualche domanda a Bruna Rozzi, segretaria tecnica dell’Ipm di Nisida.
- Cos’è Nisida?Nisida è un vulcano spento, che da molti anni ospita una pluralità di strutture destinate a minori sottoposti a provvedimenti di natura penale e amministrativa. Oltre quindi all’IPM, che accoglie sia una utenza maschile che femminile sottoposta a provvedimenti penali, sull’isola è presente una struttura comunitaria dell’amministrazione della Giustizia Minorile (per utenza penale e non) e i laboratori del Progetto “Nisida: futuro ragazzi” (realizzati in partenership con il Comune di Napoli), destinati a minori e giovani sia “a rischio” che sottoposti a provvedimenti penali, coattivi e non.
- Quali sono i ragazzi che arrivano da voi?
I minori e giovani presenti nella struttura sono, per quanto concerne la sezione maschile, nella quasi totalità ragazzi dell’area campana, con una piccola percentuale di ragazzi stranieri. La sezione femminile, all’inverso, accoglie una utenza nella quasi totalità straniera, più precisamente nomade. In crescita è il numero di giovani ultradiciottenni e numerosa è l’utenza maschile con problemi di tossicodipendenzaAlto è inoltre il numero di minori o giovani che è ancora in attesa di condanna definitiva e/o con doppia posizione giuridica, anche se tende a crescere il numero di ragazzi in espiazione di pena. I reati commessi dai ragazzi, o di cui sono accusati, rientrano prevalentemente nella tipologia dei reati contro il patrimonio (rapine) e contro la legge sulle sostanze psicotrope.
- Qual è il comportamento iniziale di un ragazzo che viene portato qui?Il comportamento  del giovane dipende molto dal suo essere “primario” o “recidivo”. I primari risultano essere più disorientati degli altri ed hanno più difficoltà di adattamento alle regole dell’istituto. I recidivi, conoscendo già l’ambiente, sono maggiormente consapevoli dei loro diritti e doveri.
- In che modo operate per il loro reinserimento in società?
I ragazzi ospiti sono divisi in 4 gruppi:
-brevi permanenti;
-lungo permanenti;
-lavoranti all’esterno;
-sezione femminile;
Ogni gruppo è affidato a personale fisso (Educatori e Polizia Penitenziaria). I ragazzi ospiti dell’IPM attualmente sono raggruppati all’interno delle sezioni sulla base dell’età e della posizione giuridica. Una sezione separata è destinata ai ragazzi che, in virtù di un positivo percorso educativo, sono ammessi a fruire di attività all’esterno. La connotazione dell’Istituto è quella di un “ambiente educativo”, in grado di rispondere alle esigenze di trattamento delle diverse forme di  disagio e di devianza di una utenza in età evolutiva; con particolare attenzione alle problematiche dei giovani adulti e dei soggetti tossicomani che rappresentano parte rilevante dell’attuale utenza, quella nei cui confronti è possibile  e doveroso ricercare percorsi trattamentali alternativi. In collaborazione con la Scuola Eelementare e Media Statale “Michelangelo” e la Scuola Media Statale “Sogliano”, per i ragazzi che non hanno concluso il ciclo di formazione scolastica dell’obbligo sono attivate due classi di scuola elementare e due di scuola media con rilascio di diploma. Sono stati attivati diversi corsi di formazione, come quello di “Addetto all’arte bianca”, che rilascia ai giovani partecipanti l’attestato di pasticciere. Altro corso di formazione appena terminato è quello di “Pizzaiolo” organizzato e tenuto da imprenditori e collaboratori di alcune pizzerie napoletane. Attualmente è attivo il corso di “Arte presepiale” e  ceramica. Si cerca anche di dare impulso al tirocinio aziendale, sia all’interno dell’IPM (affiancando i ragazzi ad alcuni operai qualificati dipendenti della struttura nello svolgimento di alcune attività) che all’esterno (attivando delle specifiche convenzioni con artigiani del territorio disponibili a farsi carico del loro apprendistato). Ai ragazzi viene data inoltre la possibilità di sperimentare diverse discipline sportive, sotto la guida di istruttori.Realizziamo un giornalino dell’istituto, il “Nisida news” e organizziamo gite culturali all’esterno dell’IPM. Sono inoltre in via di attivazione progetti di laboratori di lettura e musicali. Il progetto di realizzazione di uno “Spazio bambini”,  sebbene si sia ridotta la presenza degli stessi in Istituto,  nasce dall’evidente aumento della presenza di ragazze con bambini al seguito e, peraltro, con una previsione di permanenza anche lunga. Questo Istituto, pertanto, ritiene di dover garantire ai piccoli ospiti l’attivazione di risorse finalizzate a favorire la loro crescita armonica riducendo, per quanto possibile, i danni provenienti dalla loro istituzionalizzazione. La creazione di uno spazio di gioco adatto ad “un’utenza infantile” e la presenza di personale specializzato può inoltre rispondere allo scopo di aiutare le ragazze madri, ancora adolescenti, a sviluppare e/o accrescere le loro competenze genitoriali. Importanti sono i progetti sulla multiculturalità e il razzismo che hanno visto l’incontro con rappresentanti di religioni diverse.
- Realizzate anche oggetti in ceramica. E’ possibile acquistarli? Il ricavato a chi andrà?
Sì, è possibile acquistarli. Il carcere tuttavia non funziona come un’azienda e pertanto il ricavato serve per finanziare il laboratorio stesso.
- Non pensate che l’isolare queste attività e questi ragazzi su un’isoletta possa portare a una sorta di ghettizzazione del problema, a un’alienazione nei confronti della realtà esterna?
Per i giovani che stanno maturando un percorso di revisione, sono possibili delle uscite all’esterno, autorizzate dal magistrato di sorveglianza minorile, per consentire il lorograduale reinserimento nella società e ridurre la distanza dentro-fuori.
- Negli anni ’80 c’era Aurelio Grimaldi con il suo “Meri per sempre”, nel 2010 la fiction di Raul Bova “come un delfino”. Libri e film hanno spesso affrontato il tema delle carceri minorili. Pensa che sia necessaria una giusta informazione sull’argomento?
Fiction, libri e film veicolano una rappresentazione soggettiva e parziale della realtà carceraria. E’ comunque utile capire come il carcere è visto dall’esterno e rapportare questa percezione ai vissuti di chi è detenuto oppure lavora all’interno di esso. 
- Cosa fa un ragazzo quando ha finito di scontare la sua pena?
Ci sono associazioni e imprenditori campani che si occupano dell’inserimento lavorativo operando di concreto con i servizi sociali del territorio.
Da un lato c’è questa Neverland del Sud Italia, quest’isola dove i sogni prendono la consistenza della realtà, dove viene restituito un futuro a tanti ragazzi, a pochissimi chilometri di distanza c’è Scampia, dove i sogni muoiono davanti a una pistola o a una dose tagliata male, dove ogni giorno ai ragazzi viene strappato il futuro. Due realtà che convivono insieme, l’una frutto dell’altra. Due realtà collegate da una striscia di cemento che corre sul mare e unisce la speranza alla terraferma.
Giulia Tesauro
fonte:
CaffèNews


Nisida - carcere minorile- un paradiso?
Beh...non sempre!

- Si è confidato con una guardia del penitenziario, quando non ne poteva più: un segreto agghiacciante. Ha raccontato le torture cui è stato sottoposto per giorni, nel carcere minorile di Nisida a Napoli. Stuprato, vessato, umiliato con atroce violenza da tre detenuti. Un quarto faceva il palo. Lo costringevano a ballare nudo. Gli mettevano la testa nel gabinetto e scaricavano. Gli imponevano prestazioni sessuali.

Episodi che si sono ripetuti in una delle strutture modello del Suditalia, per la rieducazione dei giovani criminali. Il direttore del carcere, Gianluca Guida, non perde la calma commentando questi fatti e invita alla cautela, in attesa degli esiti delle indagini, assicurando che sono stati presi tutti i provvedimenti necessari per garantire la sicurezza degli altri ragazzi.

Alcuni dei responsabili sono già stati trasferiti altrove. Con la lucidità di chi conosce molto bene ogni aspetto di un lavoro amarissimo, a contatto ogni giorno con chi inizia a delinquere praticamente da bambino, Guida sottopone due elementi cruciali all'analisi: il sovraffollamento e la circostanza che in un carcere minorile convivano veri adolescenti e «giovani-adulti», per legge.

Oggi a Nisida ci sono 51 ragazzi e 9 ragazze; sulle carte la capienza della struttura prevede la metà delle persone. «Il carcere è tarato su 32 posti per ragazzi e 12 per ragazze - dice il direttore - Negli ultimi due anni siamo arrivati anche a raggiungere il picco di 60».

Numeri denunciati da tempo agli organi competenti. «Questo comporta che in una camera in cui dovrebbero dormire 3 persone - continua -, si sia costretti a farcene convivere fino a cinque». Non basta. La legge consente ai ragazzi di rimanere nel carcere minorile fino ai 21 anni. E per Guida «sarebbe opportuno poter applicare in modo più flessibile la legge su questo punto».

Il direttore del dipartimento di Giustizia minorile di Campania e Molise, Sandro Forlani, gli dà ragione e premette che Nisida è una «struttura modello, esemplare per la modernità dei percorsi di rieducazione, nota soprattutto per le iniziative positive che promuove continuamente».

«In un carcere minorile - spiega poi - arrivano anche ragazzi che hanno già conosciuto la realtà del penitenziario degli adulti». «Se commettono un reato oltre i 18 anni - spiega -, vanno a Poggioreale. Poi magari diventa esecutiva l'ordinanza per un reato commesso da minori, e vengono portati a Nisida. Questo contatto può snaturare l'impegno nei confronti della adolescenza».

Non manca però, anche in questa storia di violenza, un seme di speranza: la reazione degli altri giovanissimi detenuti. «I ragazzi hanno preso una posizione netta e forte in difesa del loro compagno», sottolinea Guida. Escludendo, infine, che le violenze possano aver riguardato anche altri ragazzi, ribadisce: «Sono già stati presi dei provvedimenti sia sotto il profilo sanzionatorio-disciplinare, nei confronti di chi è stato responsabile di questi episodi, sia a tutela dei ragazzi che oggi sono ancora in carcere».
Ultimo aggiornamento ( lunedì 01 febbraio 2010 )
 
Torturato e stuprato a Nisida
sabato 30 gennaio 2010
  
Ultimo aggiornamento ( sabato 30 gennaio 2010 )
 


fonte:Polpennisida

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