martedì 24 maggio 2011

Carcere: il punto sulla situazione

Sovraffollamento, carenze di personale e penuria di risorse non consentono di garantire a quanti vivono il carcere, siano essi detenuti o agenti di polizia penitenziaria, adeguate condizioni di sicurezza. In qualsiasi altra situazione un disagio psichico o fisico sarebbe adeguatamente curato per prevenire conseguenze gravi. In carcere, invece, con questa situazione, ogni situazione di disagio può nascondere una potenziale, drammatica, fine”.

Salgono a 67, dall’inizio dell’anno, i decessi conteggiati dal 



dipartimento dell’amministrazione penitenziaria nelle carceri 


italiane: 24 i suicidi, gli altri sono attribuiti a “cause naturali”. 


In realtà sono molti di più: se un detenuto infatti muore dopo 


qualche giorno di agonia nel letto di un ospedale non viene 


conteggiato tra le morti in carcere.
Allo scorso aprile i 208 istituti penitenziari italiani erano stipati di ben 67.510 detenuti, a fronte di 45.543 posti regolamentari.
 Una situazione che si traduce in un peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie e in un incremento del numero di morti.
 Sempre nel 2011 sono stati 337 i tentati suicidi, mentre gli atti di autolesionismo sono arrivati a 1.858, e a questi vanno aggiunte le aggressioni che hanno portato a 1.389 ferimenti e a 508 colluttazioni. 
Dal 2000 a oggi sono morti 1.800 detenuti, di cui un terzo (650) per suicidio.
 E ancora: dal 1990 al 2010 sono stati 1.093 i detenuti che si sono tolti la vita in cella, mentre i tentati suicidi sono stati 15.974, con una frequenza media di 150 casi ogni 10mila detenuti.
 Il 2010 si è chiuso con 63 casi di suicidio, nel 2009 sono stati 72. Una palese situazione di illegalità da parte dello Stato che viola in modo pervicace e continuativo la sua stessa legge.
Questi sono i fatti, sono le cifre che posiamo opporre a quanti reagiscono con un moto tra la stizza e il fastidio, alla notizia del digiuno in corso di Marco Pannella me, ancora un digiuno?
 Non molti, a dire il vero, dal momento che gli organi di informazione non hanno praticamente riferito nulla in merito. Pannella da tempo parla, per quanto riguarda la situazione nelle carceri di “nuclei consistenti di Shoah in formazione”.
 Le cifre che abbiamo fornito dicono che non si tratta di un’esagerazione.
Dovrebbe far riflettere il fatto che in undici anni si sono tolti la vita ben 87 agenti di polizia penitenziaria. Non sappiamo i loro nomi, le loro storie. Ma siamo certi che “scavando” nel loro vissuto emergerebbe tanto che ha a che fare con le condizioni di lavoro, e che non sono estranee alla decisione di farla finita.
Anche l’altro giorno Rita Bernardini ci ha ricordato che nella nostra Costituzione c’è un articolo che non viene mai richiamato, il comma 4 dell'articolo 13: punisce la violenza commessa sulle persone che sono private della libertà.
 Ebbene, detenuti ammassati in meno di un metro e mezzo a testa – la Corte europea dei diritti dell'uomo ne prevede tre, l’ordinamento penitenziario sette – chiusi in cella a far nulla per 20 o 22 ore al giorno, non sono forse di atti violenza?

Le carceri italiane sono un enorme discarica sociale e umana resa tale in modo particolare da due leggi criminogene come la Bossi-Fini sull’immigrazione e la Fini-Giovanardi sulle tossicodipendenze. Una situazione, riconosce anche il segretario dell’Associazione Nazionale dei Magistrati Giuseppe Cascini, che dipende “da una legislazione schizofrenica, che non riesce a programmare l’intervento penale in maniera razionale, che pretende di dare risposte di tipo emotivo, simbolico a problemi di carattere sociale e quindi crea da un lato l’ingolfamento del sistema penale, dall’altro un affollamento del sistema penitenziario”.
Allora: davvero Pannella esagera quando evoca la shoah e digiuna? O piuttosto non dobbiamo ringraziarlo, perché anche a costo di apparire un esibizionista che si abbandona a periodiche pagliacciate, richiama l’attenzione di tutti noi sul gravissimo problema del diritto costantemente violato e stravolto?
Fonte: Home

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