sabato 28 maggio 2011

San Sebastiano e i sassaresi Più di cento anni di carcere in città


 (foto: SassariNotizie.com)SASSARI. Molti passano davanti e non lo vedono, altri passano e ricordano che si tratta del carcere peggiore d'Italia secondo le commissioni parlamentari.
 E per tanti è semplicemente uno dei tanti luoghi resi invisibili dall'abitudine con i suoi muri alti e le guardie carcerarie che si affacciano tra via Roma e via Asproni. Dietro, o meglio dentro, ci sono le storie dei detenuti di San Sebastiano e la storia di uno spazio progettato e costruito a fine '800. 
Un luogo simbolo nel cuore della città, davanti al museo nazionale, ma che spesso sembra invisibile.
 E mentre i reclusi continuano a vivere in celle ristrette e con la muffa aspettando il trasloco nel nuovo carcere nella borgata di Bancali ci si interroga sul rapporto tra sassaresi e san Sebastiano.
 Da qui l'iniziativa ideata dall'associazione Festina Lente, in collaborazione con il Comune, il liceo artistico Filippo Figari e il quotidiano La Nuova Sardegna.
 Si intitola "1871-2011-San Sebastiano saluta Sassari", che non significa un addio, puntualizza la direttrice del carcere, Maria Teresa Mascolo. 
L'iniziativa è volta al femminile e coinvolgerà 15 detenute che godono dei permessi di uscita. In particolare si raccoglieranno le immagini del carcere e dello spazio, non solo fisico, che occupa nella storia di Sassari.
 Per la prima volta, insomma, sarà il carcere di San Sebastiano, aiutato dagli stessi cittadini di Sassari, a lasciare qualcosa di concreto alla città. Attraverso le immagini si traccia la storia di un secolo prima che questo spazio diventi vuoto, sia snaturato o diventi museo. E si vuole anche creare un legame con gli abitanti che finora non è stato molto sentito.



 futuro della vecchia struttura. Per il sindaco, Gianfranco Ganau, il futuro dell'enorme edificio è incerto. Presente questa mattina alla conferenza stampa ha sottolineato che non c'è la certezza dell'acquisizione del patrimonio e che di certo dovrebbero trovarci spazio una parte degli uffici giudiziari. 
«Ci sarà anche una parte che deve testimoniare le storie di chi ci ha vissuto e lavorato- aggiunge Ganau- E anche della sofferenza di queste persone, una sorta di museo». 

Le fasi del progetto:
Sono proprio i cittadini di Sassari ma anche quanti nel territorio vorranno partecipare ed essere coinvolti direttamente nel progetto: l’invito è rivolto a tutti coloro i quali vorranno inviare presso il carcere immagini della città di Sassari: luoghi, persone, scene di vita, eventi e avvenimenti riferiti a questo preciso secolo, con una particolare attenzione alla zona di Sassari che ha ospitato il carcere.
"2011. La Sassari che lasciamo" 
In questo caso si chiede a quanti vorranno partecipare all’iniziativa di inviare una foto di Sassari scattata nel 2011 che sia dall'autore ritenuta emblematica della Sassari di oggi. 
Saranno poi le detenute, dopo aver archiviato il materiale pervenuto, sceglieranno tre foto, da loro ritenute di particolare significato, che riceveranno un particolare riconoscimento da parte del Comune di Sassari, insieme agli altri partner coinvolti.

L’Archivio storico comunale avrà, in questa fase del progetto, il compito di informare e formare le detenute coinvolte, circa una quindicina, sul lavoro di documentazione e catalogazione del materiale che per esser ritenuto "storico" deve risalire almeno a 40 anni fa, spiega il direttore dell'archivio, Paolo Cau. L’obiettivo è quello di offrire alle recluse, a volte marginali rispetto alle offerte socializzanti o formative rivolte invece ai detenuti maschi, un’opportunità di conoscenza e apprendimento di particolari abilità che potranno essere ulteriormente curate, approfondite e spese nel mercato del lavoro anche attraverso attività simili da svolgersi all’interno del carcere.
Le operatrici dell'Area Trattamentale del carcere insieme agli educatori e i tutor offriranno la loro professionalità per affiancare le detenute nell’attività di catalogazione del materiale acquisito, sostenendo il lavoro che si svolgerà in carcere.
Nella fase conclusiva del progetto e le iniziative legate alla promozione e valorizzazione del materiale raccolto.
Tutto il materiale raccolto, foto, cartoline e commenti, confluirà in una mostra che verrà allestita grazie alla collaborazione dell’Assessorato alle Culture del Comune di Sassari in una delle sale a disposizione dell’Amministrazione Comunale. 
È prevista infine la pubblicazione di un libro dedicato al progetto che conterrà il materiale raccolto, anche in questo caso scelto e curato dalle stesse detenute, i cui provenenti verranno destinati ad altre attività formative e sociali promosse all’interno del carcere. Il quotidiano La Nuova Sardegna mette a disposizione il proprio archivio fotografico per eventuali ed ulteriori ricerche utili alla realizzazione del progetto.

Come contibuire. I cittadini potranno inviare il materiale direttamente presso il carcere, all’interno del quale verrà collocata un’apposita cassetta postale. 
Le buste dovranno essere spedite al seguente indirizzo:
Casa Circondariale San Sebastiano 
Via Roma n. 51
07100 Sassari


Nella busta dovrà essere indicato il nome del progetto 
“1871 – 2011 San Sebastiano saluta Sassari”
e l’area tematica di riferimento
A) "1871-1971 San Sebastiano e dintorni nei suoi primi 100 anni" 
B) "2011. La Sassari che lasciamo" 


Per ulteriori informazioni è attivo l’indirizzo di posta elettronica ass.festinalente@yahoo.it e il numero di telefono 079231248.








fonte:SassariNotizie.com

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