domenica 22 maggio 2011

Don Seppia in attesa nulla osta trasferimento carcere


Genova, 21 mag. (TMNews) -

 Il nulla osta per il trasferimento dal carcere genovese di Marassi di Don Riccardo Seppia, il parroco arrestato con l'accusa di abusi sessuali su un chierichetto minorenne e cessione di droga, "potrebbe arrivare oggi come domani o lunedì".
 Lo ha dichiarato, al termine del lungo interrogatorio di oggi, l'avvocato Paolo Bonanni, difensore del sacerdote genovese, che a Marassi sarebbe bersagliato dagli insulti e dalle minacce degli altri detenuti.
Secondo il legale, il probabile trasferimento del suo assistito in un'altra struttura carceraria della Liguria, non sarebbe dovuto a "un difetto di controllo da parte del carcere di Marassi che -ha sottolineato Bonanni- da questo punto di vista è assolutamente esemplare".

Il parroco, interrogato per 
5 ore, si è difeso negando 
le accuse più infamanti

MIRIANA REBAUDO




GENOVA
«Vanterie generiche», «giochi erotici per eccitarsi» che si scambiava con l'ex seminarista Emanuele Alfano perché «ossessionato dal sesso».

Torchiato per cinque ore dal sostituto procuratore di Genova Stefano Puppo, assistito dal suo legale, l'avvocato Paolo Bonanni, don Riccardo Seppia, il parroco di Sestri Ponente in carcere da una settimana con l'accusa di pedofilia e cessione di droga, ha raccontato la sua versione dei fatti, cercando di ridimensionare il più possibile il quadro accusatorio di questa vicenda esplosa una settimana fa e negando tutte le pesanti accuse.

L'interrogatorio è iniziato ieri intorno alle 9,30 nel carcere di Marassi, a Genova, dove il parroco di Sestri Ponente è rinchiuso nella sezione speciale, sia per evitare contatti con gli altri detenuti (che in questi giorni l’hanno minacciato), sia perché sieropositivo. Un particolare, questo, che don Riccardo ha confermato anche ieri davanti al magistrato.

Diversamente dall'interrogatorio di garanzia, quando davanti al gip Annalisa Giacalone si era avvalso della facoltà di non rispondere, il sacerdote ha parlato e lo ha fatto per oltre 5 ore. Al termine, è stata presentata domanda di trasferimento per il quale il magistrato ha già concesso il nullaosta alla direzione del carcere genovese, ma che avverrà quando saranno esaurite le esigenze legate all'indagine. Don Seppia verrà trasferito a Sanremo, nella sezione speciale «sex offenders», per i detenuti per reati sessuali.

Eppure, nel lungo interrogatorio, don Riccardo Seppia ha rigettato tutte le accuse più odiose: «Mai fatto sesso con minori» ha ripetuto, spiegando le frasi contenute negli sms scambiati con l'ex seminarista Emanuele Alfano e il maggiorenne egiziano nei quali chiedeva di procurargli bambini, «anche di 10 anni e con problemi familiari» come «fantasticherie erotiche», «non riconducibili però a fatti concreti», come ha sottolineato il suo legale che ha anche descritto don Seppia «lucido nella sua ricostruzione dei fatti». «Anche l'episodio del bacio al chierichetto - ha aggiunto l'avvocato Bonanni al termine - è stato ampiamente ridimensionato, e non solo per le dichiarazioni di don Seppia». Il ragazzino, nei giorni scorsi, aveva invece confermato l'episodio. Non il solo minore che ha chiamato in causa il sacerdote, visto che nel corso della settimana scorsa sono stati verbalizzati almeno tre ragazzini che avrebbero intrattenuto rapporti sia con il sacerdote che lo stesso Alfano.

Il parroco 51enne ha invece ammesso rapporti con maggiorenni e il consumo abituale di cocaina. Acquistata, ha spiegato, con il suo stipendio di sacerdote («mai fatto spaccio», ha precisato), anche se il mensile di un parroco non supera i 1200-1300 euro. Don Riccardo ha poi confermato al magistrato di essere sieropositivo. Nessuna domanda, invece, sulle presunte messe nere all'ombra del campanile dello Spirito Santo: «Non hanno alcuna rilevanza per l'indagine», è stato spiegato. Ne hanno, invece (e molta), per la Chiesa genovese, ferita e ancora provata dai particolari crudi emersi nel corso di questa settimana e che descrivono un abisso di depravazione inimmaginabile.

«Nulla lo faceva presagire ai nostri occhi» ha dichiarato nei giorni scorsi il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo diocesano. Il presidente della Cei, è quanto trapela dalla Curia, non riesce a capacitarsi del fatto di non aver intuito quanto succedeva in quella canonica. Ma non era certo facile e anche in occasione della visita pastorale a Sestri Ponente, solo un anno fa, la comunità di don Seppia gli si era presentata viva e partecipe.
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