domenica 22 maggio 2011

L'urlo di Francesco




Finchè una sola di queste lettere verrà scritta.. anche una sola.. c’è una parola che non potrà essere tolta dalle parole che gravitano nel sistema penitenziario.. ed è FALLIMENTO.
Finchè una sola persona dovrà vivere quello che vive quest’uomo il sistema penitenziario sarà (anche) un FALLIMENTO.
Ma capitano cose surreali, sapete? 
Ci sono Direttori e operatori che “si incazzano” quando escono queste testimonianze.. non si incazzano perchè queste cose accadono.. ma perchè escono. 
Perchè il loro ideale di vita è un tran tran burocratico, dove tante parole si accompagnao a qualche pregevole iniziativa e all’eterno rimando, lasciando inscalfite le situazioni più problematiche. 
Meno grane possibili.. e lunga vita alla propria carriera…
Andiamo a Francesco.. Io non so le sue colpe e i suo crimini.
 Essi non tolgono di una virgola gravità e inaccettabilità a quello che sta vivendo.
Il carceredi Frosinone, se ciò che scrive Francesco è vero, lo sta facendo vivere come neanche un CANE in un canile, di quelli “brutti”, si intende.
A prescindere ci sono ambiguità già a livello giuridico e regolamentare. Se Francesco dice il vero nel sostenere che gli è stato levato il 416 bis e che non dovrebbe avere più nulla a che fare con l’Alta Sicurezza, non si capisce allora “lo stato di mezzo”, “la terra di nessuno”, tra media e alta sicurezza.. in cui (stando a ciò che dice) è costretto a vivere.
E se è vero che il G.I.P. ha autorizzato un numero di chiamate superiori alle due mensili.. non si vede perchè deve essere costretto a farne solo due. Con grave perturbamento della sua psiche e vitalità, anche fisica, in generale. Ma tanto che importa a noi, che un detenuto abbia due chiamate in meno. La burocrazia fa il suo gioco, pigra nella mente, pigra nel cuore.
Francesco Galdi soffre di disfunzioni cardiache.
 Ma nessuno fa niente.. neanche lo straccio di una visita cardiologica. Si capisce, non è famoso, né ricco, né potente. 
Ergo.. può tranquillamente schiattare.
Francesco Galdi soffred di depressione (oltre alla claustrofobia).
 Chi conosce persone in gravi stati di depressione, sa l’abbandono e il senso di sconforto in cui vivono. E sa come è necessario un ampio percorso psicoterapeutico integrato per agevolare la loro uscita da questo Territorio d’Ombra. 
Ma per i figli di un Dio minore.. non c’è percorso.. non c’è a utentica guarigione interiore.. Per loro ci sono “droghe”, sostanze psicoattive, psicofarmaci.. che hanno il solo scopo di SEDARE, come si fa con le bestie rabbiose, la persona “problematica”, di spegnerlo, TURN OFF.. in modo che, perdonate l’inglese, non rompa i coglioni.
Cercheremo di fare emergere il caso di Francesco Galdi… che è un volto che ne richiama tanti.. lasciati nel dimenticatoio, a morire giorno dopo giorno.
Intanto, se siete di quelli che non stanno tutto il giorno al bar a lamentarsi che nessuno fa una mazza.. beh.. prendete  carta e penna e scrivetegli..
Ecco il suo indirizzo..
Francesco Galdi
Via Cerreto n.17
03100 Frosinone
Grazie..
di seguito la sua lettera..
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FROSINONE, 16-05-2011
Gentilissimo Sig. Alfredo, nel porgerle i saluti di Gianni Lentini, del quale sono molto amico, il quale mi ha scritto una lettera con il suo gradito riferimento, sono qui per scriverle questa lettera su suggerimento anche di Gianni.
Mi chiamo Francesco Galdi, e, nella vita, al di fuori di queste mura, svolgo la professione di commercialista. Sono calabrese d’origine, ma risiedo e lavoro a Bologna da 7 anni. Sono padre di un  bambino di 9 anni, e marito di una donna che è affetta da una patologia per la quale deve assumere quotidianamente farmaci salvavita, e che lavora ogni giorno come ingegnere in un’azienda privata, dal lunedì al venerdì, ed è costretta a fare un secondo lavoro nel fine settimana, a causa della mia improvvisa assenza. Io sono detenuto nel carcere di Frosinone, dove sono stato assegnato senza  nessuna plausibile ragione.
Sono stato arrestato il 2 dicembre del 2010, per reati concernenti gli artt. 416 bis e 73 e 74 del D.P.R. 309/90. Il 18 gennaio 2011 ho impugnato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla D.D.A. di Catanzaro e il Tribunale del Riesame mi ha annullato l’ordinanza per il reato di cui all’art. 416 bis, che è l’unico dei reati per i quali è previsto l’allontanamento dal luogo di residenza.
Il 24 gennaio 2011, come le dicevo, sono stato tradotto a Frosinone. In questo carcere ho trovato una situazione inumana. Il carcere è sovraffollato, e non ci sono posti per i detenuti considerati Alta Sicurezza. Anche se, essendo venuto meno il 416 bis, io dovrei essere detenuto in un circuito di  media sicurrezza.. e invece sono costretto a vivere in una situazione mista tra detenuti comuni e Alta Sicurezza, con limitazione di docce e servizi generali.
Ho subito umiliazioni, quali avere dormito senza il materasso, per alcuni giorni. Il cuscino non lo possiedo. Ad oggi, che sono già 5 mesi dal mio arrivo, non mi è concesso di telefonare alla mia famiglia per più di due volte al mese, pur in presenza di autorizzazione del G.I.P… e tanti altri abusi che non sto qui a descrivere.
La mia situazione di salute è molto peggiorata. Soffro di disfunzioni cardiache, e non mi è stato ancora permesso di avere una visita cardiologica. Mi sono ammalato di depressione e ho continue crisi di claustrofobia e.. malgrado la diagnosi di due diversi psichiatri… l’unica soluzione proposta sono stati gli psicofarmaci che non ho mai utilizzato nella mia vita, e non ho intenzione di utilizzare adesso, perchè l’unica ragione della mia depressione è la lontananza dalla mia famiglia, che è composta da mia moglie mio figlio, che sono le uniche persone in vita a me congiunte, poichè sono orfano e figlio unico.. e, per i motivi che le citavo prima, non possono venire a fare colloquio a Frosinone.
Ho chiesto più volte di essere trasferito in un carcere vicino alla mia famiglia, perchè così sto impazzendo e mi sto spegnendo giorno dopo giorno.
Le premetto che nel carcere di Bologna, dove sono stato condotto al momento del mio arresto, ho sempre avuto un comportamento irreprensibile. Li ho conosciuto Giovanni Lentini che è una persona meravigliosa, con la quale ho condiviso momenti bui e momenti di allegria, e scrivo a lei, perchè Gianni di lei ha molta stima, e mi ha scritto di rivolgermi a chi, come lei, accoglie le nostre “Urla dal Silenzio”.
Con rispetto le porgo i miei saluti, nella speranza di ricevere una sua corrispondenza, che mii dia anche un suggerimento.
Francesco Galdi

Fonte: Le Urla dal silenzio

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