mercoledì 18 maggio 2011

Da Carmelo a Giovanni: corrispondenza fra ergastolani


Qualche tempo fa abbiamo pubblicato alcuni scambi tra Giovanni Lentini e Carmelo Musumeci, entrambi ergastolani, detenuti il primo a Bologna e l’altro a Spoleto, dando inizio ad una specie di rubrica “Da dentro a dentro”.  Qui potete trovare gli ultimi inseriti:
Oggi vi proponiamo il loro  IV scambio di lettere. E’ uno scambio drammatico, sono lettere che risalgono a dicembre 2010, pochi giorni prima di Natale. A Giovanni è morto un nipotino, un neonato che non ha neanche potuto conoscere e di cui non potrà andare al funerale, anzi, sapendo già la risposta, si è risparmiato l’amarezza e l’umiliazione di chiedere per ricevere un no che avrebbe accentuato la fatica di un dolore così grande.. Carmelo parla soprattutto del dolore spirituale, del dolore della loro situazione drammatica e assurda dove “la morte fa meno paura della vita”.  Giovanni sottolinea anche la situazione drammatica che quotidianamente si vedono costretti a vivere e che peggiora sempre più: terze brande messe in celle che, per Legge, dovrebbero esser singole, spesa diminuita, sistema sanitaria precario e morti in carcere, docce senza acqua calda,  nè luce, gli stessi tribunali al collasso… Davvero un triste quadro, e nulla è cambiato in questi mesi, nulla è migliorato: è stato un triste Natale, poi è stata una Pasqua amara e ora un’estate insopportabile si affaccia alle loro finestre sbarrate.
Vi lascio alle loro drammatiche lettere:

Rubrica: Spoleto-Bologna, Andata e Ritorno. 4° Scambio

Due ergastolani, Carmelo Musumeci e Giovanni Lentini, si scrivono

Dal carcere di Spoleto, 20/12/2010

Ciao Giovanni,

                          mi dispiace per la scomparsa di tuo nipotino, il tuo dolore mi addolora.

Credo che hai fatt0 bene a fare nessuna richiesta per presenziare ai funerali con le manette ai polsi e le guardie intorno.

Loro possono fare tutto quello che vogliono, violare la costituzione, la legge, le direttive europee e i richiami della Corte Europea, perché loro sono buoni e noi siamo i cattivi.

Ed è incredibile che dove si dovrebbe fare giustizia regna l’ingiustizia.

Il vero volto del potere carcerario non è cambiato rispetto ad una volta,  anzi è cambiato in peggio.

Non colpisce più il corpo, ma l’anima.

Il potere carcerario si è strutturato in un esercito, per modo di dire, perché sono pure in pochi, e poi quando, i criminologi, gli educatori o gli  assistenti sociali,  danno il loro parere negativo conta,  invece,  quando è positivo non conta.

Oppure conta di più il parere negativo delle forze dell’ordine che risalgono a dieci, venti  o trent’anni prima.

L’ho scritto tante volte che non è ragionevole pensare di risolvere i problemi di un Paese solo con le leggi e il carcere.

E in tutti i casi le persone si possono recuperare tenendole in carcere meno possibile e non  dentro il carcere per anni e anni e  a volte per sempre.

Vorrei dirti  qualche parola di conforto per la scomparsa di tuo nipotino, ma non lo farò perché noi due sappiamo che non servirebbe a nulla perché il dolore di un uomo chiuso in una cella è diverso dal dolore di un uomo libero.

Il nostro è un dolore assoluto, prigioniero e imponente.

Non ti nascondo che spesso vorrei tanto essere quello che i giudici hanno scritto di me e quello che l’Assassino dei Sogni pensa di me.

E vorrei essere così cattivo come non sono per soffrire di meno.

Mi chiedi cosa campiamo a fare?

Lo so!

Non ha senso vivere la nostra vita solo come desiderano e vogliono i nostri guardiani, ma bisogna almeno tentare di cambiare il nostro destino.

Coraggio Giovanni.

Purtroppo l’ergastolano è uno strano fantasma che non riesce neppure a morire.

E non possiamo pensare al futuro, perché non l’ abbiamo.

Non ti nascondo che più anni passo nella mia cella e più ho meno paura della morte, perché la morte mi sta incominciando ad affascinare più della vita.

Fra pochi giorni  è Natale e spero che possa servire a qualche nostro governante a diventare più buono.

Però io penso che un uomo non ha bisogno di nessun Dio per essere buono, invece incomincio a sospettare che alcuni credenti, specialmente i nostri politici, credono in Dio per continuare a essere politici, credono in Dio per continuare a essere malvagi.

Il mio cuore ti abbraccia.

Carmelo

20\12\2010


           Dal carcere di Bologna, 23/02/2011

Caro Carmelo,

                          non preoccuparti sto bene e spero che anche tu sia in ottima forma.

Perdonami se è un po’ di tempo che non ti scrivo, come puoi immaginare ci sono dei periodi che non ho voglia nemmeno di guardarmi allo specchio, se mi mettessi a scrivere trasparirebbe tutta la mia sofferenza e l’angoscia che mi schiaccia l’anima e di sicuro te la trasmetterei, tu hai già la tua di sofferenza e non voglio dartene altre.

Ho avuto il modo di leggere la poesia che hai scritto per tua moglie, è davvero un’opera d’arte, complimenti.

Da te la non vita come procede? Avete sempre la cella singola o anche da voi il sovraffollamento è arrivato a condizioni inspiegabili e invivibili?

Qui ci stanno mettendo, in quasi tutte le celle, la terza branda.

Puoi immaginare che sofferenza. Il carcere sta diventando una polveriera, solo grazie al nostro buon senso non sta scoppiando, ma non sono fino a quando potremo resistere in queste condizioni.

Le celle sono fatiscenti, se vogliamo imbiancarle dobbiamo comprare noi la pittura, i locali adibiti a docce sono impraticabili da ormai tre mesi ( senza acqua calda senza luce e senza aspiratori d’aria), non abbiamo nemmeno un asciuga capelli, non abbiamo né una lavatrice, né un locale dove poter stendere la biancheria, continuano a togliere generi alimentari dal sopravvitto, il servizio sanitario è insufficiente; dieci giorni fa è morto un altro nostro compagno per infarto, sono le conseguenze del non far nulla tutto il giorno: è inevitabile avere problemi cardiaci, visto la poca attività fisica che si fa.

Siamo costretti a stare 20 ore al giorno in cella e la maggior parte di queste ore dobbiamo viverle sulla branda perché non si può stare tutti in piedi contemporaneamente. Credimi, siamo al limite della sopportazione. Giorni fa abbiamo avuto un colloquio con la direzione, ci hanno promesso di risolvere alcuni problemi che abbiamo sollevato, ma ad oggi non è cambiato nulla se non in peggio.

Staremo a vedere dove vogliono arrivare. Anche il Tribunale di Sorveglianza è al collasso, figurati che non stanno concedendo nemmeno i 45 giorni della liberazione anticipata. Tu dirai che ce ne frega a noi della liberazione anticipata? Beh,  un po’ deve fregarcene anche a noi, primo perché quando esce gente è bello, poi perché svuotando le carceri stiamo meglio anche noi, o no??? …… Speriamo che presto cambi qualcosa.

Carmelo,  in attesa delle tue notizie,  ti invio un forte abbraccio.

                                                                                                                             Gianni






Nessun commento:

Posta un commento