domenica 8 maggio 2011

I ricordi di Amanda




 Quando arrivi in carcere chiedi, fai domande, non sai come ti devi comportare e , già dal primo momento, ti rendi subito conto di come funzionano le cose.


 Nessuno  parla, nessuno  spiega;
 ordini, solo ordini perentori:
 "spogliati!" ,
 "cammina!" , 
"voltati!",
 "piegati!", 
"'sta zitta!"


 Dopo poche ore, se mai hai letto l'Ordinamento Penitenziario, ti rendi conto che quello era un bella favola raccontata a coloro che del "pianeta carcere" avevano solo vaghe notizie.


 Quello che mi disturbava maggiormente era la sub-cultura dominante fra la polizia penitenziaria.
 Si pretende immediata obbedienza ad ordini impartiti in forme dialettali o pseudo italiane:
"APPANTALONATI!!!!", "FACIMMO 'O BOCCHINO!!!".... 
 e tu stai lì, incerto sul da farsi e mentre pensi "ma che cazzo vorrà dire?" ,quella già lo prende per ribellione!


 Qualche giorno in cella e già vedi sfumare nel nulla la tua attesa del percorso riabilitativo: nessuna attività, nessun momento di socialità... TV, solo TV.


 Ciò che destabilizza maggiormente e credo possa creare problemi alle persone più fragili è l'incoerenza dei regolamenti , o della loro modalità applicativa : 


*durante le perquisizione ti vedi sottrarre oggetti a cui tenevi e che ti hanno lasciato per mesi, improvvisamente vengono ritenuti inidonei o pericolosi o illegali ... e parlo di stivali, CD, maglie, mica di pistole o bombe a mano!


 * il modo di relazionarsi con i detenuti è sovente offensivo e vigliacco considerato che ci si rapporta con una persona  in condizione di inferiorità ed impossibilitata a reagire


 * se reagisci anche solo verbalmente alle provocazioni, il minimo che ti possa capitare è di essere malmenata
 Ho protestato per il ritardo vistoso di una risposta ad una mia richiesta scritta e sono stata sbattuta contro un muro, la mia testa sfregata contro le pareti ruvide....una contusione ed una escoriazione.... ma ovviamente SONO CADUTA!


 Mentire, tacere, subire : questa è la riabilitazione.


 * In caso di malore sono stata lasciata 4 ore in terra, nel vomito, soccorsa solo dalla mia compagna di cella.


 Non credo nei suicidi dei carcerati... non si suicidano gli ergastolani!
 Chi cerca la morte in cella, in cella non doveva stare, avrebbe dovuto essere curato, oppure, se sano di mente, colpevole perchè in grado di intendere e volere, a furia di psicofarmaci ha perso il ben dell'intelletto e la speranza.
 Queste misture chimiche di cui veniamo nutriti abbondantemente  servono solo a tenerci buoni e calmi, tutti "appantalonati".
 Una mia compagna di sventura è stata processata in stato di semi-incoscienza da tanto era imbottita di psicofarmaci...
 Se questa è giustizia!
 Cosa resta della fiducia , se mai l'abbiamo avuta, nelle istituzioni?


 Ho ricevuto notizie recenti  dal carcere: 
una di Genova e l'altra di Sanremo, sono state portate a Venezia.
 Non so quali i motivi del trasferimento ma penso alle loro famiglie, come potranno dare loro ancora assistenza?  Dov'è il regolamento penitenziario che vieta questi trasferimenti lontani dal luogo di origine?


7 maggio 2011                        Amanda








 Dovere delle istituzioni è garantire l'incolumità fisica del cittadino che si trova temporaneamente sotto tale custodia, la vita di quel cittadino è sacra.


 Accertata la colpa, (la presunzione di innocenza è tale fino al terzo grado di appello) il cittadino è passibile di una sanzione che è la privazione della libertà.


 L'umiliazione, la mortificazione, gli abusi, le condizioni disumane sono pene illegali.


Un uomo che muore in carcere è il massimo scandalo dello Stato di diritto.

In ognuna di queste morti è la morte dello Stato di diritto.


                                       Luigi Manconi




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