lunedì 16 maggio 2011

Federico Aldrovandi, al via il processo di appello


Due anni fa quattro poliziotti riconosciuti colpevoli di eccesso colposo in omicidio colposo. Giovedì scorso il processo Aldrovandi-ter si è concluso invece con la condanna a tre mesi di un poliziotto per omessa denuncia aggravata
15 maggio 2011 - 12:27

Meno di due anni fa la sentenza di primo grado, che aveva condannato quattro agenti della polizia di Ferrara a 3 anni e 6 mesi per eccesso colposo in omicidio colposo, riconoscendo l’impianto accusatorio della procura estense secondo il quale i quattro avevano causato la morte del diciottenne Aldrovandi, fermato per strada all’alba del 25 settembre 2005, inferendo violentemente sul suo corpo e comprimendolo a terra durante l’immobilizzazione, al punto da mandarlo in arresto cardiaco.
Domani si ricomincia davanti alla Prima sezione della Corte d’appello di Bologna. Diverse le novità: la famiglia Aldrovandi, a cui lo stato ha riconosciuto un maxi-risarcimento, non sarà parte civile; a difendere uno dei poliziotti imputati è stato chiamato Niccolò Ghedini, legale del premier Berlusconi. 
Obiettivo della difesa sarà ottenere una nuova perizia medica che sconfessi quella, determinante in primo grado, del prof. Gustavo Thiene, che rilevò le prove della compressione toracica.
 Le prossime udienze saranno il 17, 18, 23 e 25 maggio.
Nel frattempo, a Ferrara, si sono tenuti altre due processi inerenti i fatti di quella mattina di settembre di sei anni fa: nel primo, noto come Aldrovandi-bis, altri tre poliziotti sono stati condannati per aver depistato le indagini nei primi giorni dopo la morte di Federico.
 Lo scorso 12 maggio invece un agente tra i quattro condannati nel filone bis ha invece subito una seconda condanna in primo grado, per il reato di omessa denuncia aggravata, a tre con interdizione dai pubblici uffici, in relazione alla mancata trasmissione di alcuni atti alla procura sempre nelle prime fasi di indagine.
21 gennaio 2011
n vista del processo d’appello, che inizierà a Bologna il 17 maggio, la poliziottacondannata in primo grado con tre colleghi a 3 anni e 6 mesi per eccesso colposo in omicidio colposo ha nominato come difensore nientemeno che Niccolò Ghedini, legale del premier nel rubygate, coordinatore del Pdl veneto, deputato. Viene da chiedersi dove mai trovi il tempo per studiare il caso, trovandosi peraltro a dover confutare l’inconfutabile: quanto emerso nelle trenta e passa udienze del processo al tribunale estense mostra al di là di ogni dubbio che il diciottenne ferrarese se quella maledetta alba di cinque anni fa non si fosse imbattuto nella volante dei quattro poliziotti oggi sarebbe ancora vivo.
Sono stati rinviati a giudizio per diffamazione, invece, Patrizia Moretti, madre di Aldro, con il direttore e due giornalisti de La Nuova Ferrara. L’udienza preliminare è stata convocata per l’11 febbraio, presso il tribunale di Mantova. A sporgere denuncia, lo scorso giugno, era stata la prima pm che seguì le indagini dopo l’omicidio del giovane, Mariaemanuela Guerra. Ella si sarebbe sentita diffamata dalle accuse, riportate dal quotidiano del gruppo Espresso, sul modo “poco limpido” con cui sono state condotte le indagini. “Poca limpidezza” che si è tradotta in una condanna a 3 agenti della questura di Ferrara per omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento (il cosidetto “Aldro-bis“).
Informata della denuncia, scrisse sul suo blog Patrizia Moretti: «Non sono bastate due sentenze, le risultanze di tutte le indagini successivamente fatte dal dott. Proto a farle capire che comunque, sia pure in buona fede, gli errori che sono stati commessi durante la conduzione di quelle prime indagini sono stati contro di me, contro la mia famiglia e contro la verità. [...] Il pm vuole da me i danni. Dopo che non si è recata sul posto quella mattina, dopo che non ha sequestrato subito i manganelli rotti, dopo che non ha sequestrato l’autovettura contro la quale si sarebbe fatto male Federico e sulla quale c’era il sangue di mio figlio, dopo tutto ciò adesso vuole da me i danni alla sua immagine»


Fonte: Zeroincondotta

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