domenica 10 luglio 2011

La speculazione nelle carceri italiane

Il sopravvitto, la spesa, il cibo che può essere acquistato dai detenuti.
Questo è il tema della lettera che pubblico oggi.. di Giuseppe Trombini che scrive dalla fogna di Poggioreale (mi hanno segnalato che c’è stata una forte irritazione da parte della associazione “Amici delle Fogne” per l’equiparazione che viene fatta con Poggioreale, dicono che la trovano diffamatoria nei confronti delle fogne.. stiamo pensando a un altro nome.. tipo.. letamaio.. andrebbe meglio?..:-).
Alcuni possono lasciarsi influenzare da determinati passaggi, e perdere la sostanza. Giuseppe Trombini può sembrare aggressivo? Può essere che non di sé o su ciò che lo circonda? Comunque la si pensi.. solleva un problema che solo un miope di quelli in stile ragionier Filini (compare di Fantozzi) non riuscirebbe a vedere. E forse riuscirebbe a vederlo pure lui.
Il sopravvitto, a Poggioreale come in quasi tutte le carceri, è oggetto di fortissime contestazioni, per il modo in cui è strutturato e gestito, non solo tra i detenuti, ma anceh da parte di soggetti esterni, tutt’altro che “facinorosi”.
Viene contestata una prassi di maggiorazione sui prezzi (unita a una qualità spesso mediocre dei cibi), attuata dalle aziende “designate”, le quali usufruiscono di un regime di sostanziale monopolio nella vendita del cibo. In pratica, Fratello, se non ti va il prezzo, niente pomodori e cipolle e funghetti…
Questa pratica si regge su un sistema di complicità che coinvolge funzionari delle amministrazioni penitenziaria, a diversi livelli, in primo luogo quello intrno alle stesse carceri. Naturalmente si sta dicendo che questa pratica, qualora, come è ritenuto più che presumibile, corrispondesse al vero, la complicità dei funzionari sarebbe inevitabile. Quindi (sempre se.. e se…) c’è da mangiare per diversi soggetti.. l’azienda sfrutta il detenuto con prezzi maggiorati. Parte del guadagno andrebbe in “gentile offerta” (ah.. suona molto meglio che “tangente” no?) ai funzionari o soggetti che con la loro complicità permettono questo.
In poche parole, questo è ciò che da più parti, e in tutta Italia viene contestato, nella gestione del sopravvitto. Ovvero, la gestione e i prezzi li contestano tutti. I critici più “moderati” però, non parlano di complicità interne, ma di atteggiamento oggettivamente scorretto delle aziende, e inefficienti controlli da parte di chi dovrebbe. Anche qui tradotto in parole a prova di bambino.. o complicità o stupidità.
Qualcuno direbbe che è davvero da cercatori di spilli in pagliai parlare del sovraprezzo nel sopravvitto. Posso capire ciò che intendono.
Ma non condividerlo.
Quando si approfitta di una posizione di privilegio per estorcere guadagni su chi è in difficoltà si è moralmente un camorrista. 
La questione permarrebbe anche se si trattasse di dieci centesimi in più. E qualcosa che va al di là dell’effettivo guadagno concreto che viene realizzato. E’ qualcosa che è simbolico di un clima, che ci coinvolge tutti, ben al di là delle mura del carcere.
Un basso clima da basso scantinato, tra squallidi abusi e privilegi. Clienti che mangiano, al soldo del padrone giusto.. e chi non ha il padrone giusto o è cane sciolto se la prendi nel famoso posto. Sono proprio le “piccole” quotidiane e degradanti pratiche.. proprio quelle, in quanto le più diffuse, e non tra malvagi e sadici, ma tra uomini e donne “qualsiasi”, come tutti noi.. sono proprio queste pratiche “diffuse” che hanno corrotto l’anima di questo paese… rendendolo un paese moralmente schiavo, un paese codardo, senza onestà e generosità. Senza integrità morale.
E si inizia così. Si iniza dal basso. Si inizia da ogni piccolo fronte dove puoi dire la verità, dove puoi opporti a ciò che è ingiusto. Dove non aggiungi un’altra sedia al tavolo, ma lo mandi alla malora quel tavolo e gli eterni piccoli arnesi delle infinite cricche locali. 
Si inizia da qui. Si inzia da un centesimo in più di tangente. Se sai che è tangente non devi permetterlo. Se sai che 40 funzionari in quel carcere mangiano, devi dirlo e stroncare la pratica. O non sei altro (qualcuno ricorda “the Wall” dei Pin Floyd) che un’altra pietra nel muro.
Vi lascio a Giuseppe Trombini.. abbastanza incazzato anche..
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Caro Alfredo,
da tempo  mi impegno  a notiziare tramite le mie missive quanto accade in questo lager battezzato Poggioreale.
Dopo aver nella precedente lettera evidenziato la più totale negligenza, inesistente assistenza sanitaria e condizioni igieniche. Oggi, ti parlo del sopravvitto, della spessa. Quindi di ciò  che può essere acquistato  da noi detenuti. Gli acquisti possono essere effettuati presso lo spaccio gestito dall’amministrazione penitenziaria o da imprese esterne.
Nel caso di Poggioreale chi esercita la vendita ufficialmente è un’impresa esterna, ma senza alcun dubbio, ci sono personaggi in seno all’amministrazione penitenziaria, sia in sede, sia a Roma, che ne traggono vantaggi e profitti. Perchè l’impresa  dovrebbe vendere prodotti alimentari ed anche di altro genere a prezzi controllati, che non possono superare quelli praticati nel luogo dove è situato il carcere. Questo è uanto previsto nella “Guida ai diritti e ai doveri dei detenuti”.
Al carcere di Poggioreale le cose non sembrano andare a mò di guida, ma bensì a mò di loschi e illegali accordi interni, stipulati da ignoranti che si credono furbi, ma che in fatto di mangiatoie ormai se ne intendono. Mensilmente vengono distribuiti i prezziari aggiornati. Sempre stessa merce.. tra la quale molta inutile, perchè non consumata da nessuno.
I prezzi mensilmente vengono variati in modo del tutto scriteriato, insensato, senza logica alcuna, evidenziando palesemente che sono decisi ad hoc, proprio per trarre profitto in danno dei detenuti acquirenti, che a Poggioreale sono circa 3000. Per il proieguo è importante preisare che nelle vicinanze, sempre di Napoli, sorge il carcere di Secondigliano che conta circa altri 1800 detenuti, fornito dalla stessa impresa.
Se i signori magistrati avessere o il coraggio di mettere il naso all’interno di questa impresa ne scaturirebbe uno scandalo clamoroso. I reati commessi spazierebbero dalla associazione a delinquere finalizzata alla truffa ala estorsione, peculato, corruzione, falso in atti d’ufficio, abuso d’ufficio, appropriazione indebita, e chi più ne ha più ne metta. E per cui tanti “signorini” tra Napoli e Roma finirebbero in manette a farci compagnia. Ma purtroppo i magistrati infieriscono solo sui poveri detenuti, spesso indifesi, permettondo su di loro ogni sorta di abuso e di angheria da parte degli aguzzini dello Stato, a dispett di quel che è la legalità. Tanto per dare una parziale idea di come a Poggioreale  e non solo si approfitta, prospetto alcuni prezzi.
Inizio dall’acqua, che è il bene principale di largo consumo e di vitale necessità. Una bottiglia da un litro e mezzo di qualità scadente, marca sconosciuta e non pubblicizzata, “Primavera”, ha un costo di 42 centesimi. Quando in qualsiasi discount una botiglia da 2 litri varia tra i 20 e i 25 centesimi. Un cartoncino di passata di pomodoro da 500 ml da 54 cent. inspiegabilmente passa a 76 cent. Un pacco di tortellini da 500 gr. euro 2,07… esattamente il costo di un paco da kg 1 al discount. Pacchetti da 250 gr di olive euro 2,19; le stesse olive, oltremodo di pessima qualità, al carcere di Secondigliano ad 1 euro. Non parliamo di frutta, ortaggi, ecc. Il costo della spesa nei mercati di Napoli (In tv dalle interviste direttamente sui banchi) si trovano 2g di peperoni al costo di un 1 solo euro. Bene a Poggioreale, quel giorno e tutt’ora, 1 kg di peperoni costa 2,29 euro più del 400%. Insomma alle nostre spalle ci si arricchisce e pure tanto. Sarà camorra dentro lo stato, lo scopriremo solo sopravvivendo.
Caro Alfredo, mi dici che le mie descrizioni di Poggioreale hanno colpito molti? Mi dici che sono state talmente allucinanti che qualcuno avrà avuto il dubbio che “calco un pò la mano”? Mi fai sapere anche che certe cose che dico.. tipo.. 14-15 persone in una cella.. perchè di celle si tratte e nnon di stanze.. hanno dato qualche perplessità anche a te? Ebbene amico mio, ti invio un articolo pubblicato alcuni giorni fa. “Inferno Poggioreale: celle strette, in 14 tra afa e disagi….”. Mi chiedi  anche se sono sicuro di non correre rischi per quello che scrivo? Se temo rappresaglie?
Detto in tutta onestà non temo nulla, perchè quello che scrivo con molta probabilità può risultare scomodo per qualcuno, ma corrisponde tutto al vero, e poi, detto tra noi, cosa possono farmi? Calpestare i miei diritti? Arrestarmi di nuovo? Uccidermi? Lo stanno già facendo. Quindi non mi importa di nulla.
Dal 4 maggio  2009 mi trovo ristretto presso una sezione protetta. Da allora ho subito e continuo a subiere un trattamento che non è certamente quello dettato dalle norme e dai regolamenti carcerari, ma più derivanti da abusi di potere e d’ufficio. Costretto a convivere con detenuti, o meglio con persone che.. il resto si commenta da solo… (ex forze dell’ordine, ex collaboratori di giustizia, congiunti di collaboratori), perchè ritenuto dal D.A.P. elemento con propensioni e tendenzee alla violenza. Il tutto per un reato contestatomi all’interno del carcere (tentato omicidio).
Ebbene Alfredo, il tribunale di Roma mi ha assolto. Ti invio la lettera che mi ha inviato il mio avvocato. Il mio avvocato oltre a questa lettera mi ha inviato la sentenza di assoluzione che io, senza perdere tempo, ho spedito al D.A.P. Adesso che queste propensioni alla violenza sono venute meno, voglio vedere cosa si inventa il c.d. D.A.P.
Alfredo mi fermo qui, mi sto incazzando. E quindi non vorrei  scrivere cazzate, ok.
PS: fammi sapere se sei riuscito a trovare qualcuno di animo gentile che mi possa dare un aiuto. i conto. Con stima.
La libertà non è un frutto proibito|

Fonte: Le Urla dal silenzio

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