mercoledì 13 luglio 2011

Le carceri d'oro di Ionta, Alfano e & co

Giustizia: appalti senza regole, con le "carceri d’oro" di Ionta
di Giacomo Russo Spena

Terra, 7 gennaio 2009

Mentre gli istituti scoppiano, il capo del Dap, Franco Ionta, ha chiesto al ministro Alfano poteri speciali per l’edilizia penitenziaria. Così da affidare senza gare d’appalto i lavori per i 24 nuovi istituti e secretando i nomi delle ditte scelte.


Bertolaso ha fatto scuola. Così Franco Ionta, capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e commissario straordinario per l’edilizia carceraria, ha preso carta e penna e con una lettera ha chiesto al ministro della Giustizia Angelino Alfano "mano libera" per l’ingresso di imprenditori nel suo piano carceri.

 Una missiva, insomma, per chiedere poteri speciali da "commissario delegato", sul modello del potentissimo capo della Protezione Civile. Il piano carceri del governo, sbandierato ai quattro venti da mesi e che dovrebbe portare entro il 2012 al reperimento di nuovi 21.479 posti letto in più grazie alla costruzione di 24 nuovi penitenziari, resta al momento un’utopia: manca la copertura finanziaria.


Il Parlamento ha stanziato 500 milioni di euro, pochi rispetto ai 2 miliardi necessari per realizzare il progetto. Ecco, allora, puntare sui privati. E sui loro affari speculativi. Già con un emendamento nella scorsa Finanziaria il centrodestra chiedeva di cedere ad imprenditori parte del patrimonio immobiliare a disposizione dell’amministrazione penitenziaria in cambio della edificazione di nuove e più capienti strutture in grado di risolvere il sovraffollamento delle carceri. Un esempio concreto? Il trasferimento in periferia del carcere di San Vittore a Milano e la riqualificazione dell’area, centralissima e a meno di un chilometro dai navigli, oggi occupata dal penitenziario.
"Si va verso la privatizzazione delle carceri - denuncia Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera - con la presa in carico da parte di imprenditori delle strutture, la cui costruzione e gestione dovrebbe invece spettare allo Stato, al pari della sicurezza pubblica". Alla fine l’emendamento è considerato inammissibile.
Ma il governo, ora, ci riprova. Ecco, quindi, i poteri speciali che consentirebbero a Ionta di aggirare le normali procedure di edilizia penitenziaria, arrivando a togliere le gare pubbliche di appalto in modo da scegliere, in prima persona, a quali ditte assegnare i lavori. Ma c’è dell’altro: "Questa idea dei poteri speciali è scandalosa - denuncia Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti di Firenze ed ex sottosegretario alla Giustizia. E Ionta vorrebbe anche secretare il nome delle imprese scelte, creando un sistema totalmente privo di trasparenza".

C’è un precedente: nel 1977 una legge, ribattezzata delle "carceri d’oro", stabiliva "procedure eccezionali per lavori urgenti ed indifferibili negli istituti penitenziari". 

Il ministero della Giustizia sceglieva direttamente le ditte, ne nacque un giro di corruzione e truffa ai danni dello Stato. Tanto che nel febbraio 1988 lo scandalo portò alle dimissioni del ministro socialdemocratico Franco Nicolazzi, condannato durante Tangentopoli per concussione proprio nell’ambito del processo per le "carceri d’oro". "Una nuova edilizia non risolve il problema del sovraffollamento", afferma Francesco Quinti della Fp Cgil che ricorda come gli agenti siano sempre più oggetto di attacchi dei detenuti e 5mila unità in meno. "Gli operatori sono stanchi di lavorare in condizioni del genere - aggiunge il sindacalista -, le prigioni sono luoghi invivibili sia per i reclusi che per noi".

Tutto ciò mentre i numeri sulle galere sono impietosi: 66mila persone detenute di fronte ai 47mila posti letto. I suicidi (71 nel 2009) e le rivolte aumentano. Per questo l’11 e 12 gennaio in Parlamento si discuteranno le mozioni sul sovraffollamento. C’è attesa per la votazione del testo presentato dai radicali e firmato da 92 deputati di tutti gli schieramenti, tranne la Lega. La mozione prevede la messa in campo di misure alternative alla detenzione, l’utilizzo dell’istituto della messa in prova e per i tossicodipendenti, che rappresentano il 25% della popolazione delle galere, un cammino di recupero nelle comunità. "Se passasse soltanto quest’ultimo punto si avrebbe già un bello sfoltimento dei detenuti - dice la radicale Rita Bernardini -. Il governo deve pronunciarsi, è finita l’epoca degli annunci".

fonte: Cgil 

   



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