domenica 24 luglio 2011

Tortura coloniale ad Alghero


Riceviamo e pubblichiamo una lettera che ci viene dalla prigione coloniale di Alghero su un chiaro caso di tortura da parte dell'amministrazione penitenziaria.

24/03/2011 Alghero
Ciao P. come stai?
Sono B. ti ricordi?
[…]
Sarai sorpreso della mia lettera ma ti devo chiedere un favore. Io sono represso qua al carcere di Alghero e fino a qualche giorno fa almeno di salute stavo bene, se non che ci stanno pensando questi pezzi di m. a farmi stare male.

Ho chiesto ad A. di procurarmi il tuo indirizzo, neanche a lei ho detto il motivo per cui ti dovevo scrivere per non farla preoccupare, glielo dirò quando verrà a colloquio.
Ora ti descrivo il motivo per cui ti sto scrivendo e farti capire la repressione, le umiliazioni e la violazione dei diritti e della dignità umana.

Da alcuni giorni sono sottoposto a causa di un rapporto disciplinare perché ho risposto male a un pezzo di m. di guardia penitenziaria a scontare 10 giorni d’isolamento che ora ti descrivo.

Il primo giorno che sono stato represso in questa fatiscente cella 2 metri per 2, essendo non sporca ma lurida, al brigadiere di turno ho chiesto il minimo indispensabile per pulirla e disinfettarla, e loro sono obbligati a darmela, ma la sua risposta è stato un arrogante no e con tanto di alito vinoso. 

Mi ha costretto lo stesso con la forza ad ubicarmi nelle condizioni in cui versava insistentemente da giorni, e con oggi è il quinto che sto qui dentro.

Ho cercato di avere un colloquio col capo imperialista meschino, cioè il comandante, e che non basterebbero gli aggettivi per descrivere una bestia così, per farmi spiegare da lui come mai ero sottoposto a questo regime carcerario e fargli presente dei miei problemi di salute che stavo avendo nello stare in questa cella. 

Dall’appuntato di turno e dal brigadiere mi ha mandato a dire che non aveva tempo per ricevermi. Ho provato a spiegare a loro il mio pessimo stato psicologico e i vari problemi che avevo. La loro risposta è stata che se mi trovavo in questa cella la colpa era la mia e mi potevo arrangiare.

Con questa punizione, se così si può dire, ma bensì una tortura psicologica, mi hanno chiuso dai corsi professionali che stavo frequentando e uscire all’aria nel cubicolo da solo e senza che possa parlare con nessuno.

In questa cella per 10 giorni devo restare senza tv, quando non lo prevede nessun regolamento essendo nelle mie condizioni. Per cercare di tenere la mente impegnata per non impazzire e riuscire a scandire il tempo ho provato a leggere, impossibile, diritto negato.

L’interruttore della luce non è all’interno ma bensì all’esterno della cella, ma anche se nel caso lo scagnozzo di guardia abbia il buon senso di accendermela è lo stesso impossibile, perché a causa di qualche mente diabolica pervertita qua hanno installato una luce bassa e cavernicola.

Il letto in cui sono costretto a dormire è arrugginito e bruciato, in quanto un altro detenuto per protesta aveva dato fuoco alla cella, ti lascio immaginare come è!

La mattina avrei voluto guardarmi allo specchio e farmi la barba, impossibile, diritto negato, anzi non esiste proprio lo specchio.

Sto avendo problemi fisiologici che ho fatto presente anche all’infermeria ma con niente di fatto, loro non possono interferire sugli ordini del capo di m., così mi hanno detto.

La turca si trova senza una minima copertura e in un angolo della cella e addirittura visibile da chiunque si trovi a passare per il corridoio, manco fossi una bestia.

Sto avendo problemi di alimentazione perché non posso cucinare e costretto a mangiare la “merda” che passa l’amministrazione, e se anche i miei compagni di detenzione erano disposti a portarmi qualcosa da mangiare è impossibile, diritto negato. Anzi, solo se si avvicinano per salutarmi sia loro che io andiamo incontro a ulteriori rapporti disciplinari e ulteriormente prolungandomi la mia permanenza in questo tugurio.

Caro P. ti ho descritto un po’ quello che questi pezzi di m. mi stanno facendo passare, umiliato, colpito nella dignità umana e cercando di distruggermi psicologicamente, perché il capo imperialista è questo che vuole, ma forse non ha capito che i veri Sardi sono testa dura e con valori, ma lui a quanto so i Sardi non gli piacciono e questi sono i metodi che usa per colpirli con repressioni e soprusi. E tutto questo perche mi sono permesso di parlare male a una guardia.

Caro P. ho pensato a te come agli altri compagni di partito per un vostro aiuto e farvi capire quello che sto passando, e in un vostro eventuale intervento in qualsiasi modo che riterrete opportuno, basti che si sappia al di fuori di queste mura quello che succede e che sono costretto a subire da parte di questo vigliacco di comandante del c. di questa galera.

Oggi ho anche scritto a un altro indirizzo che mi ha dato un altro detenuto, associazione Antigone [di] Silvestro Ladu, e spero anche loro mi ascoltino.

Caro P. nell’attesa di una tua risposta ti saluto e mi raccomando saluta anche tutti gli altri e chi merita.
Ma cando arribat custa Sardinna indipendente?
A menzus biere chin salute. In foras.


fonte : 









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