domenica 17 luglio 2011

Ma in carcere, cosa si prova? Fra i pericoli, LA SINDROME DELL'AMNISTIA

    Cosa prova un detenuto?
  Quali sono le reazioni mentali 
   e fisiche conseguenti allo stato di detenzione?
  







Il carcere rappresenta una comunità interna ad un’altra, nella quale esistono vere e proprie regole di condotta, una sorta di codice di comportamento dei detenuti che va dalla lealtà verso gli interessi della propria classe alla preordinata non collaborazione con il personale.

Il detenuto tende a conformarsi ai valori vigenti in carcere; si tratta di una reazione istintiva, una sorta di adattamento alle dure condizioni di vita in carcere e una risposta al continuo senso di insicurezza e paura che esso trasmette.

 Dal momento in cui un soggetto è privato della libertà personale il suo modello di comportamento muta sensibilmente. Alle forme di disadattamento più o meno marcato si aggiungono forme di patologia mentale a carattere reattivo psicogeno derivanti dalle condizioni di vita in carcere, nonché oggettivi rischi di deviazioni sessuali.

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L’impatto con la struttura carceraria costituisce per tutti i soggetti alla prima detenzione un momento particolarmente traumatico e drammatico.

 Anche l’apparato burocratico - organizzativo degli istituti penitenziari, con le proprie esigenze amministrative e di sicurezza, contribuisce a definire quel percorso "di spersonalizzazione, di demolizione della propria immagine, di annichilimento dell’auto-stima che sembra essere l’inevitabile tributo da pagare alla permanenza in carcere".

In linea teorica il carcere non dovrebbe comportare una negazione dei diritti dell’individuo non compressi dalla sanzione penale, ma nell’ambito della detenzione la dipendenza assoluta dell’individuo lo rende incapace, di fatto, di fronteggiare personalmente qualsiasi necessità.


Da un punto di vista clinico è piuttosto comune che alla iniziale ansia, che si manifesta in vari modi, segua nel volgere di pochi giorni una vera e propria sindrome di prisonizzazione oppure si giunga, soprattutto per quanto riguarda i recidivi, ad un ben riconoscibile adattamento. 

Infatti nei primi giorni sono presenti frequentemente reazioni quali l’insonnia, l’inappetenza ed in generale notevoli difficoltà nel gestire la propria sfera emotiva; in seguito il soggetto può ritrovare un certo equilibrio facendo ricorso alle proprie risorse adattive, ma non è escluso che alla iniziale fase di "ansia" segua una fase specificatamente depressiva. 


L’intervento sanitario assume quindi una importanza fondamentale; al trattamento farmacologico, se necessario, dovrebbe sempre accompagnarsi un adeguato sostegno psicologico.

 Assolutamente determinante per il superamento di questa fase "depressiva " è il mantenimento delle relazioni familiari: visite e lettere offrono al detenuto un sostegno che può consentirgli di non sentirsi abbandonato a se stesso e/o colpevolizzato.

Fermo restando che nella realtà penitenziaria si riscontrano sindromi di carattere vario, e spesso difficilmente classificabili nell’ambito di una categoria ben definita. le reazioni alla carcerazione che più frequentemente si riscontrano sono:
sindrome persecutoria: si caratterizza per la tendenza del soggetto a sentirsi perseguitato dagli altri detenuti o dal personale di custodia; nei casi più gravi può giungere ad un delirio persecutorio nei confronti degli altri soggetti presenti in carcere che si manifesta spesso con atti aggressivi;
sindrome di innocenza: si caratterizza per alcuni tipici meccanismi di difesa quali la minimizzazione, la proiezione, etc., che tendono a provare l’innocenza del soggetto; in tal uni casi l’innocenza del detenuto è reclamata sulla base di presunti errori giudiziari ed iniquità della sentenza; tale sindrome può degenerare in manifestazioni di carattere rivendicativo e violento fino a giungere ad un vero e proprio delirio;


E qui poniamo tutta la nostra attenzione


sindrome dell’amnistia o della grazia

si caratterizza per la convinzione di ottenere una riduzione del periodo di detenzione o la concessione di una misura alternativa alla detenzione, o di essere liberato in occasione della prossima amnistia;


la mancata realizzazione di tali aspettative può generare violente crisi depressive e gesti autolesionistici;


fonte : RISTRETTI.IT






La fede è una corda alla quale si rimane appesi,
 quando non ci si impicca. 
                                                                                            

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