giovedì 14 luglio 2011

Parma : notizie dal carcere

 Una email giuntaci questa mattina. 
In poche righe il dramma di una ragazza in ansia per la salute del fratello detenuto a Parma.





Carissima Elledizeta


 io sono la sorella di ..............., carcerato nella casa penitenziaria di Parma!


 Un carcere orrendo e punitivo anche x la piu' banale cosa!!


 La mia vita si è fermata dal momento ke lo hanno portato li'... Vivo stati d'ansia tutto il giorno! 


Mio fratello si trova li x reati commessi nella gioventu' legati a un passato di tossicodipendenza... 


Soffre dalla nascita di una grave asma polmonale! Una sera a rischiato di morire soffocato! Xke al suo ingresso nella casa penitenziaria nn gli hanno  dato il suo puff ke porta sempre con lui!!


 Si trova con persone in cella cn reati seri!! I suoi sono legati solo alla tossicodipendenza.. Sappiamo che reati puo' commettere un drogato! Quelli della sopravivenza.. Reati di furto e altre piccole cose.. Ke a oggi sono diventati definitivi.. ha una pena di 8 anni.. Assurdo!!


 Tt questo dalla cassazione di genova!! 


Io ho bisogno di aiuto!!


 Ho anche una situazione familiare molto grave.. Mio padre nn sta' bene, è cardiopatico cn parecchi interventi al cuore, cn insufficenza renale e un rene! Respira con ossigeno terapeutico... Non cammina x tt questi problemi!!


 Sn riuscita a portare mio padre da mio fratello x un colloquio, ci hanno trattato cm carcerati!!


 E a mio padre stava finendo l'ossigeno! Xkè ha un autonomia di 6 ore!! 
Ho paura per mio fratello... Che possa commettere qualche sciocchezza!! 
Non ce la fa più a stare lì.. Sta impazzendo!!


 E gli hanno dato 20 giorni di isolamento!!







Cosa rispondere a questa ragazza? 
Coltiviamo la speranza che il suo s.o.s venga ascoltato da qualcuno che possa concretamente darle una mano.


Per chi non ne avesse memoria o ne ne fosse ancora al corrente, il carcere di Via della  Burla, a Parma, rimarrà tristemente famoso per il "caso Saldino" che qui riportiamo fedelmente: 


APERTA UN’INCHIESTA PER OMICIDIO COLPOSO. LA MADRE: ERA SANO, ADESSO VOGLIO LA VERITÀ

Parma, 32enne muore
dopo una notte in cella

Giuseppe Saladino era stato fermato dopo aver violato gli arresti domiciliari per un furto di monetine

dal nostro inviato  Francesco Alberti
Giuseppe Saladino (Ansa)
Giuseppe Saladino (Ansa)
PARMA - Quindici ore in carcere e una folla di perché. Un giovane di 32 anni morto senza che ci sia un apparente motivo. Una madre che accu­sa: «Era sano, me l’hanno ri­dato senza vita». Un’inchie­sta per omicidio colposo con­tro ignoti, per ora. Un carce­re, quello di via Burla a Par­ma, che si ritrova all’improv­viso sotto i riflettori. Troppo presto, ancora, per fare analo­gie con il terribile caso di Ste­fano Cucchi: comunque una bruttissima vicenda, aperta a qualsiasi sviluppo, tutta da decifrare. Giuseppe Saladino aveva 32 anni, non era uno stinco di santo, ma nemmeno un delinquente incallito. Qual­che mese fa, era stato con­dannato a un anno e due mesi di reclusione dopo esse­re stato pizzicato mentre fa­ceva incetta di monetine in alcuni parchimetri del cen­tro storico. Una condanna esemplare, come si dice in questi casi, con l’unica conso­lazione di poterla scontare a casa, agli arresti domiciliari, sotto gli occhi della madre, Rosa Martorano.
Tutto è fila­to liscio fino a venerdì scor­so quando, a metà pomerig­gio, Giuseppe, non renden­dosi forse conto della gravità del gesto, è uscito di casa: di fatto, per il codice penale, si è trattato di una evasione. La sua passeggiata però è stata di breve durata. Sorpre­so da una pattuglia della poli­zia e riconosciuto, è stato im­mediatamente portato nel carcere di via Burla. Addio domiciliari, per lui. Erano le 17 di venerdì quando le por­te del penitenziario si sono chiuse alle sue spalle. Quindi­ci ore dopo, alle 8 di sabato, in casa della madre Rosa è squillato il telefono. All’altro capo del filo c’era il direttore del carcere: voce bassa, tono di circostanza. Racconta la donna ai microfoni di Tv Par­ma: «Il direttore mi ha detto che Giuseppe era morto, che era stata una cosa improvvi­sa, inspiegabile, mi pare ab­bia parlato di un malore. Poi ha aggiunto che aveva volu­to telefonarmi di persona perché aveva preso in simpa­tia il mio ragazzo e perché sa­peva che siamo brave perso­ne... ».

Parole, ovviamente, che non possono bastare a una madre. La donna, infatti, si è im­mediatamente rivolta a un avvocato, deciso a fare luce: «Voglio sapere, voglio che tutto venga chiarito, non può succedere una cosa del genere». Il lavoro del legale Letizia Tonoletti, alla quale si è rivolta Rosa Martorano, parte da un assunto («Il ra­gazzo, quando è entrato in carcere, era sano») e da un in­terrogativo («Cosa è succes­so in quel breve lasso di tem­po?»). Due periti, uno nomi­nato dalla famiglia, l’altro dal sostituto procuratore Ro­berta Licci, avranno il compi­to di risalire alle cause del de­cesso, prima tappa di un per­corso investigativo che pun­ta a ricostruire nei dettagli quelle maledette 15 ore tra­scorse dal giovane nel carce­re di via Burla. L’autopsia è già stata eseguita, i risultati si conosceranno nei prossi­mi giorni.


11 novembre 2009

fonte: http://www.corriere.it/




Nessun commento:

Posta un commento