mercoledì 6 luglio 2011

Ragusa, la protesta dei detenuti


Ragusa, la protesta dei detenuti

In tutto 4 tentativi di suicidio


Ragusa - 

Il rumore, il mezzo di comunicazione più vecchio del mondo, è il segnale partito da un detenuto e che si è poi esteso agli altri 202 reclusi in contrada Pendente, dando il via alla protesta iniziata sabato notte al carcere di Ragusa. Con le gavette contro le inferriate, dal 2 luglio ad oggi, ogni giorno in orari prestabiliti, i carcerati manifestano il loro disagio per il sovraffollamento nel sito del capoluogo.

"Protestiamo perchè siamo troppi - dice un ex detenuto, uscito lunedì mattina dalla struttura di via Di Vittorio, dopo aver scontato un anno e mezzo di carcere - non si può vivere lì dentro. Io condividevo la cella con altri due compagni, la percorrevo in 5 passi, ed eravamo già stretti in due".

Ogni giorno dalle 15 alle 16 e la mattina dalle 6.00 alle 7.00, i detenuti sfregano le loro gavette contro le inferriate delle celle.

"Vent'anni fa per alcuni anni, ho scontato un'altra pena nel carcere di Catania" racconta l'ex detenuto in libertà - e devo dire che quella casa circondariale è meglio di quella di Ragusa. Qui in estate diventa impossibile vivere, perchè non ci sono le docce dentro le celle, si muore di caldo e si può fare la doccia solo tre volte la settimana, il lunedì, il mercoledì e il venerdì".

L'ex detenuto sostiene che gli altri suoi ex compagni di carcere continueranno la protesta per tutta la settimana, quindi fino a sabato prossimo. I residenti di via Ducezio, sabato notte, sono stati risvegliati dalle urla e dalle gavette sbattute sul ferro, a ritmo costante e sempre più imponente. Qualcuno, non capendo che cosa fosse successo, ha allertato le forze dell'ordine.

"Non c'è il frigo e, quindi, l'acqua che si beve in cella è un brodo - racconta l'ex carcerato - il mangiare è così così: ma è il caldo quello che ti fa impazzire". 

Nel carcere di Ragusa la capienza regolamentare prevista è di 139 detenuti, quella tollerata di 180. "In questo carcere mancano le comodità - dice l'ex detenuto - vabbè che siamo galeotti, ma siamo sempre esseri umani. Io non ce la facevo più lì dentro, dopo un anno e mezzo stavo impazzendo. Ci sono alcune celle poco più grandi di quella dove stavo io, dove convivevano in cinque".


Un altro problema cogente che peggiora la situazione della struttura è la carenza di personale della Polizia penitenziaria: sulle 117 guardie carcerarie previste, ve ne sono attualmente 77, circa il 35 per cento in meno rispetto al regolamento imposto da un vecchio decreto. Parecchi agenti chiedono il prepensionamento, sintomo del disagio lavorativo vissuto dagli operatori. E via via che le guardie vanno in pensione, non vengono effettuati dei rimpiazzamenti delle unità perse: così la situazione del personale diventa sempre più difficile, soprattutto nel garantire le emergenze (come il semplice ricovero in ospedale di un detenuto). Altro indicatore del disagio sofferto da chi vive e chi lavora nel carcere sono i tentati suicidi.

Nell'ultimo anno, tre detenuti e una guardia carceraria hanno tentato di farla finita.

fonte: http://www.ragusanews.com/

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