mercoledì 6 luglio 2011

CARCERI: IONTA, CAPIENZA AL LIMITE MA AMNISTIA NON E' LA STRADA

CARCERI: 


IONTA, CAPIENZA AL LIMITE 


MA AMNISTIA NON E' LA STRADA =

(AGI) - Roma, 5 lug. - "Ormai abbiamo raggiunto il limite della capienza tollerabile. Certamente non possiamo andare avanti cosi'". Lo dice Franco Ionta, capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, in un'intervista a One-o Five Live, il canale in diretta de
lla Radio Vaticana, in merito al sovraffollamento carcerario.

"La situazione e' molto complessa e faticosa - ha ammesso Ionta -. I detenuti ospitati nelle 206 strutture italiane toccano quota 67mila, un numero ai limiti della capienza fisica tollerabile. 


Per far fronte a questa emergenza - ha spiegato il capo del Dap - verranno costruiti venti nuovi padiglioni e undici nuovi istituti: entro tre anni dall'affidamento degli appalti dovrebbe essere tutto ultimato.



"Inoltre- ha aggiunto Ionta - abbiamo avviato politiche di assunzione per circa 3.400 unita' di polizia penitenziaria per rafforzare l'organico esistente".

Sul capitolo della copertura finanziaria per realizzare questi provvedimenti, Ionta ha spiegato: "Sicuramente la copertura e' un tasto dolente ma finora, per la costruzione dei nuovi istituti penitenziari, sono stati stanziati 500 milioni di euro ai quali vanno aggiunti altri 100 provenienti dalla Cassa delle Ammende ed altri fondi recuperabili dai capitoli di bilancio ordinario.


 Anche l'assunzione dei nuovi agenti di polizia penitenziaria e' coperta: me lo ha garantito il ministero dell'Economia".

Alla domanda se, come auspicano alcuni settori della politica e della societa' civile, sia necessaria una amnistia o un indulto, Ionta ha risposto senza esitazione: 


"L'amnistia e' una scelta politica. Il governo - e io lo condivido
 - ha scelto una politica diversa:


 quella di evitare provvedimenti di amnistia o indulto che dopo un po' ripropongono lo stesso problema.


 Bisogna - ha concluso Ionta - risolvere la situazione del sovraffollamento non in modo episodico ma strutturale.


 E' vero, con l'amnistia o con l'indulto molta gente esce dalle carceri pero' se non ci sono strumenti di accompagnamento e recupero effettivo queste persone in carcere ci tornano di nuovo".




 (AGI) Cav 051209 LUG 11


.... e le cazzate terrestri?






12 gennaio 2010 


"Per fare fronte al sovraffollamento carcerario ci sarebbero già 40 penitenziari già pronti, che però non sono utilizzati. È la denuncia del Partito degli operatori della sicurezza e della difesa (Psd).Nonostante le strutture già a disposizione, sottolinea il Psd, "il Governo progetta la costruzione di nuovi istituti penitenziari stanziando addirittura 500 milioni di euro chiedendo ulteriori fondi all’Unione europea con apposita proposta divenuta addirittura oggetto di una risoluzione dell’Europarlamento." 
http://retestudentisalerno1.blogspot.com/



La semplice e, soprattutto, notevolmente meno onerosa ristrutturazione degli edifici già presenti sul territorio risulterebbe attuabile sicuramente in tempi brevissimi se confrontati con quelli necessari alla costruzione ex novo di carceri, contribuendo così alla realizzazione della tanto perseguita razionalizzazione del sistema penitenziario, punto programmatico di Governo".

 Ecco l’elenco stilato dall’organizzazione:
- l’istituto carcerario di Morcone (Benevento), è stato costruito, abbandonato, ristrutturato, arredato e nuovamente abbandonato dopo un periodo di costante vigilanza armata ad opera di personale preposto;


- l’istituto carcerario di Arghillà (Reggio Calabria), parimenti inutilizzato, è mancante della sola strada d’accesso, delle fogne e dell’allacciamento idrico, ma è per il resto ultimato e dotato di accorgimenti tecnici d’avanguardia;


- vi sono intere ed impervie regioni nelle quali il problema delle strutture inutilizzate si sovrappone alla frammentazione ed alla sporadicità di quelle esistenti che costringono i preposti Nuclei traduzioni e piantonamenti a frequenti e rischiosi viaggi diversamente non necessari; è il caso della Sardegna dove sono state frettolosamente dismesse ben otto case mandamentali (Ales, Bono, Carbonia, Ghilarza, Sanluri, Santavi, Terralba e soprattutto, per l’eccezionale spreco, Busachi, che, dopo essere costata 5 miliardi di lire, non è stata mai inaugurata), oppure regioni nelle quali a causa della mancata programmazione in funzione dell’estensione, si è costretti allo stesso andirivieni da e per istituti posti al limite provinciale come per Lecce Nuovo Complesso, sorto nel nord di una provincia che si estende per oltre 70 chilometri, quotidianamente percorsi da tutte le Forze dell’ordine provinciali che, ad esempio, potrebbero utilizzare (con semplici adeguamenti tecnici) la casa mandamentale di Maglie solo parzialmente utilizzata per ospitare detenuti semiliberi; ancora maggiore è lo spreco nella stessa provincia, nel comune di Galatina, dove l’istituto penitenziario è del tutto inutilizzato malgrado la posizione strategica.


- ancora, ad Udine, si registra la chiusura della sezione femminile del penitenziario a fronte di situazioni sature in altri istituti, ormai al collasso;


- a Gorizia risulta inagibile un intero piano dell’istituto carcerario e non sono stati programmati i necessari lavori, così come a Venezia e a Vicenza, dove la capacità ricettiva è ridotta a 50 unità;

- a Pinerolo (Torino), il carcere è chiuso da dieci anni ma è stata individuata l’area ove costruirne uno nuovo;

- a Revere (Mantova), dopo 17 anni dall’inizio dei lavori di costruzione, il carcere con capienza da 90 detenuti (costo stimato: 5 miliardi di lire) è ancora incompleto. Non solo, i lavori sono fermi dal 2000 e i locali, costati più di 2,5 milioni di euro, sono già stati saccheggiati;

- l’istituto carcerario di Codigoro (Ferrara) che, nel 2001, dopo lunghi lavori, sembrava pronto all’uso, è ad oggi ancora chiuso;

- a Pescia (Pistoia), il ministero ha soppresso la casa mandamentale;

- a Pontremoli (Massa-Carrara), il locale istituto femminile, inaugurato nel 1993, con capienza pari a 30 detenute, è attualmente chiuso;

- ad Ancona Barcaglione, il penitenziario da 180 posti inaugurato nel 2005, nonostante le spese di mantenimento della struttura vuota ammontassero a mezzo milione di euro all’anno, gli ospiti non sono mai stati più di 20 e i dipendenti 50;

- in Abruzzo, nel penitenziario di San Valentino (Pescara), costruito da 15 anni, non ha alloggiato nessun detenuto. Nella struttura vagano solo cani, pecore e mucche;

- in Campania, l’istituto di Gragnano (Napoli) è stato inaugurato e chiuso a causa di una semplice frana; lo stesso è accaduto a Frigento (Benevento);

- in Puglia, oltre a Minervino Murge (Bari), struttura mai entrata in funzione, c’è il caso di Casamassima (Bari), carcere mandamentale condannato all’oblio da un decreto del Dipartimento;

- a Monopoli (Bari), nell’ex carcere mai inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da 30 anni;

- ad Altamura (Bari), si aspetta ancora l’inaugurazione di una delle tre sezioni dell’istituto;
- non sono state mai aperte le strutture mandamentali di Volturara Appula (Foggia), 45 posti, incompiuto, e Castelnuovo della Daunia (Foggia), arredato da 15 anni;

- Accadia (Foggia), penitenziario consegnato nel 1993, ora del Comune, è inutilizzato;

- a Bovino, è presente una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre come ad Orsara, nella stessa provincia di Foggia;

- l’istituto di Irsina (Matera), costato 3,5 miliardi di lire negli anni 80, ha funzionato soltanto un anno ed oggi è un deposito del Comune;

- gli istituti di Mileto (Vibo Valentia) e di Squillace (Catanzaro) sono stati ristrutturati e poi chiusi. In quello di Cropani (Catanzaro), abita solo un custode comunale. Gli istituti di Arena (Vibo Valentia), Soriano Calabro (Vibo Valentia), Petilia Policastro (Crotone) e Cropalati (Cosenza) sono stati soppressi;

- a Gela (Caltanissetta) esiste un penitenziario enorme, nuovissimo e mai aperto;

- a Villalba (Caltanissetta), 20 anni fa è stato inaugurato un istituto per 140 detenuti, costato all’epoca 8 miliardi di lire, e che dal 1990 è stato chiuso e recentemente tramutato in centro polifunzionale;

- il carcere di Licata (Agrigento) è completato, ma non essendo stato collaudato è ad oggi inutilizzato;

- ad Agrigento, sei sole detenute occupano i 100 posti della sezione femminile.




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