domenica 3 luglio 2011

Il personale della polizia penitenziaria del carcere di Rossano protesta





Come preannunciato, il personale della polizia penitenziaria del carcere di Rossano (CS) , già in stato di agitazione, da ieri ha attuato la protesta di non consumare il pranzo e la cena, un diritto riconosciuto al lavoratore comandato in attività di servizio.
 Una rinuncia ad un diritto quale forma di denuncia contro «l'indifferenza, l'apatia l'estraneità riscontrata da parte dei vertici dell'amministrazione penitenziaria in merito ai forti disagi vissuti dal personale del penitenziario. 
Dure le parole del coordinamento locale delle organizzazioni sindacali. Le quali classificano l'atteggiamento posto in essere dal Ministero della giustizia e dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria «degno di essere associato a quello dei latitanti che sfuggono dalle loro responsabilità». Ciò in relazione, mancata risposta da parte del ministro della Giustizia, Angelino Alfano del capo del dipartimento, Franco Ionta del direttore generale del personale e della formazione, Riccardo Turrini Vita, riguardo soprattutto alla fissazione di un incontro presso la sede penitenziaria: «il che è sintomatico dell'interesse che in loro risiede».
 Una situazione quindi tesa, difficile e a quanto pare lontana a trovare una soluzione. Da qui la decisione di attuare la prima forma di protesta «per ribadire con forza che è un diritto essere ascoltati da chi detiene l'onere di governare il pianeta carcere, il nostro mondo ed è un dovere ascoltare, percepire, essere diretti testimoni di un disagio che bisogna, quantomeno, attenuare».


 La sigle sindacali, al contempo, ritengono doveroso esprimere un sentito ringraziamento a quanti si nono adoperati "per accendere la luce nell'oscurità del mondo penitenziario: Giovanni Dima e Antonio Di Pietro per aver prodotto le due interpellanze al ministro della Giustizia; Rita Bernardini per la solidarietà espressa, nonché gli operatori dell'informazione per l'eccellente servizio d'informazione, ma anche e soprattutto l'arcivescovo Santo Marcianò per le preziose e confortanti parole di solidarietà umana e spirituale». 
I sindacati si dicono, infine, stupiti per aver ascoltato «il silenzio, indecifrabile, da parte delle istituzioni locali e della Prefettura. Intanto arriva anche la solidarietà della segreteria cittadina dell'Udc, che annuncia di aver denunciato la problematica a livello nazionale, attraverso i suoi rappresentanti in campo governativo. La risposta delle istituzioni, per l'Udc, deve essere concreta ed immediata per garantire alla polizia penitenziaria di Rossano i diritti e il decoro della propria professionalità».


«Il partito dell'Udc, consapevole del valore del ruolo della polizia penitenziaria, sostiene concretamente il personale del reclusorio di Rossano e sollecita che l'amministrazione penitenziaria incontri le sigle sindacali affinchè si possa affrontare e risolvere, con impegno ed attenzione, la situazione di decadenza attuale». Vicinanza anche da parte del dirigente scolastico Alesina e del corpo docente dell'Itis che opera all'interno del carcere. Tra le ragioni della protesta vi è la richiesta della rivisitazione della pianta organica, dell'integrazione dell'organico; istituzione della commissione per definizione carichi di lavoro; integrazione dell'organico destinato alla gestione dei terroristi; fissazione capienza massima di utenza detenuta ospitabile; dotazione dei mezzi di trasporto personale e detenuti; liquidazione degli arretrati straordinario e missioni.


fonte: Gruppo AMNISTIA PER LA REPUBBLICA -FACEBOOK

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