venerdì 1 luglio 2011

Il carcere? Un posto dove ti levano la dignità di essere umano"


Il carcere? Un posto dove ti levano la dignità di essere umano"

giovedì, 30 giugno 2011, 14:12
di fabrizio vincenti
Le frasi riportate di seguito, per evitare fraintendimenti, sono state pronunciate dall'assessore Chiari nell'androne del Comune questa mattina. Non si è trattata di una vera e propria intervista, quanto di un colloquio a più voci durante il quale lo scrivente, ma non solo lui, hanno formulato domande o chiesto dei suoi stati d'animo all'ex assessore, che, come sempre, si è dimostrato molto disponibile. La precisazione la dobbiamo allo stesso Chiari, che ci ha raggiunto telefonicamente per dire che non riteneva il colloquio un'intervista e che, dopo quella rilasciata ieri al Tirreno, non intendeva interloquire con altri giornalisti.
Te lo immagini deperito e, invece, a prima vista, ha lo stesso fisico tarchiato, con qualche chilo di troppo. Gli occhi, però, non sono i soliti. Hanno perso il lampo che li attraversava. Non è solo stanchezza. Marco Chiari ha fatto il suo ingresso a palazzo Orsetti questa mattina. Baci, abbracci e un po’ di commozione negli incontri con dipendenti, assessori e consiglieri sia di maggioranza che di opposizione. La voglia di scherzare non l’ha abbandonato e al cronista che lo va a salutare dice sorridendo: “Mica te la do la mano, con tutto quello che avete scritto”, salvo portela un attimo dopo. Dopo quindici giorni di carcere l’assessore varca la soglia del palazzo comunale dopo che ieri era stato rimesso in libertà dal Tribunale del riesame di Firenze che ha annullato i provvedimenti cautelari presi a Lucca.
“Non me l’aspettavo, sono sincero: nella mattinata avevo visto mia moglie durante il colloquio e le avevo detto di rassegnarsi a vedermi dentro per tutta l’estate. Il motivo? Perché non avevano trovato nulla e dovevano continuare a tenermi dentro hanno rovistato ovunque e più volte ma non hanno trovato quello che speravano. Come ho saputo della scarcerazione? Mi ero  messo nel letto per provare a dormire, del resto altro in carcere è difficile farlo, e mi sono venuti a chiedere a chi volevo lasciare i miei viveri. Credevo di non aver capito bene, poi ho realizzato. Incominciavo ad essere allo stremo: la pressione mi si è alzata da 110 a 180 la massima in quei giorni a San Giorgio”.
Cosa significa un’esperienza in carcere per chi non c’è mai stato?
“Il carcere è un ambiente dove di toglie ogni dignità a chi ci entra. Nella cella dove ero, e condividevo con due africani, c’era appena lo spazio per girare intorno ai letti e al tavolo. Avevamo un rotolo di carta igienica la settimana, un’ora di aria al giorno, verso le nove, durante la quale si gira in circolo o ci sia appoggia al muro. L’acqua va comprata perché quella che esce dai rubinetti è quasi nera, non danno nemmeno il sapone per pulire in terra. Il cappellano del carcere fa quello che può per aiutare chi non ha nulla. Niente biblioteca, niente altri spazi a disposizione: puoi solo stare su un letto a contorcerti nei tuoi pensieri ecco perché non sono nemmeno dimagrito: sei fermo a giornate”.
Che accoglienza ha avuto?
“Buona sia da parte dei detenuti, che parte della poliza penitenziaria: è il clima e il contesto che sono terribili. Si impara a farsi un coltello con le forchette di plastica saldate sulla fiamma e sui cui viene attaccata una lametta. Ogni giorno ci sono persone che si feriscono in regolamenti di conti interni specie tra extracomunitari appartenenti a diverse etnie. Tenga conto che l’80% della popolazione carceraria è straniera e sieropositiva. Mi hanno sconsigliato vivamente di andare a fare la doccia da solo. Il clima è questo, da girone dantesco. Mi riprometto di occuparmi del problema del carcere, e sul serio, al di là della mia esperienza personale: è qualcosa che sfugge a chi è fuori e non basta la visita del parlamentare o dei politici di turno per capire cosa si viva dentro.
E' riuscito a tenersi aggiornato su quanto succedeva?
“Qualcosa, tra l’altro c’era un detenuto sordomuto che mi chiamava ogni volta che in tv comparivo io e me lo faceva capire con i gesti”.
Che giudizio si è fatto della sua posizione in questa vicenda?
“Il Tribunale del riesame parla di corruzione impropria, non corruzione, ovvero anche se ho la tessera vip dello stadio che mi è stata data per le gare della Lucchese siamo di fronte a un caso di corruzione impropria. Le racconto un episodio: in uno dei colloqui con mia moglie le ho chiesto di darmi il suo numero di telefono e quello di mia figlia non stando bene ho voluto averli qualora mi sentissi male: non li ricordavo. Un po’ perché erano memorizzati e dunque non li componevo mai, un po’ perché in quelle condizioni perdi davvero il contatto dalla realtà che viene scandita solo dal bussare delle guardie carcerarie. Non abbiamo orologi, infatti. Una volta datimi i due numeri all’uscita dal  colloquio sono stato perquisito come sempre e mi hanno verbalizzato che avevo un foglietto con i due numeri. Il pm Origlio, davanti al tribunale della libertà, ha ribadito che dovevo stare in carcere perché anche da là dentro  continuavo a tenere contatti con l’esterno e dunque costituivo un pericolo”.
Ha già parlato con il sindaco?
"Lo farò in giornata".
Che farà ora:  dal carcere più volte ha fatto arrivare il messaggio che, una volta fuori, avrebbe parlato lei.
“Mi faccia riprendere fiato e recuperare energie, la prossima settimana intendo organizzare una conferenza stampa”.
fonte: http://www.lagazzettadilucca.it/

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