mercoledì 6 luglio 2011

Per Aldo Scardella


Isola Infame










Si era impiccato lì,il ragazzo,
agganciato ad una sbarra
della lurida prigione.
Lo ha fatto piano,piano,
in silenzio,con negli occhi
una preghiera.
Eran trascorsi sei mesi
da quando gli ruppero
i denti e il naso,
e gli ammaccarono le ossa,
e lui contava giorno
dopo giorno,e ascoltava
nella notte il silenzio
e la crudele voce del mare.
Isola infame,terra
di gente senza vita
che urla alla speranza,
e attende invano il sole
che ha lasciato.
Scosta dal collo i capelli,
il ragazzo,sono cresciuti
tanto i capelli,che in sei
mesi mai ha potuto
pettinare.
Terra di gente senza vita,
morti viventi,e vivi
sepolti senza sepoltura,
come lui.
Ecco un nuovo giorno
è spuntato,con la
tenera luce del mattino,
e l'arco rosa di nubi
sorride dolce alla speranza.
Arco dolce di nubi,
tu non puoi vedere,
non puoi sentire il lamento
dell'uomo,nè ti accorgi
di nulla,e continui
sereno il tuo cammino,
oggi sei qui,su questo
cielo desolato,domani lì,
per questo non vedi nulla,
nemmeno quel povero volto
di ragazzo appeso ad una
sbarra della lurida prigione.

Mercede Berrita Corbia


1 commento:

  1. Una poesia, in ricordo di una vita che avrebbe potuto essere vissuta. Ma la crudeltà e l'indifferenza hanno impedito questo

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