domenica 3 luglio 2011

Trattamento penitenziario in OLANDA






Ho vissuto, per un periodo della mia vita, da tossicodipendente e questa condizione ha fatto si che sia stato ospite, fortunatamente sempre per brevi periodi, di alcune strutture carcerarie in Italia e all’estero. Vi racconto una di queste esperienze, vissuta in terra di Olanda, precisamente ad Amsterdam.
Chi è stato ad Amsterdam in automobile, sa bene che, una volta uscito dall’autostrada, peraltro gratuita, senza nemmeno rendertene conto, ti ritrovi rapidamente in una delle maggiori arterie di accesso al centro città. Era proprio in quel punto che mi trovavo, con due amici, alla guida della mia auto, proveniente da una città tedesca oltre il confine dove ero residente da circa un anno. 






In un batter d’occhio, un auto che sembrava apparsa dal nulla mi affianca, ne scendono 4 agenti di polizia in uniforme che aprono le porte del mio veicolo. In una frazione di secondi, ci estraggono letteralmente dai nostri sedili e ci slacciano le cinture dei pantaloni che poi lasciano scivolare fino ad altezza ginocchio.
 Senza niente capire, mi ritrovavo, con le mani alzate e i pantaloni calati. Venni poi a sapere, da uno di quegli agenti, che si trattava di una procedura standard per evitare la fuga del fermato. Erano i Swat Team, le forze speciali della polizia olandese incaricata della sicurezza della regina.
Qualcuno si mise alla guida della mia VolksWagen e ci scortarono al comando di polizia.
Avevano trattenuto i miei documenti e da essi evinto che ero di nazionalità italiana.



L’aspetto della cella era poco dissimile da quelle di tutti gli altri paesi del mondo, con l’unica differenza che quella era tutta limpida e ben piastrellata.
Mi cadde l’occhio sopra la branda, dove si trovava un quadretto incorniciato e appeso al muro, scritto in svariate lingue, tra cui l’arabo e il cinese. Era un comunicato che diceva più o meno così: “Lei si trova, in qualità di fermato, in una cella di sicurezza della polizia di Amsterdam e ha diritto a…” e seguiva un elenco di diritti e le modalità per rivendicarli.


Non era passata nemmeno mezz’ora dal mio fermo, quando mi invitano ad incontrare una persona, nel reparto colloqui. Si trattava di un impiegato del consolato italiano in Olanda, prontamente avvisato della mia presenza e del mio status di fermato. Gentilissimo, mi chiese se mi serviva denaro, se volevo avvertire qualcuno della situazione, se mi servisse un interprete.
Mi lasciò un biglietto da visita personale, invitandomi a farlo chiamare senza esitazioni, in caso di bisogno.
 Un po’ sorpreso, fui riaccompagnato in cella. Mi faceva assai strano che tutti gli agenti si rivolgessero a me chiamandomi Mister Volante, accompagnando ogni comunicazione, da una lunga serie di “please”, “tanks” e “scuse me”.


Mi ero appena “accomodato” che bussò alla porta un medico anziano e cortese al punto tale da mettermi perfino in imbarazzo. Nella rituale perquisizione, all’ingresso, mi avevano trovato gli “attrezzi del mestiere”, siringa e cucchiaio, avevano, quindi prontamente avvisato la sanità pubblica.
 Il medico, mi chiese se avevo bisogno di metadone o farmaci per crisi d’astinenza. 
Anch’egli, prima di andarsene, mi lasciò il suo biglietto da visita.


 Non era ancora finita. Di li a poco, mi riportarono in sala colloqui, dove si presentò un giovane avvocato d’ufficio che mi mise immediatamente al corrente sulla mia condizione di fermato. Mi offrì la sua disponibilità a contattare il mio avvocato di fiducia, se lo avessi voluto. Mi disse che potevo essere trattenuto solo per 12 ore, dopo di che, se non avevo capo d’imputazione, avrebbero dovuto rilasciarmi. Allegai Il suo biglietto da visita assieme agli altri. Non avevano trovato niente di irregolare, se non la siringa, ma sapevo che l’Olanda era notoriamente tollerante in fatto di droga e mi tranquillizzai.Era passate circa due ore dal mio fermo, quando mi chiamò un ufficiale di polizia che mi restituì le mie cose, compreso la siringa, facendomi mille scuse per l’accaduto. 


Si sentiva in dovere di darmi delle spiegazioni e così mi raccontò che era stata segnalata un’auto di trafficanti d’armi con targa tedesca e tre persone a bordo. Auto che fu correttamente intercettata circa un’ora dopo la mia. Si era così conclusa la mia esperienza con la polizia olandese. Di situazioni analoghe, ne avevo già vissute parecchie, nel mio paese. Tra me e me pensai a quanto enorme fosse stata la differenza di trattamento.














fonte: gruppo AMNISTIA PER LA REPUBBLICA - Facebook

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