martedì 19 aprile 2011


Da" Le urla dal silenzio"
In questo suo pezzo recente, Giovanni Zito, che ha scritto valanghe di pagine per questo Blog… prende l’ispirazione dagli esperimenti celebr di Michel Siffre..
Michel Siffre passò 205 giori in caverne buie, perse il senso del tempo e.. la testa.
Vi scrivo dal profondo della mia caverna di pernottamento. Sita nel carcere di Voghera.. si trova in Italia.
Michel Siffre che è uno scienziato.. “come me” si è sottoposto all’isolamento diurno e notturno, cercando di capire cosa può succedere alla mente umana. Dopo 205 giorni perse il senso del tempo e… la testa.
Ora io vi domando… un uomo che è rinchiuso da 15-20 anni credete che possa risentirne allo stesso modo?
Io credo di sì… Signori.. certo.. io non ho ancora superato il livello di pazzia totale. Ma poco ci manca.
Eppure Siffre per questa sua prova scientifica nella grotta si era portato libri, riviste e musica da ascoltare. Come libri leggeva Platone mica bau bau micio micio. Ma la sua mente non ha retto più del dovuto.
Il sottoscritto ha scontato 10 mesi di isolamento di fila. Questa è una pena in più che danno sull’ergastolo. Mi spiego meglio.. quando la  condanna diventa certa o definitiva viene applicata questa misura in più oltre all’ergastolo che può arrivare al massimo di anni 3, tutti di fila.
Ovviamente questo passaggio è previsto dalla legge italiana. L’ultimo giudice applica tale norma.
Nel suo diario Siffre scrive: “la desolazione mi schiacciava verso la fine dell’isolamento”.
Io di questi problemi non ne ho, quindi posso ancora rimanere nel mio cubo di cemento. Ma forse per voi esseri umani questa parola può essere un pò forte.
Meglio chiamarlo sarcofago, così siete più sicuri che questo “mostro” rimane chiuso per molto tempo.
Michel Siffre scrive ancora che.. cominciò a cedere.. divenne depresso.. pensò anche al suicidio per un pò. Cercò perfino la compagnia di un topo che si aggirava nella sua caverna.
Come voi già sapete, io sono stato sempre in ottima compagnia nei vari istituti di pena.
 Mi ricordo ancora quando nel carcere dell’Asinara alcuni signori con le stellette mi invitarono a pane e acqua perchè non avevo nulla da dire. Ma in compenso mi diedereo una bella e comoda cella in compagnia di scarafaggi. Nel passeggio c’erano topi. Non potevo lamentarmi di nulla… Era il massimo della tranquillità. Sovrastavano più dei detenuti questi animali. Ma si andava tutti insieme anche al gabinetto…
Cosa volete.. questa è la vita di un ergastolano. Anche oggi sono in compagnia, con le mie formiche. Tra qualche mese arriveranno i rinforzi, cioè le zanzare.
Comunque, amici del mondo esterno, io  non mi posso lamentare di nulla, perchè, malgrado la mia lunga fermata, posso dire che a me passano la colazione la mattina, il pranzo e la cena. L’aria me la fanno respirare 4 ore al giorno. La sera vado a letto presto. Così non vedo l’ora che arrivi il nuovo giorno e ricomincio tutto da capo.
Sono felice adesso. Mi sento meglio, molto più allegro. Perchè l’esperimento di Michel Siffre è fallito.
Il mio continua senza sosta. Prima o poi vedranno che grande scienziato sono diventato in carcere…

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