www.luceraweb.eu, 21 aprile 2011
Lucera - Foggia : sedie per i parenti
Si susseguono le riunioni, si esplorano le soluzioni, si cercano le convinzioni, ma il problema resta sempre lo stesso, simboleggiato da quelle sedie messe davanti alla porta del carcere, unico strumento di accoglienza per i familiari dei detenuti che ricevono visita per quattro giorni alla settimana.
Caldo o freddo, pioggia o sole, la sala d’aspetto all’aria aperta è ancora l’unica che si riesce a offrire a tante gente, spesso provenienti anche da altre province o addirittura regioni, che si raduna in quei pochi metri quadri antistanti la casa circondariale, “arredati” da alcune sedie di legno messe a disposizione dai frati minori conventuali che “abitano” giusto accanto alla porta dell’istituto.
Eppure qualche anno fa è stata realizzata da parte del Comune una (inutile) pensilina che sembra più che altro una fermata di autobus e che i visitatori non hanno mai adottato, magari preferendo sedersi sugli scalini della porta del convento, in attesa che il piantone della polizia penitenziaria dia loro il permesso di entrare per il colloquio con il congiunto detenuto.
Sulla questione c’è stato un nuovo incontro a cui hanno preso parte il direttore della casa circondariale Davide Di Florio, la parlamentare europea Barbara Matera, il vescovo della diocesi monsignor Domenico Cornacchia e il cappellano del carcere Alessandro Di Palma che poi è il primo destinatario dei disagi degli stessi parenti. L’esito è stato ancora interlocutorio, anche perché l’obiettivo principale è ancora sfumato, ovvero quello di convincere una famiglia residente a pochi metri dal carcere a mettere a disposizione un proprio locale terraneo (già individuato da tempo) che è di fatto adiacente, e che quindi sarebbe perfettamente utilizzabile per lo scopo di attesa e accoglienza.
“È un problema che abbiamo molto a cuore ma che ancora non siamo riusciti a risolvere - ha spiegato il direttore Di Florio - nonostante gli sforzi fatti o le idee che abbiamo messo sul tavolo. All’Amministrazione penitenziaria dispiace molto della situazione che si crea ogni volta e per tutto l’anno, ma purtroppo le condizioni logistiche del nostro carcere non permettono tanta libertà di movimento su questo versante”.
In realtà una spinta si sarebbe potuta dare con le dichiarazioni dello stesso vescovo, il quale ha riferito di aver più volte incontrato i titolari dell’immobile individuato, mettendo a disposizione anche una somma di denaro per il suo fitto. “Come chiesa locale ci sentiamo umiliati e mortificati per la situazione che queste famiglie sono costrette a vivere - ha detto il pastore Domenico Cornacchia - che con le dovute proporzioni è paragonabile a quella di Lampedusa, con i concetti di accoglienza e sensibilità che possono essere tranquillamente trasferiti”.
L’intervento di Barbara Matera, invece, è servito anche ad assicurare il suo impegno sulla vicenda. “Mi farò carico di un’esplorazione verso lo stesso Comune di Lucera - ha detto durante la riunione tecnica - ovvero l’ente che è necessariamente da coinvolgere nella questione, senza contare che al mio ritorno a Bruxelles cercherò l’eventuale esistenza di fondi europei che possano andare verso una felice risoluzione di una situazione veramente antipatica e che non fa onore alla società civile”.
Fonte: Associazione IL DETENUTO IGNOTO
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Cara Elledizeta
Ti invio questo articolo quale esempio dell'accoglienza che lo Stato riserva ai familiari dei detenuti.
Non sanno nemmeno fingere...'sti fessi!
Avere un parente, un amico nelle patrie galere significa , alla fine, sentirsi un po' complici di reato, in fondo.
L'alone di sospetto con cui veniamo osservati le prime volte, la perquisizione personale e sui pacchi consegnati ci fa sentire sempre più colpevoli, giorno dopo giorno, visita dopo visita.
Se qualcuno nutriva ancora qualche seppur minima fiducia nelle istituzioni pubbliche di questo genere questa va via scemando di giorno in giorno.
Mi sono allontanato di pochi metri dall'esiguo spazio prospiciente l'ingresso del carcere di Pontedecimo per scattare qualche fotografia ai due bei gattoni ben nutriti con gli avanzi dei pasti (avanza quasi tutto lì dentro!) e subito una secondina , (lo so , non amano essere chiamate così, forse preferirebbero "primine" ma, ahimè l'appellativo è già assegnato alle piccole alunne della prima elementare!) mi ha intimato l'altolà, "Dove va? non si allontani dallo spazio assegnato!"
LOSPAZIOASSEGNATO è costituito da ben 8 mq , una panchina per 3, 3 sedie, un posacenere sempre pieno e nessuna tettoia!
Cari foggiani, tutto il mondo carcerario è paese! viva l'Italia! Alla prossima. XYX
Lucera - Foggia : sedie per i parenti
Si susseguono le riunioni, si esplorano le soluzioni, si cercano le convinzioni, ma il problema resta sempre lo stesso, simboleggiato da quelle sedie messe davanti alla porta del carcere, unico strumento di accoglienza per i familiari dei detenuti che ricevono visita per quattro giorni alla settimana.
Caldo o freddo, pioggia o sole, la sala d’aspetto all’aria aperta è ancora l’unica che si riesce a offrire a tante gente, spesso provenienti anche da altre province o addirittura regioni, che si raduna in quei pochi metri quadri antistanti la casa circondariale, “arredati” da alcune sedie di legno messe a disposizione dai frati minori conventuali che “abitano” giusto accanto alla porta dell’istituto.
Eppure qualche anno fa è stata realizzata da parte del Comune una (inutile) pensilina che sembra più che altro una fermata di autobus e che i visitatori non hanno mai adottato, magari preferendo sedersi sugli scalini della porta del convento, in attesa che il piantone della polizia penitenziaria dia loro il permesso di entrare per il colloquio con il congiunto detenuto.
Sulla questione c’è stato un nuovo incontro a cui hanno preso parte il direttore della casa circondariale Davide Di Florio, la parlamentare europea Barbara Matera, il vescovo della diocesi monsignor Domenico Cornacchia e il cappellano del carcere Alessandro Di Palma che poi è il primo destinatario dei disagi degli stessi parenti. L’esito è stato ancora interlocutorio, anche perché l’obiettivo principale è ancora sfumato, ovvero quello di convincere una famiglia residente a pochi metri dal carcere a mettere a disposizione un proprio locale terraneo (già individuato da tempo) che è di fatto adiacente, e che quindi sarebbe perfettamente utilizzabile per lo scopo di attesa e accoglienza.
“È un problema che abbiamo molto a cuore ma che ancora non siamo riusciti a risolvere - ha spiegato il direttore Di Florio - nonostante gli sforzi fatti o le idee che abbiamo messo sul tavolo. All’Amministrazione penitenziaria dispiace molto della situazione che si crea ogni volta e per tutto l’anno, ma purtroppo le condizioni logistiche del nostro carcere non permettono tanta libertà di movimento su questo versante”.
In realtà una spinta si sarebbe potuta dare con le dichiarazioni dello stesso vescovo, il quale ha riferito di aver più volte incontrato i titolari dell’immobile individuato, mettendo a disposizione anche una somma di denaro per il suo fitto. “Come chiesa locale ci sentiamo umiliati e mortificati per la situazione che queste famiglie sono costrette a vivere - ha detto il pastore Domenico Cornacchia - che con le dovute proporzioni è paragonabile a quella di Lampedusa, con i concetti di accoglienza e sensibilità che possono essere tranquillamente trasferiti”.
L’intervento di Barbara Matera, invece, è servito anche ad assicurare il suo impegno sulla vicenda. “Mi farò carico di un’esplorazione verso lo stesso Comune di Lucera - ha detto durante la riunione tecnica - ovvero l’ente che è necessariamente da coinvolgere nella questione, senza contare che al mio ritorno a Bruxelles cercherò l’eventuale esistenza di fondi europei che possano andare verso una felice risoluzione di una situazione veramente antipatica e che non fa onore alla società civile”.
Fonte: Associazione IL DETENUTO IGNOTO
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Cara Elledizeta
Ti invio questo articolo quale esempio dell'accoglienza che lo Stato riserva ai familiari dei detenuti.
Non sanno nemmeno fingere...'sti fessi!
Avere un parente, un amico nelle patrie galere significa , alla fine, sentirsi un po' complici di reato, in fondo.
L'alone di sospetto con cui veniamo osservati le prime volte, la perquisizione personale e sui pacchi consegnati ci fa sentire sempre più colpevoli, giorno dopo giorno, visita dopo visita.
Se qualcuno nutriva ancora qualche seppur minima fiducia nelle istituzioni pubbliche di questo genere questa va via scemando di giorno in giorno.
Mi sono allontanato di pochi metri dall'esiguo spazio prospiciente l'ingresso del carcere di Pontedecimo per scattare qualche fotografia ai due bei gattoni ben nutriti con gli avanzi dei pasti (avanza quasi tutto lì dentro!) e subito una secondina , (lo so , non amano essere chiamate così, forse preferirebbero "primine" ma, ahimè l'appellativo è già assegnato alle piccole alunne della prima elementare!) mi ha intimato l'altolà, "Dove va? non si allontani dallo spazio assegnato!"
LOSPAZIOASSEGNATO è costituito da ben 8 mq , una panchina per 3, 3 sedie, un posacenere sempre pieno e nessuna tettoia!
Cari foggiani, tutto il mondo carcerario è paese! viva l'Italia! Alla prossima. XYX
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