di Matteo Ciangherotti - C’è qualcosa di così Ligure in Don Andrea Gallo. Un uomo ironico, sprezzante dei poteri, mai superficiale. Si presenta così ai lettori e agli spettatori che sono accorsi numerosi giovedì alla libreria Ubik di Savona. L’occasione è il suo nuovo libro, Così in terra, come in cielo. Il titolo è già una dichiarazione programmatica e viene avvalorato dal suo biglietto da visita: “Sono venuto per servire, non per essere servito”.
Don Andrea fa sue le parole di Gesù, in una mano il vangelo, nell’altra la costituzione. Don Gallo è questo, che piaccia o meno. Franco, lucido, chiaro, narratore perfetto. Racconta delle sue battaglie nella Genova oscura dei vicoli. Dei transessuali e delle prostitute. Di chi non può lavorare. Di coloro che la società esclude e nasconde, ma che lui ama e conforta ogni giorno. Le sue parole sono ricche perché lo rappresentano alla perfezione. Il tutto “addolcito” da episodi e contrasti, come quella volta che gli fu impedito di fare il suo mestiere. Il sacerdote spretato: “Fui rimosso dall’incarico nel 1963. La motivazione ufficiale non la conosco ancora, però sospetto abbia a che fare coi miei metodi “licenziosi”. Nel gennaio 1965 mi spedirono come viceparroco alla Chiesa del Carmine, in pieno centro storico, sotto l’Albergo dei poveri. Era un quartiere popolare, di portuali e operai, con abitazioni inagibili e un mercato rionale quasi indecente. Giravo nei vicoli, sostavo fra i banchi, passavo in edicola, discutevo col salumiere che era convinto che mi piacesse il prosciutto ma comprassi la mortadella perché ero tirchio e volevo spendere meno”.
Don Gallo parla anche del diritto alla non sofferenza e al piacere: “La sessualità è il più grande dono di Dio; il piacere è un dono, la cosa più bella”. Non si sottrae alle polemiche sulla pedofilia: “Che la verità emerga. Bisogna aprire le porte, un po’ d’aria pulita non può che farci bene”. Infine un pensiero alla madre terra, “la terra che è di Dio e, quindi, di tutti” e di tutti è anche l’acqua: “L’acqua è un dono di Dio, appartiene a tutti, nessuno può farne una merce”. È un’immagine pura, la sua, così pulita da mettere i brividi. Non ha paure Don Andrea. È davvero un uomo di Dio se sembra temere soltanto l’indifferenza: “Vedo crescere l’indifferenza tra la nostra gente. L’indifferenza è un brutto vizio, l’ottavo vizio capitale”. La gente non è la sua e non appartiene a nessuno. È “la nostra gente”, dice Don Andrea Gallo da Genova, classe 1928.
Fonte: Albenga Corsara
Sabato 14 maggio 2011
ore 17,30 - ingresso libero
Cinema Teatro Ambra
via Archivolto Teatro, Albenga (centro sorico)
in occasione dell'uscita del libro:
"Sono venuto per servire" (Aliberti)
incontro con
Andrea Gallo
coordina Claudio Porchia
Don Andrea Gallo (Genova, 18 luglio 1928) è sacerdote, fondatore e animatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova. Andrea venne attratto fin da piccolo dalla spiritualità dei salesiani di San Giovanni Bosco, ed entrò nel 1948 al loro noviziato a Varazze, proseguendo poi a Roma il liceo e gli studi filosofici. Nel 1953 chiese di partire per le missioni, e venne mandato in Brasile, a San Paolo, dove compì gli studi teologici. La dittatura che vigeva in Brasile lo costrinse però, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia l'anno dopo. Venne ordinato presbitero il 1º luglio 1959. Un anno dopo venne inviato come cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori. Lì cercò di introdurre una impostazione educativa diversa, cercando di sostituire i metodi unicamente repressivi con una pedagogia della fiducia e della libertà; da parte dei ragazzi c'era interesse per quel prete che permetteva loro di uscire, di andare al cinema e di vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall'unico concetto fino allora costruito, cioè quello dell'espiazione della pena. Nel 1964 decise di lasciare la congregazione salesiana e chiese di incardinarsi nella diocesi genovese. Siri, arcivescovo di Genova in quel momento, lo inviò a Capraia, allora sotto l'arcidiocesi del capoluogo ligure, per svolgere l'incarico di cappellano del carcere. Due mesi dopo venne destinato in qualità di vice parroco alla parrocchia del Carmine dove rimase fino al 1970. Nella parrocchia del Carmine don Andrea fece scelte di campo con gli emarginati. La parrocchia diventò un punto di aggregazione di giovani e adulti, di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà con i più poveri e con gli emarginati, che al Carmine trovavano un punto di ascolto. Qualche tempo dopo venne accolto dal parroco di San Benedetto al Porto, ed insieme ad un piccolo gruppo diede vita alla sua comunità di base, laComunità di San Benedetto al Porto. Da allora si è impegnato sempre di più per la pace e nel recupero degli emarginati, chiedendo anche la legalizzazione delle droghe leggere. Nell'aprile del 2008 ha deciso di aderire idealmente al V2-Day organizzato da Beppe Grillo. Il 27 giugno 2009 don Gallo ha partecipato al Genova Pride 2009, lamentando le incertezze della Chiesa cattolica nei confronti degli omosessuali.Don Gallo ha anche tenuto l'orazione funebre al funerale diFernanda Pivano a Genova il 21 agosto 2009. Venerdì 4 dicembre 2009 gli è assegnato il Premio Fabrizio de Andrè.
Bibliografia
- Andrea Gallo, L'inganno droga - 1998, Roma, Editore: Sensibili alle Foglie,
- Andrea Gallo, Angelicamente anarchico (con la prefazione di Vasco Rossi) - Milano, Mondadori, 2005,ISBN 9788804535935
- Andrea Gallo con Federico Traversa, Io cammino con gli ultimi - 2007 Chinaski Edizioni
- Andrea Gallo, Così in terra, Come in cielo - 2010, Mondadori, ISBN 9788804596547
- Andrea Gallo, Guido Rodriguez e Adalgiso Amendola, Il cantico dei drogati - L'inganno della droga nella società delle dipendenze - 2005, Sensibili alle Foglie, ISBN 9788886323987
- Fabia Binci e Paolo Masi, Il fiore pungente - Conversazioni con don Andrea Gallo - Arenzano, Editrice O Caroggio, 2000
- Bruni Viani, Prete da marciapiede, De Ferrari editore
- Corrado Zunino, Preti contro - 2002, Fandango, ISBN 9788887517422
- Pino Bertelli (prefazione di don Andrea Gallo), Signora libertà Signora anarchia (in memoria di Fernanda Pivano) - 2009, NdA Press ISBN 978.88.89035.29.0
- Don Andrea Gallo e Federico Traversa, In Viaggio con Don Gallo (libro+Dvd con la partecipazione di Manu Chao, Tonino Carotone, Piero Pelù, Cisco, Roy Paci e Moni Ovadia) - 2008 Chinaski Edizioni, ISBN 9788889966266
- Jacques Ellul (postfazione di Andrea Gallo), Anarchia e cristianesimo - 2010, elèuthera editirce ISBN 9788889490914
- Don Andrea Gallo, In direzione ostinata e contraria
- Loris Mazzetti e Don Andrea Gallo, Sono venuto per servire - 2010, Aliberti Editore
- Don Andrea Gallo e Federico Traversa, E io continuo a camminare con gli Ultimi - 2011,Chinaski Edizioni
Il libro
«Drogati di merda». Così Don saluta i suoi ragazzi che gestiscono l’osteria marinara A’ Lanterna in via Milano dove si mangia un pesce da favola. «Ciao Don, in ritardo questa sera…», è la risposta di Fabio, che serve ai tavoli. Don gli batte una mano sulla spalla e poi girandosi verso di me: «Solo io li posso chiamare così».
Nel saluto c’è tutto l’affetto del mondo per i suoi giovani, per i tanti che sono passati dalla comunità di San Benedetto al Porto, che lui ha aiutato a uscire dal tunnel della droga e del malaffare.
Don lo avevo incontrato altre volte, durante un dibattito o un suo intervento in qualche mia trasmissione. Le sue parole mi hanno sempre affascinato, non sono mai buttate al vento, hanno sempre un senso, ti rimangono dentro, ti fanno pensare (è banale dirlo figuriamoci scriverlo, però non ho altro modo per raccontare quello che provo).
Quando è stato ospite a Che tempo che fa, mentre Fazio lo intervistava, io ero seduto dietro la scena, seguivo la ripresa attraverso un monitor di servizio, ascoltandolo pensavo: «Peccato che Don sia un prete, se fosse un politico, avremmo trovato il nostro leader». È facile fare il rivoluzionario con il fucile in mano, anche se a volte è inevitabile, soprattutto quando si lotta contro il dittatore o l’usurpatore.
Di Andrea Gallo conosco quasi tutto e mi sono reso conto, studiando la sua vita, che è quella di un grande rivoluzionario – sicuramente lui non sarebbe d’accordo con questa affermazione, scommetto che mi direbbe: «Io ho seguito solo le impronte lasciate da altri» – non solo per il bene che fa, ma per la forza della sua parola, l’esempio dato dal suo modo di vivere, per la capacità di rendere semplice tutto quello che è complicato.
Così ha scritto in una lettera pubblicata dal «Secolo XIX» qualche tempo fa: «Mai finora ci siamo ritrovati con animocosì turbato come oggi. Siamo di fronte, nel nostro bel Paese, a una caduta senza precedenti della democrazia e dell’etica pubblica. La mia coscienza di uomo e di prete che intende coniugare fede e impegno civile è in difficoltà a prendere la parola. Dov’è la fede? Nelle crociate moralistiche? Dov’è la politica? Nei palazzi? Dove sono i partiti? Sempre più lontani. È una vera eutanasia della democrazia, siamo tutti corresponsabili, anche le istituzioni religiose».
Nel saluto c’è tutto l’affetto del mondo per i suoi giovani, per i tanti che sono passati dalla comunità di San Benedetto al Porto, che lui ha aiutato a uscire dal tunnel della droga e del malaffare.
Don lo avevo incontrato altre volte, durante un dibattito o un suo intervento in qualche mia trasmissione. Le sue parole mi hanno sempre affascinato, non sono mai buttate al vento, hanno sempre un senso, ti rimangono dentro, ti fanno pensare (è banale dirlo figuriamoci scriverlo, però non ho altro modo per raccontare quello che provo).
Quando è stato ospite a Che tempo che fa, mentre Fazio lo intervistava, io ero seduto dietro la scena, seguivo la ripresa attraverso un monitor di servizio, ascoltandolo pensavo: «Peccato che Don sia un prete, se fosse un politico, avremmo trovato il nostro leader». È facile fare il rivoluzionario con il fucile in mano, anche se a volte è inevitabile, soprattutto quando si lotta contro il dittatore o l’usurpatore.
Di Andrea Gallo conosco quasi tutto e mi sono reso conto, studiando la sua vita, che è quella di un grande rivoluzionario – sicuramente lui non sarebbe d’accordo con questa affermazione, scommetto che mi direbbe: «Io ho seguito solo le impronte lasciate da altri» – non solo per il bene che fa, ma per la forza della sua parola, l’esempio dato dal suo modo di vivere, per la capacità di rendere semplice tutto quello che è complicato.
Così ha scritto in una lettera pubblicata dal «Secolo XIX» qualche tempo fa: «Mai finora ci siamo ritrovati con animocosì turbato come oggi. Siamo di fronte, nel nostro bel Paese, a una caduta senza precedenti della democrazia e dell’etica pubblica. La mia coscienza di uomo e di prete che intende coniugare fede e impegno civile è in difficoltà a prendere la parola. Dov’è la fede? Nelle crociate moralistiche? Dov’è la politica? Nei palazzi? Dove sono i partiti? Sempre più lontani. È una vera eutanasia della democrazia, siamo tutti corresponsabili, anche le istituzioni religiose».
Fonte: LIBRILIGURIA.it
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