martedì 19 aprile 2011

gli ergastolani aspettano.. di sebastiano milazzo











Sebastiano Milazzo… molto rigoroso, acuto, intellettuale, raffinato…
Trasferito da mesi nel carcere di Carinola (prima era a Spoleto). Trasferimento, molto probabilmente, avvenuto per la forte protesta che lui e altri ergastolani avevano effettuato contro l’azione che molte carceri stanno tentando di porre in essere (sembra col sostanziale avallo del D.A.P.) di predisporre un’ulteriore posto letto nella cella degli ergastolani (andando  in contrasto tra l’altro con l’art. 22 del Codice Penale che stabisce l’isolamento notturno per chi è  condannato alla pena dell’ergastolo). A rendere plausibile questa interpretazione è anche il fatto che tra coloro che furono trasferiti inq uel periodo, oltre a Sebastiano Milazzo, erano compresi quasi tutti quelli che si schierarono  maggiormente contro tale prassi illegale e immorale.
Comunque, da mesi Sebastiano Milazzo è detenuto a  Carinola. Carinola è un cacere molto criticato. Non come quella palude tossica del carcere di Parma, ma comunque (Carinola) considerato un carcere “punitivo”. Una cosa che, nel concreto, sta pesando su Sebastiano, è la possibilità di non potere usare il computer, lui che è, in sostanza, “uno scrittore”.. a cui il computer è sempre stato molto utile.
Ma il suo vero dramma è spirituale e morale. La colossale lontananza dalla famiglia. Per questa lontananza dalla famiglia, che si trova in Toscana, aveva chiesto di potere essere trasferito in un carcere più vicino. Tenete conto che la moglie sta male e non può fare lunghi viaggi, i figli possono venire solo con la moglie.. la madre è pure anziana e ammalata.. In sostanza sebastiano sono quasi 20 mesi che non riesce a vedere i suoi più cari parenti.
Naturalmente il D.A.P., nella sua proverbiale “sensibilità”, ha preso a cura le esigenze familiari di Sebastiano.. e… invece di avvicinarlo… lo ha allontanato di qualche altro migliaio di chilometri dalla famiglia, mandandolo a Casa di Dio, come si dice da queste parti quando ti mandano in capo al mondo.
Vi lascio.. a queso evocativo testo di Sebastiano Milazzo.



Gli ergastolani aspettano,
non la grazia dal cielo,
non la caritatevole benevolenza di qualche autorità.
Aspettano e sperano la cancellazione della pena perpetua,
così come avevano previsto i costituenti.
Sperano e aspettano che possa ricominciare la loro vita.
Una vita che oggi appare interrotta.
Una vita che non è solo la loro, ma la vita di uomini e donne legati da un unico destino.
Vite che aspettano e sperano di ritrovare il proprio comune cammino.
Aspettano e sperano che possa avere termine il senso di vuoto in cui da troppo tempo sono precipitati.
Sperano e aspettano che si riamino le loro idee e le loro passioni, che non sono spente, che esistono ancora, anche se da troppo tempo non riescono a prendere forma.
Aspettano e sperano, sperano e aspettano che vi sia chi capisca che non serve beatificare il FINE PENA MAI come arma sublime per battere il male.
C’è un livello di etica dei mezzi, corrotto il quale, anche il fine ne riesente.
Aspettano e sperano che vi sia chi si renda conto che c’è un livello di dignità umana che va rispettato sempre e comunque, un livello che l’ergastolo ostativo non rispetta.
Gli ergastolani ostativi aspettano e sperano, sperano e aspettano di potere ritornare a sentire e dar voce a un discorso di civiltà.
Avvertono ormai che la misura è colma e che è in gioco loro quella cosa cosa reale e concreta che si chiama vita.
Avvertono la necessità di avere concesso quel molto o quel poco che possono fare, per cercare un nuovo percorso, che è tutto da tracciare, ma il cui punto d’arrivo sanno già quale essere, quale vogliono che sia. Un percorso che richiede la speranza, in mancanza della quale tutto diventa inutile.
Sebastiano Milazzo

Fonte : Le urla dal silenzio

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