martedì 19 aprile 2011

Milioni di euro sprecati in braccialetti. Elettronici

18 aprile 2011
Alla Corte dei Conti presentato un esposto sullo sperpero di denaro pubblico
Quando fu introdotto sembrava si fosse aperta una nuova era. E invece ilbraccialetto elettronico ha vissuto i suoi primi 11 anni come una soluzione da ignorare, da lasciare sulle carte di legge e decreti, piuttosto che un opportunità da sfruttare. Il ricorso a quello strumento che avrebbe contribuito a sfollare le carceri italiane e favorire il reintegro in società dei detenuti, è stato infatti scarsissimo, quasi nullo.
IN ITALIA DAL 2001 – In sostituzione della costudia cautelare in carcere i giudici quasi mai hanno ritenuto opportuno ricorrere al controllo dei detenuti mediante mezzi elettronici e strumenti tecnici come consentito dalla legge n. 40 dell’8 luglio 2001. La cavigliera tecnologica che permette all’Autorità giudiziaria di verificare a distanza e costantemente i movimenti del soggetto che lo indossa, e alle Forze dell’Ordine di intervenire immediatamente nel caso di manomissioni dell’apparecchio o di allontanamento del detenuto da un prestabilito perimetro, fu inizialmente sperimentato in cinque città italiane: RomaMilanoTorinoNapoli e Catania. I detenuti che utilizzarono il nuovo strumento durante la fase di sperimentazione, durata circa 6 mesi a partire dall’ 11 aprile 2001, furono 50. Oggi a farne uso sono appena 10 persone. Con un costo di un milione di euro, per ognuno, all’anno. A denunciarlo è Il Carcere Possibile, associazione nata nel 2003 su iniziativa dell’avvocato Riccardo Polidoro come progetto dellaCamera Penale di Napoli, e che dice di perseguire, “nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione”, ”il fine della solidarietà sociale, civile e culturale nei confronti della popolazione detenuta”.
UN MILIONE A BRACCIALETTO – Il Carcere Possibile ha presentato a Roma presso laCorte dei Conti un esposto sul denaro pubblico sprecato per i braccialetti elettronici. Recita ilcomunicato:
Nel 2001 il Governo, per diminuire il sovraffollamento nelle carceri, decise d’incrementare l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari attraverso l’utilizzo dei c.d. braccialetti elettronici, già molto diffusi in altri Paesi, che permettono di garantire la sicurezza ed il rispetto della detenzione domiciliare da parte dei detenuti, con il controllo a distanza. Fu sottoscritto un contratto con la Telecom Italia S.p.A. per la fornitura in esclusiva dei predettibraccialetti e di tutti gli apparati necessari al relativo controllo. Il costo della fornitura risulterebbe essere stato di 11 milioni di euro all’anno, regolarmente erogati, per una durata minima di 10 anni. Il numero di braccialetti utilizzati dal 2001 al 2011 sarebbe stato di poche unità all’anno, per i dubbi connessi al loro funzionamento. In pratica ciascun braccialetto ha un costo di circa un milione di euro all’anno. Uno spreco di denaro pubblico enorme, in un settore come quello della Giustizia che è privo delle risorse essenziali, dalla carta per stampare gli atti a una reale informatizzazione degli uffici. Intanto l’Amministrazione Penitenziaria non è più in grado di assicurare ai detenuti condizioni igienico-sanitarie decenti, mentre ha del tutto rinunciato alla rieducazione, pur prevista dalla nostra carta costituzionale.

Fonte : Giornalettismo.com

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