La Provincia Pavese, 23 aprile 2011
Aria elettrica al carcere di Voghera. Mentre i detenuti con una lettera informano che stanno attuando una protesta contro le misure più severe adottate dopo la recente evasione, ieri un collaboratore di giustizia ha tentato di impiccarsi. L’uomo non rischierebbe la vita. Per il direttore è stato un atto dimostrativo.
Dell’uomo non sono state fornite le generalità. Dovrebbe trattarsi di un collaboratore di giustizia quarantenne che si trovava in cella a Voghera da qualche mese. La tensione serpeggia, in carcere, da quando sono state inasprite le misure di sicurezza in seguito a una triplice evasione. In una lettera, i detenuti parlano di “articoli della Costituzione calpestati” e paventano il rischio che questa situazione induca “ad atti di lesionismo e autolesionismo”.
Ieri mattina, l’allarme è scattato immediatamente. I mezzi del 118 di Pavia sono usciti in codice rosso, il grado più alto di allarme. Quando hanno raggiunto il carcere di via Prati Nuovi, tuttavia, il detenuto aveva già ricevuto i primi soccorsi dal personale dell’istituto di pena ed era cosciente. È stato preso a bordo da un’ambulanza e portato d’urgenza al pronto soccorso.
Pare che, al momento del fatto, nell’istituto fosse presente il direttore regionale del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Luigi Pagano. Il direttore del carcere, Paolo Sanna, ieri pomeriggio ha ridimensionato l’episodio: “Si è trattato di un gesto dimostrativo. Un tentativo di impiccagione simulato che, tuttavia, non ha messo a repentaglio la vita del detenuto. Purtroppo si tratta di episodi non infrequenti nelle carceri”.
I detenuti di via Prati Nuovi, e specialmente quelli dei settori ad Alta sorveglianza, stanno attuando ormai da alcuni giorni varie forme di protesta. Avevano iniziato con lo sciopero della fame, ma ora stanno passando al rifiuto di assumere farmaci. Dopo l’evasione di tre detenuti albanesi, che si trovavano proprio in una delle sezioni ad alta sorveglianza e che avevano approfittato del passeggio in un cortile, le misure di sorveglianza interne all’istituto avrebbero avuto un deciso inasprimento.
Non possiamo più incontrare da vicino neppure i nostri figli
Ecco la sintesi di una lettera che un gruppo di detenuti della II e III sezione del carcere di Voghera ha inviato al nostro giornale.
“Da lunedì 11 aprile i detenuti delle due sezioni “As 1”, circa cento, cosiddetti pericolosi ma pur sempre esseri umani, hanno iniziato una protesta pacifica, cominciata con lo sciopero della fame, a seguire il rifiuto ad assumere terapia medica, anche da parte di chi ha bisogno di farmaci salvavita, e via via estesa anche con l’astensione dalle attività scolastiche e lavorative. Non vengono concessi, come previsto da norme specifiche regolamentari, colloqui senza divisori ai detenuti con figli minori.
Inoltre da regolamento ministeriale tutti i detenuti reclusi in sezioni “As 1” devono stare in celle singole: ciò avviene in tutte le altre carceri italiane che ospitano detenuti destinati a questo circuito, a Voghera non è così. Le cellette sono piccolissime e siamo costretti a starci in due con parecchie difficoltà, limitando al minimo anche il solo fatto di muoversi. Non viene permesso neppure di poter praticare lo studio in cella, vengono negate salette adeguate e viene negato totalmente l’accesso ai computer, contrariamente a quanto succede in altre carceri d’Italia, dove queste attività vengono incentivate, stimolate e agevolate”.
Fonte : Associazione IL DETENUTO IGNOTO
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