lunedì 25 aprile 2011


IRAQ: TRE CONDANNE A MORTE PER OMICIDIO OPPOSITORE DI SADDAM
21 aprile 2011: l’Alta Corte Penale dell’Iraq ha condannato a morte tre spie dell’ex regime di Saddam Hussein in relazione all’omicidio del padre di un membro dell’attuale parlamento iracheno, commesso a Beirut nel 1994.
“La Corte ha condannato a morte Hadi Hassuni, Abdul Hassan al-Majid e Farukh Hijazi, ex agenti dei servizi di intelligence”, ha detto all’Afp il portavoce del tribunale Mohammed Abdul Saheb.
Altri due uomini, il capo dell’intelligence militare Saber Duri e Abdul Hamid Mahmoud, segretario di Saddam, sono stati condannati all’ergastolo al termine del processo, 
iniziato nell’ottobre 2009. 
Nello stesso procedimento Sabawi Ibrahim Hassan, fratellastro dell’ex dittatore,
 e Tareq Aziz, ex vice primo ministro di Saddam, sono stati assolti.
Le tre condanne capitali riguardano l’omicidio di Sheikh Taleb al-Suhail al-Tamimi,
 capo della tribù Banu Tamim, fuggito con la propria famiglia dall’Iraq
 nella capitale libanese dopo il colpo di stato del Partito Baath nel 1968.
Tamimi stesso tentò in seguito un colpo di stato contro Saddam,
 che era giunto al potere nel 1979, ma fu ucciso a colpi d’arma da fuoco
 davanti alla sua abitazione di Beirut, il 14 aprile 1994.
La figlia di Tamimi, Safia al-Suhail, è deputata irachena dal 2005.
Nel marzo 2010 è stata eletta al Consiglio dei Rappresentanti
 nella lista del primo ministro Nuri al-Maliki, ma ora è una parlamentare indipendente.

ARABIA SAUDITA: TRE CONDANNE A MORTE SOSPESE
22 aprile 2011: le autorità dell’Arabia Saudita hanno sospeso le condanne a morte di tre cittadini pakistani riconosciuti colpevoli dell’omicidio di un connazionale, in attesa di acquisire i documenti relativi alla riconciliazione con i familiari della vittima.
Abdul Rehman, Basheer Hussain Afridi e Muhammad Yusuf, tutti e tre originari di Peshawar, avrebbero ucciso Yaqoob Laghari il 21 aprile 2010.
L’Assemblea provinciale di Peshawar aveva a suo tempo chiesto alle autorità saudite di non emettere le condanne a morte.
L’Arabia Saudita segue un’interpretazione rigida della legge islamica, 
e prescrive la pena di morte per omicidio, stupro, rapina armata,
 traffico di droga, stregoneria, adulterio, sodomia, omosessualità,
 rapina su autostrada, sabotaggio, apostasia (rinuncia all’Islam).

Questa pubblicazione è stata realizzata nell'ambito di un progetto cofinanziato dalla Cooperazione italiana. Tuttavia le opinioni qui espresse sono imputabili soltanto a Nessuno tocchi Caino e non possono in alcun modo essere considerate rappresentative delle posizioni ufficiali della Cooperazione italiana.

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