lunedì 18 aprile 2011

Lettere: reintrodotta la "pena di morte" nelle carceri italiane... senza bisogno di legiferare


di Ada Palmonella (Psicologa penitenziaria)
Lettera alla Redazione, 10 aprile 2011
Il Governo ha nella sostanza reintrodotto la "pena di morte", senza la necessità di legiferare. Fino ad oggi, da inizio 2011, nelle carceri italiane, 40 detenuti sono stati "giustiziati"... 16 si sono suicidati. Modalità più comune: impiccagione. Non sono conteggiati i tentativi di suicidio. Troppi per conteggiarli. Gli ultimi due in questi giorni.

Il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria definisce "eventi critici" questi decessi, compresi gli atti di autolesionismo. Chi entra in carcere oggi non sa se uscirà vivo. Non sa se sceglierà il suicidio per sfuggire alla desolazione di lunghe giornate spese a guardare il muro della cella. Senza più un supporto psicologico per esternare ed alleviare la sofferenza, il dolore di chi, oltre e giustamente avere perso la libertà, è sottoposto al completo abbandono e all'ozio coatto.

Ricordo con nostalgia la telefonata dell'allora neo ministro della Giustizia Piero Fassino, in una tarda sera di luglio, che, mi convocava in qualità di psicologo penitenziario, per conoscere il carcere. Per capire come vivevano i detenuti e creare delle soluzioni alle varie problematiche, in particolare quelle psicologiche. Due giorni dopo ero nel suo studio, al Ministero, per spiegare a lui e a allora capo del Dap Caselli, quello che si poteva fare per soluzionare varie problematiche e come i detenuti potevano essere psicologicamente trattati per il loro reinserimento nella società. Qualche cosa è stato fatto, ma è mancato il tempo all'onorevole Fassino per terminare i progetti.
Il Ministro Alfano e il dott. Ionta non sembra sappiano che, oltre alle cose materiali, l'essere umano è dotato anche di psiche. Di anima.

Dice il Ministro Alfano che le carceri sono sovraffollate. E con ragione. Detenuti che aspettano il giudizio per mesi, ragazzi buttati dentro per 2 o 3 giorni per uno spinello e poi rilasciati per dare il posto ad altri ragazzi con un altro spinello. Stranieri che vogliono essere rimpatriati ma che restano in Italia, ad occupare altri posti. Ad imparare come si ruba, come si spaccia, come si uccide. O come ci si impicca. Il programma di governo punta alla rieducazione dei carcerati, senza privare la dignità e la salute. Per attuare questo programma, il governo ha tagliato quasi tutti i fondi destinati al sostegno psicologico, ormai ridicolo ed avvilente per gli operatori, per gli psicologi e per gli stessi detenuti che implorano un colloquio.
Che è negato. 
Ha tagliato tutto quello che serve per il reinserimento del detenuto che, lasciato solo, diventerà sempre più cattivo e violento. Sempre che riesca a sopravvivere

Gli Agenti della Polizia Penitenziaria, ormai stremati, aspettano i promessi "rinforzi" che ancora non arrivano. E quando e se arriveranno, saranno costretti, dopo un breve corso, anche a svolgere colloqui di inserimento e sostegno psicologico. Come se il detenuto possa riuscire ad "aprirsi" davanti ad una divisa da poliziotto, anche se preparato. Si prepara un carcere "duro" che priva della dignità e del possibile recupero di chi ha sbagliato.

Anche se solo una volta. Un carcere dove si giocherà a "guardie e ladri". E il lavoro delle "guardie" diventerà ancora più pesante di quello che è già. La pubblica opinione scrolla le spalle e non vuole condividere il dolore di quelle famiglie che hanno avuto un parente in cella in carcere e lo hanno rivisto in una cella frigorifera della camera mortuaria. Ma la pubblica opinione che condanna a priori e senza alcuna clemenza chi ha sbagliato, non si rende conto che se oggi in carcere entra un borseggiatore, in queste condizioni domani dovrà mettere le sbarre alle finestre per evitare i furti in casa. Ma sbarre pesanti!

Il Governo ripete sempre e solo che "il recupero dei detenuti può avvenire solo se questi vivono no in sovraffollamento, in carceri dove possano apprendere un'attività, dove possano essere indirizzati ad un recupero nella società. L'articolo 27 della Costituzione dice che non solo la pena deve avere una funzione rieducativa ma non può essere contraria al senso di umanità". All'unanimità approviamo il Governo ma… ci chiediamo, perché il nuovo padiglione del carcere di Velletri che può ospitare 150 detenuti è vuoto per mancanza di personale? Perché poco tempo fa un detenuto si è ucciso, proprio nel carcere di Velletri? Perché il carcere di Oristano forse resterà chiuso per mancanza di personale? Perché non si sono recuperati i tanti Istituti costruiti ed abbandonati? Il capo del Dap ribadisce che dopo l'immobilismo durato 25 anni i poteri straordinari stanno dando ottimi risultai. Francamente, nel caos creato dai tagli alla giustizia, vediamo solo poteri straordinari nella creazione del caos più totale.

Ad ora, comprese le carceri nuove e vuote e quelle ed abbandonate da anni, vediamo solo un risultato "ottimo" realizzato per sfoltire il carcere: ogni detenuto che si uccide lascia un posto vuoto in cella!
Dimentichiamo pure che i suicidi sono dettati dalla disperazione. Dalla depressione dovuta ad un modo di vivere che solo un "esperto" può curare, aiutare, risolvere. Un dottore dell'anima. Uno psicologo che tutti, per comodo, per paura o distrazione dimenticano che esiste.

Tutti i nuovi istituti di pena, quando saranno terminati rimarranno vuoti perché non ci saranno più operatori, psicologi, educatori e polizia penitenziaria? E se ci sarà la polizia penitenziaria, torneremo alle vecchie modalità detentive? Cosa faranno i detenuti per imparare nuovi lavori se tutti i soldi (tanti, tanti) saranno spesi solo per nuove costruzioni?!

Non potranno imparare un lavoro. Non potranno neanche lavorare all'interno perché sono stati tagliati i fondi per i detenuti "lavoranti". 

Un megagalattico stanziamento di ben 670 milioni di euro. Poteva pensare il Governo di decurtare dall'iperbolica cifra qualche milione di euro per offrire ai detenuti anche dei "servizi" per aiutarli a sopravvivere, a pensare che la vita non è solo reato ma che in ogni essere umano c'è un'anima che, se aiutata a trovarla, può essere una bellissima anima. Anche in un detenuto!

Ma non la troveranno girando, certamente più comodi, in una cella più larga, anche con l'acqua calda e la doccia per lavarsi senza aspettare i turni settimanali. Questi sono diritti elementari che ha ogni essere umano. Anche se detenuto. Ma non basta. Il potere di trovare alternative al reato non nasce da comode celle. È dentro ogni uomo. Basta cercarlo. Ma non solo dentro una gabbia anche d'oro. Perché è sempre una gabbia senza una luce, come ha scritto un detenuto scrivendo al ministro di giustizia e, come lo ha definito lui, ministro di morte.

Quest'assoluta disparità tra la spesa per i nuovi istituti e i tagli per tutto ciò che porta alla rieducazione ed all'inserimento dei detenuti, mi ricorda una frase detta pochi giorni fa da un detenuto che guardava il magnifico, brillante pavimento di marmo nel carcere di Regina Coeli: 


"Dottorè… a me piace stare in cella. Mi piacerebbe ci fosse anche lì il pavimento di marmo, perché mi alleno a stare nella tomba. E le lapidi al cimitero sono di marmo." 


Auguri Ministro Angelino Alfano. Ricordiamoci che gli angeli, quelli veri, ci guardano. E ci giudicano

Fonte: Ristretti Orizzonti

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