domenica 15 maggio 2011

CIE : i luoghi della vergogna








I CIE attualmente in funzione sono 13[5]:
Per un totale di 1.814 posti disponibili.

Condizioni umanitarie

Il primo documento ufficiale a denunciare le condizioni all'interno dei centri è la relazione 2003 della Corte dei Conti [8]; in essa si parla di «programmazione generica e velleitaria», «strutture fatiscenti», «scarsa attenzione ai livelli di sicurezza», «mancata individuazione di livelli minimi delle prestazioni da erogare»
È del 2004 un rapporto di Medici Senza Frontiere [9], in cui vengono descritte strutture inadeguate a svolgere il loro compito. Inoltre, viene segnalato l'alto tasso di autolesionismo tra i trattenuti nei centri.
Come afferma anche Amnesty International[10] nel suo rapporto[11] sui centri, molte volte i detenuti sono sistemati in container (come succede permanentemente a Torino) e in altri tipi di alloggi inadeguati a un soggiorno prolungato, esposti a temperature estreme, in condizioni di sovraffollamento.
Alcuni centri hanno uno spazio aperto troppo angusto, quando non manca del tutto. Vi sono notizie di condizioni igieniche carenti, di cibo scadente, e soprattutto di mancate forniture di vestiti puliti, biancheria, lenzuola.[12]
Talvolta non esistono ambienti separati per i richiedenti asilo, né vengono previste aree separate per gli ex-carcerati: quest'ultimo fatto, che fa del CIE una semplice estensione del sistema carcerario, determina frequentemente da una parte problemi di convivenza che sorgono tra normali lavoratori irregolari e persone uscite da anni di carcere in cui hanno appreso le regole proprie del paradigma carcerario, dall'altra mette a contatto persone prive di ogni status giuridico e di ogni assistenza a contatto con ambienti che invece possono fornire una possibilità di sopravvivenza (i CIE insomma, invece di diminuire la delinquenza, tendenzialmente è in grado di incrementarla).
L'assistenza medica nei centri è del tutto inadeguata (inesistenza di assistenza psicologica e psichiatrica, assenza di reparti per categorie vulnerabili, carenza nella gestione di cartelle cliniche e nelle misure per prevenire il diffondersi di epidemie). In particolare, molto frequente è l'eccessiva prescrizione di sedativi e tranquillanti[13] [14]. E sono frequentissimi, tra i detenuti, i casi di autolesionismo[15]. Ma nonostante la deprivazione psicologica non è fornito alcun tipo di assistenza.
Sono state riscontrate gravi violazioni quanto al diritto di asilo. MSF aveva verificato ad esempio che - quando ancora non era stato emanato il regolamento che istituisce il trattenimento nei CPT dei richiedenti asilo - i detenuti che avevano fatto richiesta di asilo, invece di essere rilasciati in attesa dell'audizione da parte della commissione come era previsto dalla legge, continuavano a essere trattenuti nei centri. Sono stati testimoniati casi in cui stranieri con un regolare permesso di soggiorno sono stati egualmente detenuti nei centri, e la loro detenzione è stata convalidata dal giudice durante l'udienza (a riprova di quanto siano garantiti i diritti legali dei detenuti). In altri casi c'è stato il trattenimento illegale di minori non accompagnati e di donne incinte.
È stato verificato come siano ben pochi i centri ad aver steso un regolamento interno, come richiesto dal ministero, e come la "carta dei diritti e dei doveri" consegnata ai detenuti all'ingresso nei centri – non essendo spesso tradotta nelle lingue dei detenuti, e mancando un adeguato servizio di informazione legale (spesso svolto da personale non specializzato dell'ente gestore) – sia insufficiente allo scopo previsto. Così, come emerge da tantissime testimonianze, il migrante si trova chiuso in una prigione senza sapere nulla né del perché si trova lì dentro, né di cosa gli accadrà in seguito. E spesso, come si è detto, non ha alcuna informazione sulle sue possibilità di presentare richiesta d'asilo[16]. Gli enti gestori, poi, talvolta sono accusati di dissuadere i detenuti dal nominare certi avvocati molto attivi per sostenere i diritti dei migranti in favore di altri "fidati" i quali poi non mostrano alcun impegno. La stessa Croce Rossa Italiana è duramente contestata per la collaborazione nella gestione dei C.I.E [17] e per alcuni accadimenti in cui il suo operato ha lasciato qualche ombra.[18]
Decisamente rilevante, a questo rispetto, è la difficoltà di essere ammessi dentro le strutture per parlamentari, rappresentanti di Ong (non è mai stata ammessa la stessa Amnesty International), avvocati (con relative difficoltà per ricevere la nomina degli assistiti potenziali, e di incontrare gli assistiti effettivi), giornalisti (di fatto mai ammessi).[19]
Citando il rapporto di Amnesty International: "C'è stato un certo numero di denunce di abusi di matrice razzista, aggressioni fisiche e uso eccessivo della forza da parte degli agenti di pubblica sicurezza e da parte del personale di sorveglianza, in particolare durante proteste e in seguito a tentativi di evasione. Vari procedimenti penali sono in corso laddove i detenuti sono stati in grado di sporgere querela. (…). Raramente c'è chiarezza fra i detenuti su come e a chi dovrebbe essere rivolta una denuncia, o una preoccupazione riguardo al trattamento da parte del personale, dei compagni di prigionia o degli agenti di pubblica sicurezza; la maggior parte di loro non avrebbe pieno accesso a meccanismi di denuncia né a consulenze indipendenti. Talvolta, ad alcuni detenuti che intendevano denunciare qualcosa è stata offerta la possibilità di accedere al sistema di giustizia penale da parte di avvocati, Ong o parlamentari in visita, ma la maggior parte delle presunte vittime sarebbe riluttante a sporgere denunce per abusi mentre si trova ancora nei Cpta, per paura di ritorsioni".




Fonte: Wikipedia

Nessun commento:

Posta un commento