sabato 9 aprile 2011

Abusi di potere


Audio shock dal carcere di Teramo
lunedì 02 novembre 2009


Teramo - "Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto. Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto...". Parole dal carcere di Castrogno a Teramo, parole registrate all'interno di uno degli uffici degli agenti di polizia penitenziaria. Frasi spaventose impresse in un nastro. Ora questo audio è nelle mani della Procura della Repubblica di Teramo che ha aperto un'inchiesta sulla vicenda. Sono parole che raccontano di un "pestaggio" ai danni di un detenuto, quasi come fosse la "prassi", un episodio che rientra nella "normalità" della gestione del penitenziario. Un concitato dialogo tra un superiore e un agente che svelerebbe un gravissimo retroscena all'interno di un carcere già alle prese con carenze di organico e difficoltà strutturali.

Il nastro è stato recapitato al giornale locale La Città di Teramo, ed è scoppiata la bufera. Il plico era accompagnato da una lettera anonima.

In merito alla vicenda la deputata Radicale-Pd Rita Bernardini, membro della commissione Giustizia, ha presentato un'interrogazione al ministro Alfano.
La deputata chiede al ministro Alfano se ritenga di dover accertare "se questi corrispondano al vero e di promuovere un'indagine nel carcere di Castrogno di Teramo per verificare le responsabilità non solo del pestaggio di cui si parla nella registrazione, ma anche se la brutalità dei maltrattamenti e delle percosse sia prassi usata dalla Polizia Penitenziaria nell'istituto".
Proprio questa mattina la Bernardini ed il segretario Generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, faranno visita al carcere.

Intanto la Uil chiede chiarezza e verità anche a tutela della professionalità e dell'impegno quotidiano della polizia penitenziaria di Teramo.

"Noi possiamo solo affermare - sottolinea la segreteria regionale - che la violenza gratuita non appartiene alla cultura dei poliziotti penitenziari in servizio a Teramo che, invece, pur tra mille difficoltà hanno più volte operato con senso del dovere, abnegazione e professionalità. Ciò non toglie che la verità vada ricercata con determinazione e in tempi brevi. Noi vogliamo contribuire a questa ricerca impedendo, nel contempo, che si celebrino processi sommari, intempestivi e impropri". Anche il notevole sovraffollamento è causa di forti tensioni. L'istituto potrebbe contenere al massimo 250 detenuti, ne ospita circa 400. Un solo agente per sezione deve sorvegliare, nei turni notturni, anche più di 100 detenuti; un flusso di traduzioni che determina l'esaurimento di tutte le risorse disponibili.

Ascolta l'audio

Aggiornamento sabato 07 novembre 2009
Ha ammesso di essere la voce del nastro sotto inchiesta, quello che contiene l'agghiacciante conversazione tra guardie carcerarie dopo un presunto pestaggio ad un detenuto nel carcere di Teramo. Ma il commissario Giuseppe Luzi ha deciso di non dimettersi e di rimanere al suo posto, o quasi. Da ieri Luzi - che andrà in pensione tra pochi mesi - non è infatti più al comando degli agenti della casa circondariale, ha deciso di congedarsi dopo aver presentato un certificato medico che sancisce i suoi problemi di salute.
E la notizia ha voluto darla lui stesso ai colleghi, durante un incontro convocato con tutto il personale della polizia penitenziaria, durante il quale avrebbe confermato anche la sua intenzione di voler comunque restare in carica fino al pensionamento. Ma prima di andare ha ammesso ancora una volta di aver pronunciato le frasi-choc incise su un cd e arrivate ai giornali locali ("Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra di sotto").
L'ha fatto, oltre che davanti alla parlamentare radicale Rita Bernardini in visita lunedì nel carcere teramano, anche di fronte agli ispettori inviati dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. Anche a loro avrebbe confermato di aver pronunciato quelle parole ma di non essersi riferito a nessun atto di violenza, semplicemente di aver rimproverato un agente per il rimbrotto fatto ad un recluso dopo che questo l'aveva aggredito. Ma nel frattempo del presunto pestaggio sarebbe spuntata fuori anche la data: tutto sarebbe successo lo scorso 22 settembre.
La circostanza è emersa durante l'ispezione degli uomini di Alfano, che hanno sentito il detenuto al centro della vicenda - un italiano - e visionato la sua cartella medica. Dopo la presunta violenza è stato infatti visitato nell'infermeria della struttura e dimesso senza nessuna prognosi. Per quell'aggressione invece l'agente coinvolto e aggedito è ancora in malattia. Continuano nel frattempo le inchieste aperte sul caso.
Da una parte c'è quella aperta dal ministro Alfano: sul tavolo del Guardasigilli è già arrivata la relazione dei due ispettori che per tutta la giornata di lunedì a Teramo hanno raccolto nella casa circondariale testimonianze e documenti utili a chiarire il quadro della vicenda. Non è escluso che nei prossimi giorni dall'analisi di queste carte potrebbero essere decisi trasferimenti o rimozioni del personale carcerario. Continua anche l'inchiesta aperta dalla Procura di Teramo e disposta dal pm Gabriele ferretti e dal sostituto David Mancini, ma per il momento non ci sono indagati e tantomeno ipotesi di reato.
Sdegno e preoccupazione per la vicenda è stato espresso ieri dagli esponenti di Rifondazione di Teramo, Sandro Santacroce e Filippo Torretta: «La decisione di Luzi di non dimettersi - hanno spiegato - è sintomo dell'incapacità di comprendere la gravità di quanto accaduto. Si tratta di violentismo statale».





Giallo sulla morte del detenuto testimone del pestaggio

Teramo, il nigeriano era l'uomo chiave dell'aggressione al centro dell'audio diventato un caso. Il 32enne doveva scontare una condanna per droga, si è sentito male nella cella ed è deceduto durante il trasporto in ospedale

21 dicembre, 2009

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