DATI DELL'OSSERVATORIO
Allarme suicidi in carcere, 15 in 3 mesi
Non si vede la via del reinserimento
Altri due detenuti che si tolgono la vita, più altri due in gravi condizioni. Risuona dunque l'allarme per quest'altra emergenza che coinvolge il sistema penitenziario italiano, gravato da sovraffollamenti ma anche da una discontinua condotta rieducativa
ROMA - Ci sono altri due detenuti morti suicidi in carcere: sale così a 15 il numero complessivo dall'inizio di quest'anno delle persone che si tolgono la vita dietro le sbarre. Altri due detenuti sono in gravissime condizioni:in tre di questi casi si è trattato certamente di gesti suicidari. Dunque, suona di nuovo l'allarme negli istituti di pena italiani per il fenomeno, mai affrontato in modo strutturale, che coinvolge chi non supera lo stress di una condizioni carceraria troppo spesso inadeguata al recupero sociale, ma solo inutilmente punitiva. A tenere il polso con puntualità di questa autentica emergenza nazionale è l'"Osservatorio permanente sulle morti in carcere", a cura di Radicali Italiani, le Associazioni "Il Detenuto Ignoto 1", "Antigone 2", "A Buon Diritto 3", e le redazioni di "Radiocarcere", e "Ristretti Orizzonti 4"
Il bilancio. Dall' inizio dell'anno sono già 37 i detenuti morti nelle carceri italiane, di cui 15 per suicidio, 17 per "cause naturali" e 7 per "cause da accertare". La loro età media è di 37 anni, 12 erano stranieri e 25 italiani; la sola donna si chiamava Loredana Berlingeri ed aveva 44 anni, è morta per "cause naturali" il 18 marzo scorso nel carcere di Reggio Calabria.
Alcune storie: Padova. E' il 3 aprile 2011: Mehedi Kadi, algerino 39enne, si impicca nella Casa di Reclusione "Due Palazzi". Era appena stato trasferito da Vicenza, condannato con pena definitiva fino al 2023 per rapina e tentato omicidio. L'uomo ha deciso di uccidersi quando è rimasto solo in cella mentre gli altri compagni di reclusione usufruivano dell'ora d'aria pomeridiana. Kadi era stato arrestato nell'ottobre del 2008 a seguito di una rapina avvenuta in una villetta di Creazzo (Vicenza). Lo scorso anno nella Casa di Reclusione di Padova ci furono ben 3 suicidi. Negli ultimi 13 mesi, nell'istituto di pena padovano sono morti 5 detenuti: 4 si sono impiccati.
Viterbo. Casa Circondariale, 2 aprile 2011: Mario Germani, 29 anni, tenta di suicidarsi nella sua cella del carcere di "Mammagialla". L'uomo viene salvato da alcuni agenti di Polizia penitenziaria e trasportato d'urgenza nell'ospedale di Belcolle con un'ambulanza del 118, dove è stato rianimato e intubato ed è tuttora ricoverato al reparto di rianimazione, in condizioni gravissime. Era stato arrestato nei giorni scorsi da una pattuglia della polizia che lo aveva sorpreso, di notte, fuori dalla propria abitazione, dove avrebbe dovuto essere agli arresti domiciliari. È stato così denunciato per evasione e riportato in carcere. Sono in corso indagini per accertare le ragioni che hanno indotto il giovane a tentare il suicidio.
Novara. Casa Circondariale, 2 aprile 2011: Mario Coldesina, 42 anni, muore in cella. Secondo i primi accertamenti medico legali il decesso è avvenuto per soffocamento. Il detenuto - era rinchiuso nel reparto "nuovi giunti", in una cella con altre due persone. Da quanto si è saputo, intorno alle 13 l'uomo ha sbucciato un kiwi e l'ha mangiato tutto intero. Subito dopo si è sentito male. Soccorso da personale del 118, intervenuto su richiesta dei responsabili del carcere, è morto poco dopo. Sul decesso interviene il Sappe, Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, che esprime preoccupazione per il sovraffollamento delle carceri dal momento che - sostiene il Sappe, l'organizzazione sindacale - la cosiddetta "legge svuota carceri" non ha deflazionato a sufficienza gli istituti di pena.
Bari. Casa Circondariale, 1 aprile 2011: Carlo Saturno, 22 anni, di Manduria (Ta), si impicca in cella. Ora è in condizioni disperate nella rianimazione del policlinico di Bari, dove è mantenuto in vita dalle macchine. L'elettroencefalogramma di ieri è risultato piatto, come quello del giorno precedente, per cui da un momento all'altro i sanitari potrebbero decidere di staccare la spina del respiratore. A trovarlo penzoloni sono state le guardie che lo hanno tirato giù quando respirava appena ed era in fin di vita. In suo aiuto è intervenuto il personale dell'infermeria e del 118.
(04 aprile 2011)
Da "La repubblica .it"
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